Nato per il sassofono

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Una formazione musicale d’eccellenza e grandi aspirazioni per il giovane sassofonista carpigiano Manuel Caliumi (26 anni) che ha fatto del sassofono la sua estensione e il suo grande amore, musicalmente parlando. Il suo rapporto con la musica è iniziato a 9 anni tra le mura dell’Istituto Superiore di Studi Musicali Vecchi-Tonelli e si è coronato qualche anno fa con la laurea in Sassofono Jazz al Conservatorio di Parma. “Dopo un iniziale debutto con la chitarra, a 11 anni iniziai ad appassionarmi al sax: il sassofono ha un suono viscerale che ti entra nel sangue. Un paio d’anni dopo tale scoperta, la mia idea di musica cambiò drasticamente grazie a un insegnante che mi fece ascoltare il mio primo brano di jazz: Yardbird Suite di Charlie Parker. Il giorno dopo, con i soldi della paghetta, corsi a comprarmi un paio di dischi perché volevo ascoltare altro di quel genere di cui mi ero innamorato sin dalla prima nota. Ho proseguito fino al Conservatorio frequentando altre scuole private come il Professional Music Institute di Reggio Emilia dove ho conosciuto alcuni docenti che mi hanno trasmesso tutta la loro passione e grazie ai quali sono cresciuto molto. Ho frequentato diversi seminari in giro per l’Italia e sono stato premiato con due borse di studio: una per frequentare una Masterclass al Columbia College di Chicago con il trombettista Dave Douglas, e un’altra per l’accesso alla finale del Premio Internazionale Massimo Urbani per solisti jazz. Ma nel corso del tempo ho iniziato ad appassionarmi e a sperimentare altri generi musicali. Ho la fortuna di far parte di diversi progetti con musicisti di cui ho enorme stima e con cui posso crescere continuamente abbracciando generi e stili musicali sempre in evoluzione. Con alcuni di questi ho vinto qualche concorso (Conad Jazz Contest grazie al quale abbiamo avuto l’occasione di suonare all’Umbria Jazz, Concorso Chicco Bettinardi e Concorso Stefano Cerri) e con altri abbiamo pubblicato o pubblicheremo un disco. Un altro ambiente che continuo a coltivare e che amo frequentare è quello delle big-band. Ho sempre avuto un debole per il suono delle orchestre swing degli Anni ‘30. Sono felice di aver fatto esperienze del genere al fianco di grandi musicisti, oggi quella con cui sto girando di più è l’Orchestra Nazionale Jazz di cui faccio parte da tre anni e con cui abbiamo fatto tre tourneé italiane e una a Tel Aviv”.

Adesso cosa ti piace suonare? Componi?

“Il sassofono ha la fortuna di avere un timbro veramente versatile e capace di accostarsi a una vastissima gamma di tinte musicali. Proprio per questo mi è capitato di suonare in contesti molto diversi l’uno dall’altro: jazz, classica, funk, pop, soul… Penso sia interessante anche cambiare, si può imparare molto avendo a che fare con contesti sempre differenti e questo ti obbliga a tenere le orecchie ben aperte. Di certo il mondo musicale che mi rappresenta di più è quello del jazz, perché ha una fortissima componente di improvvisazione. Sto componendo per alcuni progetti di musica inedita di cui faccio parte, la scrittura è una di quelle cose che mi piacerebbe approfondire nei prossimi anni e dedicarci più tempo possibile”.

Con chi ti esibisci e dove ti potremo sentire prossimamente?

“Ho diverse formazioni con cui sto lavorando, dal trio al quintetto principalmente, situazioni dove spesso i componenti vengono da altre parti d’Italia e questo comporta spostamenti per trovarsi. Generalmente l’estate è il periodo in cui tendo a suonare di più: la bella stagione porta con sé diverse iniziative, festival, palchi all’aperto, rassegne che sono più rare durante la stagione invernale”.

Sogni e progetti per il futuro in ambito artistico?

“Mi piacerebbe, in un futuro non troppo lontano, dar vita a un progetto a mio nome e registrare un disco interamente concepito da me. Ho già qualche idea e spero di riuscire a concretizzare tutto il prima possibile compatibilmente coi vari impegni di studio, insegnamento e musica. Attraverso la musica ho avuto l’opportunità di vivere esperienze indimenticabili, di conoscere persone che, probabilmente, non avrei mai conosciuto e vedere posti che forse non avrei mai avuto la fortuna di visitare. Spero davvero che tutto ciò abbia un seguito e uno sviluppo anche in futuro”.

Chiara Sorrentino