Quale immagine, meglio del labirinto, può evocare la complessità dei processi storici di cambiamento in corso? Orientarsi nei nuovi scenari globali, nei delicati e precari equilibri della natura, dell’ambiente e delle comunità umane, ci pone di fronte a importanti interrogativi morali, su cui fondare scelte decisive verso il futuro. Nasce da questo presupposto la raccolta fotografica Labirinto con vista (La Valle del Tempo editore) di Giampiero Monetti, professore di Lettere di scuola media (in passato ha partecipato ad un progetto di ricerca e di documentazione fotografica presso il Centro Studi G. Dorso di Avellino), e le riflessioni che l’accompagnano che pongono l’attenzione proprio sui “passaggi di tempo”. L’esame di questioni tempestive, in merito alla percezione e alla sperimentazione del conoscere, tocca argomenti oggetto di studio del diritto e di tentativi di regolamentazione: la rivoluzione digitale e della rete internet, i nuovi sistemi di telecomunicazione, le applicazioni dell’intelligenza artificiale, le misure di cyber sicurezza, l’interconnessione dei social network, le banche dati e la tutela della riservatezza, le fonti di informazione, il loro flusso continuo, le frontiere della ricerca scientifica e delle nuove tecnologie; e non può trascurare casi ed esempi dal passato.
Tutto questo viene fatto con scatti di vedute di luoghi simbolo di Carpi, Modena e dintorni, e della pianura emiliana, che non seguono un ordine cronologico e spaziale lineare ma piuttosto labirintico.
In copertina si scorge un dettaglio di una colonna del Teatro Comunale di Carpi.
La scelta delle immagini consiste in una serie di ‘visioni inattuali’, scatti che precedono il periodo della pandemia e che si spingono fino ai primi anni del Duemila. Sono fotogrammi tratti da due fondi di pellicole (negativo – colore) donati dall’autore alle Raccolte fotografiche Panini di Modena e all’Archivio fotografico della Biblioteca Gambalunga di Rimini.
Chiara Sorrentino