Sono 1.600 gli appartamenti sfitti ma a Carpi c’è fame di case

L’obiettivo dichiarato del nuovo accordo territoriale per i contratti di locazione a canone concordato è quello di compiere un cambio di passo, facendo emergere il nero, ampliando l’offerta presente sul mercato e offrendo un contratto conveniente per inquilini e proprietari. Un posto di rilievo nell’accordo è quello occupato dal capitolo stanze, non più bugigattoli, sottotetti o sottoscala, bensì camere arredate, fruibili e dignitose, con bagno esclusivo o in comune da mettere a disposizione di lavoratori e studenti. Basterà questo accordo a convincere i proprietari, timorosi di imbattersi in inquilini morosi, a rimettere sul mercato gli immobili sfitti?

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Sono circa 1.600 gli appartamenti sfitti ma a Carpi c’è fame di case. Un apparente paradosso riconducile al timore di tanti proprietari di imbattersi in inquilini morosi e di doversi quindi imbarcare nelle complesse procedure legate allo sfratto. “L’emergenza abitativa però – spiega Maria Femminella, presidente provinciale di Confabitare – è sempre più evidente. Non ci sono case per tutti coloro che le richiedono”. A fronte di una domanda che supera ampiamente l’offerta presente sul mercato e del generale impoverimento delle famiglie, le associazioni degli inquilini e quelle dei proprietari si sono sedute a un tavolo di confronto e hanno sottoscritto un nuovo accordo territoriale per i contratti di locazione a canone concordato per i comuni dell’Unione delle Terre d’Argine e che entreranno in vigore il 16 ottobre. 

Dopo la pandemia e il vertiginoso aumento del carovita causato da un’inflazione galoppante il tema della casa è diventato sempre più scottante e, spiega l’assessore alle Politiche Sociali del Comune di Carpi, Tamara Calzolari, “il rinnovo degli accordi, gli ultimi erano stati siglati nel 2016, consente di fotografare l’oggi in modo puntuale per rispondere a bisogni nuovi rispetto al passato, a partire dalla crescente richiesta di stanze da parte di lavoratori in trasferta e, d’ora in poi, di studenti universitari”.

“Attraverso questo accordo – prosegue Femminella – auspichiamo di ampliare il portafoglio di immobili da rimettere sul mercato dell’affitto e di vincere la diffidenza di certi proprietari usando sostanzialmente due leve: il beneficio fiscale (ndr – Imu agevolata e accesso alla cedolare secca) e maggiori garanzie contrattuali che di fatto limitano litigiosità e contenziosi”. 

Tra le novità più significative, aggiunge Francesco Lamandini, presidente provinciale di ASPPI – Associazione Sindacale Piccoli Proprietari Immobiliari, “vi sono l’introduzione di due nuove tipologie dimensionali, ovvero case di 121-150 mq e di oltre 150, così come l’aggiunta di due nuovi parametri a favore della disabilità motoria (ascensore e bagno accessibili). Inserita poi anche una premialità o, al contrario, una penalizzazione, in base al rispetto dei parametri, tra cui l’efficientamento energetico. Nel 2016 le differenze tra i canoni concordati nei quattro comuni delle Terre d’Argine erano minime mentre oggi sono state aggiornate: e se i prezzi a Carpi si avvicinano a quelli di Modena, a Novi, che sta facendo i conti con un grave calo demografico legato al sisma, si registra una parziale diminuzione”.

L’obiettivo dichiarato è quello di compiere un cambio di passo, facendo emergere “il nero e offrendo un contratto soddisfacente per tutti, inquilini e proprietari”, commenta il presidente provinciale di FIAIP – Federazione Italiana agenti immobiliari, Alberto Bignardi. 

Un posto di rilievo nell’accordo è quello occupato dal capitolo stanze, “non più bugigattoli, sottotetti o sottoscala, bensì camere arredate, fruibili e dignitose, con bagno esclusivo o in comune”, sottolinea Marcello Beccati, segretario territoriale di SUNIA – Sindacato Unitario Nazionale Inquilini ed Assegnatari. 

“Stanze con bagno che, ad affitto calmierato in centro a Carpi – continua Bignardi – diventano disponibili a 370 euro. Prezzi sostenibili che possono spingere studenti e lavoratori a spostarsi da Modena, dove una stanza costa fino a 600 euro, verso le zone limitrofe”.

Una cosa è certa, ribadisce Eugenia Cella, segretario territoriale di SICET – Sindacato Inquilini Casa e Territorio, “a Carpi c’è fame di case perchè i prezzi non sono più sostenibili per i redditi delle famiglie. I pignoramenti sono aumentati, la gente perde la propria abitazione dopo aver pagato le rate del mutuo per dieci anni”.

La casa, le fa eco Beccati, “è considerata un diritto costituzionale ma in realtà è un peso gravoso che erode pesantemente redditi che non aumentano. Un costo a cui si aggiungono quelli legati alla gestione dell’immobile, spesso fuori dalla portata delle famiglie. La voce casa sta letteralmente facendo impoverire un crescente numero di persone”.

Basterà questo accordo a convincere i proprietari a rimettere sul mercato gli immobili sfitti? La domanda è lecita poichè, se il Comune di Carpi, spiega l’assessore al Bilancio, Mariella Lugli, “applica sui locali sfitti, siano essi a uso abitativo o commerciale, l’aliquota Imu massima consentita, premiando con fiscalità agevolate chi rimette a disposizione tali immobili”, al contempo, conclude Beccati, “per questo Governo l’emergenza abitativa non è affar suo e fino a quando lo Stato non prevederà aggravi per lo sfitto, ben poco può essere fatto”.

Jessica Bianchi