L’era digitale è un’opportunità o una minaccia per le biblioteche?

Se da un lato per alcuni appare pressoché impossibile immaginare un mondo senza biblioteche è lecito domandarsi come tali istituzioni possano sopravvivere in una realtà in cui è possibile accedere a milioni di libri, giornali, documenti e materiale audiovisivo direttamente dagli schermi dei nostri smartphone, restando comodamente seduti sul divano di casa. Le conseguenze di questo “cambio di passo” sono già evidenti, basti osservare i numeri della Biblioteca Loria di Carpi nel corso degli ultimi anni.

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Per secoli sono state le custodi indiscusse della cultura. Deputate alla conservazione e alla fruizione del patrimonio documentale, le biblioteche si trovano oggi ad affrontare la più ardua delle sfide, ovvero quella di riuscire a cambiare pelle alla luce di una trasformazione digitale senza precedenti. Se da un lato infatti per alcuni appare pressoché impossibile immaginare un mondo senza biblioteche è lecito domandarsi come tali istituzioni possano sopravvivere in una realtà in cui è possibile accedere a milioni di libri, giornali, documenti e materiale audiovisivo direttamente dagli schermi dei nostri smartphone, restando comodamente  seduti sul divano di casa. Le conseguenze di questo “cambio di passo” sono già evidenti, basti osservare i numeri della Biblioteca Loria di Carpi nel corso degli ultimi anni.

Nel 2018 la Loria contava su 9.444 utenti attivi (ovvero persone che hanno effettuato almeno un prestito nell’anno), scesi a 8.969 nel 2019 e ulteriormente calati a 6.777 nel 2022. Gli accessi si sono dimezzati passando dai 388.081 del 2018 ai 378.025 del 2019, ai 199.480 del 2022 su una media di aperture di circa 300 giorni l’anno. Se i prestiti di libri invece restano sostanzialmente stabili (erano 104.545 nel 2018, 106.055 nel 2019 e 86.759 nel 2022) quelli relativi ai materiali multimediali (audio e video) crollano, passando da 54.498 nel 2018 a 49.348 nel 2019, a 22.275 nel 2022. 

Il web è di fatto la più grande biblioteca esistente e dunque quelle fisiche per non essere scalzate e diventare progressivamente dei contenitori vuoti devono compiere un vero e proprio salto evolutivo, individuando soluzioni creative, modulari e sostenibili. 

Le biblioteche non sono semplicemente luoghi e cose, ma soprattutto servizi: e se prestito, consultazione e fornitura di documenti possono essere erogati totalmente in Rete, la mutazione di questi centri culturali deve essere ancor più profonda. Le biblioteche devono diventare luoghi di produzione di nuova conoscenza dove gli utenti non sono meri consumatori ma membri attivi che creano contenuti. Piazze virtuali, in cui viene facilitato l’incontro tra autori e lettori, ma anche tra lettori che vivono in aree differenti e possono mettere a disposizione contenuti personali, scambiandosi idee e lanciando al contempo delle proposte. Una cultura partecipativa e allargata che vada oltre i limiti di quella tradizionale cartacea basata sul concetto di copyright oggi decisamente desueto. Ben vengano i gruppi di lettura, gli incontri con gli autori, la vendita di libri usati… ma occorre fare i conti con la realtà: le persone trascorrono molto tempo on line ed è lì che fanno acquisti, giocano, leggono, si informano, socializzano. Che piaccia o no è una realtà e farci i conti è il primo passo per potersi attrezzare, reinventandosi e adattandosi al cambiamento. Conditio sine qua non per non essere spazzati via nell’era digitale.

Jessica Bianchi