Ginnastica Ritmica, “il corpo è importante ma la testa di più”

Una bufera si è abbattuta sul mondo della Ginnastica Ritmica. Una ferita che “fa male al cuore e che rischia di demonizzare in modo del tutto improprio questa disciplina sportiva”. A parlare è Federica Gariboldi, ex farfalla e oggi direttrice tecnica della sezione di Ginnastica Ritmica dell’associazione sportiva Club Giardino, militante in Serie A. “Ogni condotta abusante - prosegue - dev’essere condannata con forza, non l’agonismo in sé. Il mondo della ginnastica ritmica ad alti livelli, come ogni altro sport, è fatto di duro lavoro, sacrificio, rigore e rigidità, ma sempre nei limiti del rispetto della persona. Il peso non è un pre requisito essenziale per avvicinarsi a questa disciplina. La fisicità delle ginnaste si costruisce col tempo, con fatica, in palestra. Giorno dopo giorno”.

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Federica Gariboldi insieme ad Annalisa Zanetti e alla ginnasta Iris Granchetto

Una bufera si è abbattuta sul mondo della Ginnastica Ritmica. Una ferita che “fa male al cuore e che rischia di demonizzare in modo del tutto improprio questa disciplina sportiva”. A parlare è Federica Gariboldi, ex farfalla (ha vestito la maglia azzurra agli Europei di Stoccarda, ai Mondiali di Bruxelles del 1992, ai Mondiali di Alicante del 1993 e di Parigi del 1994) e oggi direttrice tecnica della sezione di Ginnastica Ritmica dell’associazione sportiva Club Giardino di Carpi, militante in Serie A. “Ogni condotta abusante – prosegue – dev’essere condannata con forza, non l’agonismo in sé. Il mondo della ginnastica ritmica ad alti livelli, come ogni altro sport, è fatto di duro lavoro, sacrificio, rigore e rigidità, ma sempre nei limiti del rispetto della persona. Il peso non è un pre requisito essenziale per avvicinarsi a questa disciplina. La fisicità delle ginnaste si costruisce col tempo, con fatica, in palestra. Giorno dopo giorno”.

Tutte le bambine possono avvicinarsi alla Ritmica?

“Sì, senza alcuna preclusione. La Ritmica è l’ideale per tutte quelle bimbe che a 3, 4 anni hanno voglia di divertirsi in gruppo, facendo movimento. L’approccio è giocoso, all’insegna della psicomotricità: le piccole iniziano a imparare la coordinazione motoria, giocando con i vari attrezzi della disciplina. Anche per le ragazzine più grandi che vogliano cimentarsi non vi sono limitazioni dal momento che è la stessa Federazione a mettere a disposizione programmi, compresi quelli di gara (Silver), differenziati a seconda del livello. Ciascuna può trovare spazio e mettersi in gioco”.

Mai vista una ginnasta “in carne”. E’ un problema di prestazione o di estetica? Quanto è importante la linea a livello agonistico?

“La Ritmica è uno sport molto complesso che richiede un lunghissimo lavoro per ottenere una grande mobilità articolare abbinata alla gestione dell’attrezzo. I canoni di fisicità sono cambiati rispetto al passato e anche la Ritmica si è evoluta in tal senso: il modello di magrezza insalubre delle ginnaste dei paesi dell’Est che veniva preso ad esempio non esiste più. La linea giusta è quella che ti consente di trascorrere tante ore in palestra senza rischiare infortuni e per conferire la giusta leggiadria, eleganza, agilità e velocità al movimento. Nella ritmica ogni segmento del corpo va costruito ai fini della performance: le bimbe imparano sin da piccole cosa siano il rigore e il sacrificio. Non dimentichiamo poi che ogni anno le ragazze devono sottoporsi a una minuziosa visita per ottenere l’idoneità agonistica sportiva e che, in caso di problemi, non viene rinnovata. Nel corso del tempo ho assistito al mancato rinnovo di alcune ragazzine perché ritenute troppo magre. Da tecnico se c’è qualcosa che non va in una ginnasta lo noti immediatamente e, qualora si assista, ad esempio, a un indebolimento muscolare causato da un calo di peso sospetto, si allerta immediatamente la famiglia a cui spetta il compito di educare le proprie figlie anche a tavola. Le atlete, a volte, nel passaggio da bambine ad adolescenti, a giovani donne, faticano ad accettare i cambiamenti dei loro corpi. Delle loro forme. Ma i canoni a cui alcune vorrebbero aderire non sono quelli imposti dallo sport bensì dalla società, dai social media, dalle influencer… quello dei disturbi del comportamento alimentare è un tema complesso e in quanto tale non dovrebbe essere sbattuto sui giornali bensì trattato nelle sedi deputate con la delicatezza e la competenza che merita”.

Un tema quello del controllo ossessivo del peso nello sport che emerge a intervalli più o meno regolari anche tra le danzatrici professioniste. Per non parlare dei fantini o dei lottatori per i quali il peso è un requisito essenziale. Lei prima di essere una coach è stata una ginnasta. Il problema è sempre esistito?

“Ai miei tempi si sottostava a ogni richiesta, per quanto stringente fosse, senza battere ciglio e di certo non ci abbuffavamo e non c’era spazio per alcun eccesso… Ora le cose sono diverse. Per quanto i parametri si stiano lentamente modificando, abbandonando via via quella spasmodica ricerca di magrezza dei decenni passati, tuttavia è innegabile che la prestazione, il gesto sportivo siano condizionati dalla leggerezza del corpo. Come avviene in altri mille sport. A Desio, in accademia, c’è una nutrizionista ma le atlete si autogestiscono. Hanno piena libertà. Se qualcuna si rilassa e si lascia un po’ andare sa che dovrà tornare a regime perché ha ben chiaro in mente il motivo per cui è lì. Sa che un corpo appesantito nel lungo periodo può essere deleterio per la salute della colonna vertebrale, dei tendini, dei muscoli, delle articolazioni…

Ogni sacrificio viene compiuto per ottenere il massimo dei risultati. Ogni ginnasta che entra in accademia è stata scelta esattamente per ciò che è e sa fare. Per la sua fisicità e per le sue capacità. Lì non deve far altro che mantenere quanto ha costruito nel tempo e continuare a lavorare, tirando fuori il carattere. La volontà. Il corpo è importante ma la testa di più. Se non sei in grado di gestire la pressione psicologica allora non sei tagliata per cimentarti in uno sport ad altissimo livello. Diverse mie ginnaste sono state convocate nel corso degli anni presso l’Accademia e non ho mai avuto notizia di maltrattamenti o vessazioni. Certo, ogni disciplina implica una buona dose di sacrificio. Si devono fare delle scelte e delle rinunce: quando questo peso ti schiaccia e ti fa sentire fragile, allora, molto probabilmente, è il caso di prendere distanza e andarsene. L’equilibrio mentale è un elemento imprescindibile”.

Quanto è importante per un atleta agonista l’alimentazione? E fin dove ci si può spingere senza incorrere in problemi di salute fisici o psicologici?

“Alimentarsi in modo sano è fondamentale per restare in salute. Un atleta deve mangiare in modo corretto ed equilibrato assumendo quotidianamente tutti i nutrienti. Un principio che vale per tutti”.

L’Accademia di Desio è stata commissariata come pensa succederà ora?

“E’ stata nominata una psicologa esterna per esaminare le ragazze e captare eventuali malesseri. Io sono davvero dispiaciuta e infastidita per la demonizzazione mediatica a cui stiamo assistendo soprattutto ora che la nazionale italiana ha conquistato il suo primo titolo iridato individuale. Perché farlo a un anno e mezzo dalle Olimpiadi di Parigi, dove l’Italia è una delle favorite? Chi si avvantaggerà di una nazionale italiana così indebolita? Presunti, ovvero ancora da provare e documentare, insulti e vessazioni, anoressia, pensieri suicidi… ombre pesantissime che hanno ricoperto l’intero movimento, trasformando la ginnastica ritmica, nel suo insieme, senza alcuna distinzione, in una fucina di sofferenza. Credo sia giusto rimettere in discussione eventuali comportamenti eccessivi simili a quelli di un tempo ma sono gli organi competenti a doverlo fare, non i media”. 

Jessica Bianchi