Da un incontro a due a un’occasione per conoscere l’Altro

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In un certo senso il matrimonio è, o dovrebbe essere, un incontro con l’Altro da sé: se nel narcisismo ci si specchia in se stessi, ogni storia d’amore che funziona rappresenta invece un viaggio alla scoperta di un essere differente, non la ricerca di un sosia o di una persona in cui annullarsi o fondersi, ma di un’alterità da amare proprio in quanto differente. Diversità non soltanto fisica, ma anche di indole, visioni del mondo, storia, aspirazioni, paure, punti di forza e debolezze. Questo incontro a due, Stefano e Chiara, che il 7 settembre convoleranno a nozze, hanno deciso di allargarlo, trasformandolo in una vera e propria occasione di incontro con l’Altro, il diverso per antonomasia, lo straniero. Ed è per questo che, due giorni prima della cerimonia, i due giovani innamorati – trentacinquenne carpigiano lui, ventinovenne modenese lei, entrambi educatori – hanno deciso di organizzare, presso la Parrocchia di Quartirolo, Sicilia confine d’Europa, un incontro pubblico, aperto a chiunque voglia partecipare, per conoscere le storie dei migranti che sbarcano in Sicilia dopo un viaggio terribile, via terra o mare. A narrarne le storie, i responsabili di Borderline Sicilia, associazione che si occupa del monitoraggio del sistema di accoglienza. “Abbiamo conosciuto questa realtà attraverso un’amica – spiega Stefano – e pensando entrambi che il nostro matrimonio non debba essere soltanto un momento di festa per noi e i nostri amici, bensì di apertura al mondo, abbiamo voluto portare in questo evento un tema che ci coinvolge entrambi”. Stefano e Chiara provengono da percorsi differenti, che nella passione di aiutare gli altri ha trovato un punto di convergenza: lui credente con un percorso da scout alle spalle, lei impegnata in movimenti politici, posato e riflessivo lui, determinata e battagliera lei: “siamo come il diavolo e l’acqua santa – continua Stefano – e siamo partiti da concetti di vita molto diversi, per poi trovare una sintesi. Se nel cristianesimo uno degli aspetti fondamentali è quello della carità, posso affermare che io imparo ogni giorno da lei cosa voglia dire, concretamente, fare del bene alla gente. Visto che l’impegno di questa associazione aveva incuriosito entrambi, siamo andarti a conoscerne le attività con i nostri occhi, di persona. Così siamo partiti per Palermo e abbiamo constatato l’importanza del lavoro dei volontari di Sicilia confine d’Europa, oltre al fatto che si tratta di una Onlus davvero indipendente, che si finanzia soltanto con le offerte ricevute, salvaguardando così al massimo la propria indipendenza, d’azione e di giudizio. Per questo, alla fine, abbiamo deciso che avremmo voluto inaugurare la nostra vita insieme con questa esperienza di apertura, solidarietà e impegno”. Stefano e Chiara, molto riservati sull’argomento, non si limiteranno a condividere con quanti vorranno le storie dei migranti e dei volontari, ma devolveranno all’associazione buona parte dei regali del loro matrimonio. Un modo di vivere la fede che entrambi, sebbene in modi differenti, nutrono nell’uomo. D’altronde, nel Vangelo di Matteo, è scritto: Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi.

Marcello Marchesini