Tempo di pensione per il dottor Consarino: “aver lavorato con le donne e per le donne è stato un privilegio assoluto”

Dal nuovo ospedale alla carenza di medici, passando per l’insostenibilità del sistema sanitario sul medio e lungo periodo. Di questo e molto altro abbiamo conversato insieme al dottor Ruggero Alberto Consarino, stimato ginecologo da quasi quarant’anni. L’esasperata rincorsa alle tecnologie o ai farmaci nel folle desiderio di curare qualsiasi malessere, senza aver investito sulla prevenzione, è insostenibile. Per abbassare la spesa sanitaria occorre tornare al necessario, evitando il superfluo, recuperando un rapporto sano con la medicina e il farmaco. L’idea dell’assoluta integrità fisica è malsana, la malattia fa parte del nostro destino e occorre fare i conti anche con tale consapevolezza, senza inutili e dannosi accanimenti”.

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Ruggero Alberto Consarino

La pensione per lui è scattata il 1° marzo ma il dottor Ruggero Alberto Consarino non ha ancora appeso il camice al chiodo. Stimato ginecologo da quasi quarant’anni, il dottor Consarino ha visitato generazioni di donne, maturando la maggior parte della propria esperienza professionale tra le mura del Consultorio di Carpi. La sua collaborazione con l’Ausl di Modena però non è ancora terminata e, seppure a regime ridotto, il medico sarà presente nella struttura di via Don Luigi Sturzo fino a quando non verrà trovata una figura in grado di sostituirlo. “Un’occasione – spiega – per  avvicinarmi al distacco definitivo dalla professione con garbo ed eleganza”.

Una vita professionale, quella che il dottor Consarino ha scelto con appassionata determinazione, svoltasi interamente nell’ambito del servizio sanitario pubblico: “ho sempre avuto un’idea romantica di come fare il medico – spiega – cercando di trasformare in relazione di cura condizioni di disagio e di dolore. Col tempo ho appreso l’importanza di non essere mai rigido, di pormi delle domande, di guardare alla sofferenza delle pazienti, alle loro storie, alle loro esperienze. Dubbio e incertezza mi hanno sempre accompagnato. Nel servizio pubblico vi è una maggiore parità: di fronte a te hai un paziente con cui metterti in ascolto, non una malattia. Il privato ha un vizio di forma intrinseco, poiché i quattrini modificano in modo palese la relazione anche se sono oltremodo consapevole di quanto sia a rischio la tenuta del Servizio sanitario nazionale”.

La ginecologia, prosegue il dottor Consarino, “è straordinaria. E’ la Medicina del principio, il terreno del concepimento, della gestazione, della nascita… e come ogni archetipo dell’inizio interessa tutto l’arco della vita di una donna. Apre e chiude il cerchio. E io ho vissuto un privilegio assoluto e una enorme opportunità di crescita nel poter esercitare questa professione”.

Il Consultorio nel corso degli anni ha mutato fisionomia, “gli indirizzi sono cambiati e, potendo contare su organici ridotti, l’offerta non è più quella d’un tempo. Si respira un discreto malcontento – ammette Ruggero Consarino – soprattutto tra le tante donne che nel tempo avevamo fidelizzato ma l’azienda Usl punta soprattutto sullo screening al collo dell’utero, sulla gravidanza e la contraccezione e questo va in parte a discapito delle visite periodiche che fanno comunque parte della cultura della prevenzione e della diagnosi precoce. I carichi di lavoro sono nettamente aumentati ma nella nostra equipe cerchiamo di essere solidali e resilienti”.

Il trasferimento del Consultorio, che da anni è alle prese con spazi fatiscenti, nella nuova Casa della Comunità dovrebbe avvenire all’inizio del prossimo anno ma il vero nervo scoperto resta quello dei “professionisti. E’ stato da poco pubblicato un bando per reclutare un medico da destinare ai Consultori dell’Area nord a cui vengono però richieste abilità elementari: in realtà occorrerebbe qualcuno già dotato di esperienza, se solo ci fosse, capace di padroneggiare le tecnologie e dalle abilità accertate per garantire prestazioni di medio/alto livello e riuscire così a rispondere a richieste dell’utenza a dir poco pressanti e ambiziose. Ma politiche ottuse l’hanno impedito”.

La sanità sta vivendo un momento a dir poco complesso: costretta a barcamenarsi tra minori risorse e una grave carenza di professionisti, fatica a rispondere a un accresciuto e generalizzato bisogno di salute. A rischio vi è la sua stessa tenuta: “io non credo che a queste condizioni il sistema possa reggere a lungo. E’ impossibile continuare a sostenere una spesa sanitaria tanto onerosa ma il vero problema sta nel come è concepita l’assistenza: vi è un eccesso di medicina dannoso non solo per le finanze dello Stato ma anche per ciascuno di noi. L’esasperata rincorsa alle tecnologie o ai farmaci nel folle desiderio di curare qualsiasi malessere, senza aver investito sulla prevenzione, è insostenibile. Per abbassare la spesa sanitaria occorre tornare al necessario, evitando il superfluo, recuperando un rapporto sano con la medicina e il farmaco. Less is more. L’idea dell’assoluta integrità fisica è malsana, la malattia fa parte del nostro destino e occorre fare i conti anche con tale consapevolezza, senza inutili e dannosi accanimenti”.

Sull’operazione del nuovo ospedale, il dottor Ruggero Consarino è scettico: “ho creduto e sostenuto l’idea di ristrutturare per moduli l’attuale Ramazzini. Una scelta che, nonostante alcuni disagi, avrebbe evitato un ulteriore consumo di suolo e una più veloce esecuzione. Mi domando anche cosa ne sarà dell’area dove oggi insiste l’ospedale: quale sarà il suo destino? Perchè non se ne discute ancora? Oltre alla collocazione decentrata sono poi scettico sul progetto stesso: tra qualche anno, quando verrà realizzata, la nuova struttura, concepita ora, sarà già obsoleta. Per non parlare poi dell’annunciata partecipazione privata tra coloro che finanzieranno l’opera… sono numerosi i nodi da chiarire”.

Nonostante le ombre però, il dottor Consarino continua a lavorare con la passione di sempre, in attesa di accomiatarsi del tutto dalla professione e dedicarsi ai suoi numerosi interessi, “dallo studio alla lettura, alle pedalate all’aria aperta, apprestandomi a percorrere l’ultima parte della mia vita con dignità e senza paura di morire”.

Jessica Bianchi