Il coronavirus sopravvive sulle superfici inanimate: “siamo al delirio”, chiarisce la dottoressa Mussini

“E’ buffo che l’Italia, paese non particolarmente affezionato alla ricerca scientifica, creda all’unico dato non suffragato da evidenze”, commenta la dottoressa Cristina Mussini, direttore della Struttura Complessa di Malattie Infettive del Policlinico di Modena.

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Ha destato una certa preoccupazione la notizia di un team di ricerca tedesco, guidato da scienziati dell’Università di Medicina di Greifswald, secondo cui i coronavirus potrebbero sopravvivere a temperatura ambiente a contatto con superfici di vetro, metallo e plastica fino a nove giorni. A rassicurare gli animi è la dottoressa Cristina Mussini, direttore della Struttura Complessa di Malattie Infettive del Policlinico di Modena: “ormai siamo al delirio. E’ buffo che l’Italia, paese non particolarmente affezionato alla ricerca scientifica, creda all’unico dato nemmeno suffragato da evidenze. Ieri sera ho parlato con Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dello Spallanzani, istituto nazionale per le malattie infettive il quale mi ha riferito come l’Oms stia facendo pressioni su questo medico tedesco affinché non crei allarmismo in un momento in cui vi è già una psicosi ingiustificata, dal momento che non vi sono prove in vivo di tale trasmissione. Ricordo anche che si sta mettendo in discussione l’ipotesi iniziale secondo cui i soggetti asintomatici potessero essere fonte di contagio poiché in realtà è stato accertato che la malattia si sviluppa solo dopo aver avuto un contatto diretto con un soggetto sintomatico”.
La dottoressa Mussini ribadisce poi come nel nostro Paese “non vi sia motivo per essere preoccupati. Per carità – ammette – se fossi a Wuhan o sulla nave da crociera ferma nella baia di Yokohama, in Giappone, dove tutti i giorni sette o otto persone vengono contagiate, in stile Dieci piccoli indiani, sarei preoccupata, ma in Italia non ce n’è motivo”.
Adottare semplici precauzioni è comunque consigliabile a partire dal lavarsi accuratamente le mani: “se dopo aver tossito o starnutito, non ti lavi le mani e tocchi delle superfici inanimate il virus lì sopravvive ma nessuno di noi pensa di aver contratto l’influenza da un tavolo o da una sedia, piuttosto dall’amico che, seppur in presenza di sintomi dell’influenza, anziché starsene a casa è venuto a una cena e ha infettato tutti. Lavarsi le mani – o ricorrere al gel alcolico – è importante in presenza di virus circolante, situazione che, per quanto riguarda il coronavirus, allo stato attuale non vale per l’Italia. Non vi sono infatti casi autoctoni di malati: in tutto il mondo i malati vengono dalla Cina. Anche i tre casi all’interno dello Spallanzani, struttura deputata a seguire questi pazienti, dove erano stati ricoverati anche i due casi di ebola degli anni scorsi, sono persone che venivano da quel Paese. Ecco perché eseguire lo screening in ingresso su chi proviene dalla Cina, operazione peraltro eseguita in modo esemplare dall’Italia e non solo è l’unica misura utile che uno Stato possa adottare”.
Insomma chiarisce la dottoressa Mussini “se ci arriva un pacco dalla Cina non c’è pericolo, così come possiamo tranquillamente mangiare nei ristoranti cinesi e parlare con persone di tale etnia”.