Il potere del sorriso

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Il carpigiano Matteo Fantini è tornato in Albania per donare un sorriso ai bambini poveri della missione di Gramsh. “Sono stato con loro e li ho intrattenuti con la baby dance, giochi con la palla e la corda, abbiamo giocato a scalpo e loro si sono divertiti. C’è povertà anche a Carpi, ma là la miseria è più grande e sono ancora più poveri: vivono con niente, per strada, e non hanno tutte quelle cose che abbiamo noi, molte volte si ritrovano senza cibo e senza acqua. Le suore ogni giorno cercano di risolvere tra mille difficoltà situazioni umane complicate senza lasciarsi abbattere. Mi porto nel cuore – racconta il trentunenne carpigiano – i loro volti e le loro mani che mi stringevano. Ho incontrato occhi pieni di tristezza ma anche di speranza”.
Matteo non si è risparmiato e ha fatto di tutto per quei bambini prodigandosi come gli altri suoi compagni di viaggio, in tutto una decina, della Parrocchia di Quartirolo, accompagnati da don Fabio Barbieri. Sono rimasti in Albania dal 20 al 30 agosto presso la missione gestita dalle suore a Gramsh.
“Non pensavo che l’Albania mi avrebbe sorpreso, considerando che questo è il mio secondo viaggio, ma è stato un vero dono per la mia vita, la mia fede e la mia speranza aver ritrovato, per la seconda volta, tutti gli animatori dello scorso anno, tra cui Ornella” dice Matteo. Altro che vacanze per lui che certo non teme la fatica! “I ritmi erano molto serrati e il lavoro pesante ma io sono abituato ad alzarmi presto al mattino e a lavorare molto, e anche sodo, perché a me piace più lavorare che mangiare. Io sono un lavoratore a cui piace sempre fare qualcosa: mi rendo sempre utile in qualsiasi modo. Per le persone anziane questi ritmi possono essere faticosi mentre i giovani come me che ho trentuno anni sono più abituati”.
Volontario del Centro missionario diocesano e dell’associazione Unitalsi, Matteo è stato a Lourdes, a Fatima, in Tanzania come volontario per aiutare i malati e i bisognosi. “Non ho paura dell’aereo e mi piace viaggiare con tutte le compagnie aeree. Sono stato anche a Londra e a Praga con la scuola: in Cecoslovacchia ho visitato il campo di concentramento di Terezin e ho recitato a memoria una poesia di Primo Levi perché davanti a me ci possono essere anche mille persone ma io non ho paura di nessuno. Quasi di nessuno”.
Matteo lavora per mezza giornata ma tutte le sue energie sono concentrate sul percorso per diventare animatore professionale e, dopo anni di teoria e pratica col Circo Strass, ora ha intrapreso un cammino individuale molto impegnativo che si potrebbe tradurre in un progetto di autonomia. “Io ho iniziato a svolgere questa attività parecchi anni fa e oggi la figura dell’educatore di circo sociale è la mia vocazione. Vorrei che diventasse un lavoro retribuito”.
Sara Gelli