Il lato oscuro del sistema bancario

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“Molti cittadini sono convinti di avere dei risparmi in banca e invece, se andassero a verificare con attenzione, si accorgerebbero che non è così, che ne hanno molti meno o addirittura nessuno. In questi otto anni di crisi si è volatilizzata un’enorme quantità di denaro, spesso all’insaputa dei correntisti stessi. Ma non è finita qui: il sistema bancario non è solido per nulla e, anzi, nei prossimi mesi si rischia il default di istituti di credito molto importanti. Il Governo continua a rassicurare, perché il rischio di un’ondata di panico che generi una reazione a catena è molto alto, ma la realtà non cambia”. Non ha addolcito la pillola, Vincenzo Imperatore, ex manager bancario, quando, lunedì scorso, è stato ospite a Carpi della rassegna Ne vale la pena per presentare Io so e ho le prove. Il suo ultimo libro, giunto dopo il bestseller Io vi accuso, fornisce un altro tassello all’indagine sul lato oscuro del sistema bancario. Dialogando col giornalista Pierluigi Senatore, Imperatore ha tracciato un quadro a tinte fosche: “si stima che le banche abbiano una sofferenza – cioè crediti prestati e difficilmente recuperabili – pari a 200 miliardi di euro, ma in realtà la cifra potrebbe essere addirittura il doppio. Se a questo dato si aggiungono gli altissimi costi di gestione di sedi e dipendenti e il fatto che molti istituti faticano a fare utili, diventa chiaro come il pericolo sia alto e i mercati finanziari lo sanno bene: aldilà delle rassicurazioni, infatti, da inizio anno il sistema ha perso il 50% del suo valore”. L’origine di tale drammatica situazione va rintracciata, secondo Imperatore, nella privatizzazione dei grandi istituti di credito operata dal Governo dell’allora primo ministro Giuliano Amato, a metà degli Anni ’90: “le banche divennero da allora istituti universali, ovvero enti che potevano effettuare anche operazioni a carattere speculativo sui denari raccolti, e non solo prestarli a imprese e singoli”. Ma non si pensi a un’opposizione di principio rispetto al privato: “prima, quando il capitale era prevalentemente pubblico, il ritorno che ci si attendeva sulle somme investite era del 2, 3%, quando l’approccio delle banche ha iniziato a essere orientato alla massimizzazione dei profitti, tutti i sistemi per racimolare denaro sono diventati legittimi”. La ricerca del guadagno più alto possibile ha generato, a sua volta, un sistema perverso di incentivi ai manager. “Gli incentivi rappresentano il vero e proprio tumore del sistema bancario, perché creano inevitabilmente delle banche in cui l’etica non conta nulla. Se il raggiungimento degli obiettivi fissati dai vertici comporta, per i dipendenti, un bonus aggiuntivo di denaro pari anche al 25,30% dello stipendio fisso, si trasforma il bancario da professionista al servizio del cliente in puro e semplice venditore, il cui compito è quello di cercare in tutti i modi, anche attraverso pressioni, di smerciare i prodotti, indipendentemente dalle reali necessità del cliente. Da qui si origina tutto il resto: bilanci sostanzialmente falsi, bolle speculative, manipolazione dei profili di rischio”. Ma non si pensi che il problema sia soltanto italiano, o comunque relegato a Paesi del bacino Mediterraneo come Grecia e Portogallo. Tutt’altro: “La Germania sta attraversando in questi giorni il terremoto Deutsche Bank e questo è il segno che la mala finanza è trasversale, colpisce tutti e non conosce confini. Non c’è oggi una sola banca che abbia un progetto strategico non dico a tre anni, che già sarebbe il minimo, ma neppure a 6 mesi. La realtà è che si naviga a vista”. Ma in questo scenario non esattamente incoraggiante, il risparmiatore non è del tutto inerme: “il correntista deve informarsi, senza timori o reverenze inutili. Occorre chiedere, pretendere chiarezza, non dire sempre sì, non firmare tutto ciò che viene sottoposto sulla base della fiducia in un funzionario che conosciamo da anni. Siamo il popolo che ha il più alto numero di contenziosi tra consanguinei e il più basso con i poteri forti, ma le persone devono sapere che basta cambiare semplicemente atteggiamento, iniziando a porre domande semplici, come chiedere di poter visionare una copia del proprio profilo di rischio, perché le banche modifichino il loro atteggiamento e siano molto più caute. E poi, non tutti gli istituti bancari sono dissestati, esempi positivi come quelli di Intesa Sanpaolo, Mediolanum, Cariparma, fanno capire che non tutto è marcio. Delle banche non si può fare a meno, ma il futuro vedrà sopravvivere soltanto quegli istituti che si sono dimostrati all’altezza della funzione loro assegnata. Insomma, sarà l’effetto del mercato, insieme all’ingresso di nuovi competitor agguerritissimi come Google, Yahoo e Amazon, a far sì che si verifichi un necessario processo di risanamento etico”.
Marcello Marchesini

 

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