“Leggere fa proprio figo”

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Lo scrittore, giornalista e sceneggiatore italiano Diego De Silva sarà tra i protagonisti più attesi della Festa del Racconto. Un’occasione davvero straordinaria per conoscere da vicino l’autore di uno dei personaggi meglio riusciti della letteratura del nostro tempo. Quel semi-disoccupato, semi-divorziato, semi-felice, ma soprattutto avvocato d’insuccesso, Vincenzo Malinconico. Elegante, tagliente, esilarante… la scrittura di De Silva conquista per la sua immediatezza. Capace di tratteggiare i suoi personaggi con acume e intelligenza, Diego De Silva scrive per immagini. E lo fa con rara potenza. La napoletaneità dell’autore emerge nel suo senso dell’umorismo: a volte sfacciato. Sboccato pure, ma deliziosamente irresistibile.
Si ride leggendo delle vicende, drammaticamente grottesche, di Malinconico: impossibile non restare affascinati e ammutoliti di fronte alle sue perle filosofiche. Diego De Silva è capace di indagare l’animo umano e l’umano sentire. E sa quel che dice anche quando parla d’amore. Di coppie che scoppiano. Delle frasi non dette. Tenero e cinico, divagante, vero, capace di usare la leggerezza come arma contundente, il suo ultimo romanzo Terapia di coppia per amanti è un’immersione nelle complicazioni dei sentimenti, nei conflitti che apriamo continuamente per la paura di affidarci all’amore e dargli mandato a cambiarci la vita.
Qual è il libro del tuo cuore?
“Difficilissimo sceglierne uno solo… Diciamo Il giovane Holden”.
Quale libro c’è ora sul tuo comodino?
“Buchi dell’amico Ugo Cornia, appena edito da Feltrinelli”.
Cosa rappresenta per te la scrittura?
“Non saprei, forse è uno strumento per capire cosa penso. La scrittura è una forma espressiva di cui ho un controllo molto relativo: non so mai dove andrò a parare. Non sono uno di quelli che prepara scalette…
Scrivere è un po’ come ritrovarsi, svelando pian piano qualcosa che prima non c’era”.
Sei stato avvocato prima di essere scrittore. Cosa ti ha lasciato quell’esperienza oltre naturalmente ad averti ispirato un personaggio straordinario come Vincenzo Malinconico?
“La cosa migliore che mi ha lasciato quell’esperienza è senza dubbio Malinconico. Volevo scrivere e per immergermi in questo mestiere mi sono liberato dell’altro. L’ho distrutto”.
Le persone leggono sempre meno: cosa si perdono?
“Perdersi l’esperienza della lettura è davvero un peccato dal momento che la considero un vero e proprio momento di assunzione di piacere personale. Leggere non presuppone una fruizione passiva: chi legge deve mettere in campo intelligenza, immaginazione, capacità di scandalizzarsi, di cambiare il proprio linguaggio mentre i libri si accumulano nella sua memoria di lettore…
E poi diciamolo, leggere fa figo! Quando prendi il tram e noti qualcuno che legge lo osservi in modo diverso… si distingue da tutti coloro che scorrono il cellulare. E’ una figata”.
Qual è il tuo rapporto coi social?
“Sono soltanto su Twitter, Facebook non so nemmeno come funzioni… non mi appassiona. Lo trovo un mezzo di espressione, incontro e scambio di informazioni e immagini assai giovanilistico. Ho 52 anni: non posso mica fare il ragazzino”.
Vincenzo Malinconico, Modesto Fracasso… sono i nomi di alcuni dei protagonisti dei tuoi romanzi: quanto ti diverti con le parole?
“Tantissimo. Amo giocare con le parole, sono come le note. A seconda di come le suoni, le ricerchi e le combini, l’armonia costruita cambia completamente”.
Sei uno sceneggiatore: qual è il tuo rapporto con la televisione? E col cinema?
“Col cinema ho sicuramente un rapporto più frequente: la scrittura scenica mi piace, mi appassiona. E’ più artigianale…”.
Terapia di coppia per amanti, il tuo ultimo romanzo, diventerà un film?
“Certo che sì: ho già scritto la sceneggiatura e a settembre dovrebbero iniziare le riprese”.
Jessica Bianchi

 

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