Cosa c’è in un bicchiere d’acqua?

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Dura ma buona. Si potrebbe descriverla così l’acqua che dal nostro acquedotto arriva direttamente nelle nostre case. Fibre d’amianto a parte, presenza legata alle vetuste tubature in eternit (tema al quale si può porre rimedio solo attraverso un piano strutturale di sostituzione progressiva del cemento/amianto) si è voluto approfondire le qualità organolettiche della nostra acqua di fonte dopo che un cittadino ci ha segnalato “residui terrosi e ferrosi” nel filtro posto tra la tubazione della rete idrica e quella in materiale plastico della sua abitazione. Ad aiutarci è la dottoressa Manuela Baraldi, responsabile di laboratorio di Aimag.
L’acqua che sgorga dai nostri rubinetti “nasce” a Fontana di Rubiera dove, sottolinea Baraldi, “sorge un campo acquifero di dieci pozzi che prelevano l’acqua fino a una profondità di 100 metri. Il prezioso liquido è potabile (in quanto rispetta tutti i parametri sanciti dalla Comunità Europea e poi recepiti tramite il decreto attuativo 31 del 2001 dal nostro Paese) dall’origine e non subisce alcun trattamento”. L’acqua dei pozzi, così come quella della rete, viene sottoposta a controlli esterni da parte dell’Ausl che ne certifica la potabilità e a controlli interni a carico del gestore, nella fattispecie Aimag, tesi a verificare la conformità al decreto. “L’acqua di falda viene soltanto addizionata con biossido di cloro a titolo preventivo. Pur essendo potabile infatti, l’acqua non è sterile, ciò significa che contiene batteri innocui per la salute umana. Nell’attraversare i chilometri di tubi che costituiscono la rete, tali batteri potrebbero proliferare conferendo un cattivo sapore all’acqua, alterandone odore e colore. Il cloro quindi non serve a disinfettare bensì a prevenire tali situazioni, non pericolose ma, certamente, poco gradevoli. Il cloro poi funge da prezioso indicatore: l’acquedotto è un sistema chiuso e, qualora il cloro residuo fosse troppo basso o assente, scatterebbero immediatamente dei controlli più approfonditi”.
Quindi non dobbiamo spaventarci se, soprattutto al mattino, nell’aprire il rubinetto della doccia percepiamo odore di cloro?
“Al contrario – prosegue Baraldi – il cloro, essendo volatile, al contatto con aria, evapora ma è garanzia di qualità”.
L’acqua, così come è stata prelevata, viene poi immessa nella rete cittadina. Ma cosa c’è dentro a un bicchiere d’acqua?  Quali i componenti presenti?
“La nostra acqua è ricca di sali minerali, in particolare di calcio e magnesio, (i quali ne determinano la cosiddetta durezza) dovuti alla natura geologica del terreno dove le falde si creano. Non hanno alcun effetto nocivo sulla salute, al contrario: numerosi studi hanno dimostrato che acque con alte concentrazioni di calcio e magnesio proteggono dall’insorgenza di malattie cardiovascolari”.
L’acqua di Carpi ha una durezza di 50 – 55 gradi francesi, la Ferrarelle 97, la Sangemini 70, mentre la Levissima (la cui fonte sgorga tra le rocce) 2,3 gradi francesi. Tutto dipende dal terreno in cui nasce la fonte. Il residuo fisso dell’acqua di rete invece, ovvero il totale di sali presenti nell’acqua, ammonta a 800 mg/litro, contro un 900 mg/litro della vulcanica Sangemini ad esempio, estremamente indicata per i più piccoli che, nella fase di crescita, necessitano di calcio”.
E’ possibile che vi sia rilascio di metalli pesanti o altri inquinanti chimici nell’acqua?
“Le nostre acque non hanno microinquinanti. Non presentano pesticidi, solventi, anti parassitari o idrocarburi nè, tantomeno, metalli pesanti come piombo, rame, cromo, cadmio, arsenico, alluminio, manganese, antimonio o mercurio. Non vi è nulla da rimuovere. L’acqua è dura ma ottima da bere. E, lo ribadisco, constantemente e puntualmente controllata”.
A cosa possono essere imputabili i residui terrosi e ferrosi che ci hanno segnalato?
“Ogni caso deve essere valutato a sè. Detto ciò, ricordo che l’acquedotto di Carpi non è dotato di una vasca di accumulo dove l’acqua dei pozzi possa decantare, ciò fa sì che la sabbia tenda ad accumularsi. Malgrado il sistema di lavaggio sui punti terminali della rete, ovvero laddove la sabbia è maggiormente presente, non si arriva ovunque e, spesso, sono gli stessi utenti a chiedere degli interventi ad hoc.  In altri casi, il calcio di cui è ricca l’acqua può agglomerarsi insieme al ferro e creare una sorta di borotalco bagnato che assomiglia alla terra. Per quanto riguarda i residui ferrosi invece occorre verificare se le tubature che arrivano all’abitazione sono ancora in ferro e presentano un piccolo rilascio. Chi avesse segnalazioni o necessità di approfondimenti per questa tipologia di casi può contattare il numero verde di Aimag”.
Jessica Bianchi
 

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