“Di ordinaria amministrazione si muore”

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E’ decisamente inclemente il giudizio di Werther Cigarini sulla Carpi di oggi: “una città profondamente cambiata rispetto a quella da me amministrata, a partire dal 1977. In peggio però. Allora era tra le più ricche d’Europa ora langue in un declino che si protrae da anni. I settori che hanno dato da mangiare a generazioni di carpigiani o non esistono più o non avranno la forza di continuare a farlo ancora per molto”.
Qual è il suo rammarico più grande?
“Il fatto che la politica abbia nascosto i sintomi, a partire dalla metà degli Anni Novanta, di questo declino. Ci hanno raccontato che la nostra città si stava trasformando, che era bella… è davvero un peccato che la classe politica abbia fatto finta di nulla. Ed è proprio a causa di questa colpa, a mio parere gravissima, che ho preso una decisione tra le più eretiche per il mio background culturale e politico, ovvero allontanarmi a livello locale dal Partito democratico”.
Il Pd è complice di tale immobilismo?
“Il Pd è la somma di due anime che non ha portato a nulla di nuovo”.
Drammatica anche la sovrapposizione tra partito e governance…
“Il partito invece di rappresentare l’autonomia, il pungolo, ha sempre fatto il porta borracce al capo di turno. La spalla. Senza dialettica interna si muore”.
Come giudica  i due candidati sindaco del Pd?
“Credo che queste siano le prime vere Primarie cui assistiamo a Carpi. Il risultato non è affatto scontato. Ci sono due candidati veri con alle spalle mondi e interessi diversi. Alberto Bellelli incarna maggiormente l’apparato e, quindi, la continuità sebbene sia certamente più aperto del suo predecessore. Roberto Arletti è più fragile dal punto di vista politico-amministrativo ma per provenienza e cultura di riferimento rappresenta la discontinuità, è più svincolato dall’ortodossia dominate e dalla relativa rete di interessi. Vedremo”.
Uno dei due sarà il prossimo sindaco? Quale preferirebbe?
“Per avere un sindaco all’altezza forse occorrerebbe una sintesi dei due… non mi convincono molto, ma questo è quel che passa il convento”.
Amministrare una città oggi è una sfida complessa. Cosa occorre?
“Serve una visione. Cosa facciamo di Carpi? Su cosa puntiamo per risalire la china? Su quali competenze vogliamo investire? Con quali strumenti possiamo rilanciare la nostra città? L’ordinaria amministrazione non è più sufficiente, occorrono progetti. Si devono unire le forze presenti per far nascere idee di sviluppo da portare nelle sedi opportune a caccia di finanziamenti. Se non lo si farà, la nostra città diventerà un luogo abitato da vecchi e immigrati, dove si consumerà il poco grasso rimasto e da cui i giovani fuggiranno via. Per uscire da questa impasse servono amministratori più bravi, più coraggiosi e più curiosi di quelli dei miei tempi. Lo ripeto: di ordinaria amministrazione si muore”.
Il monopolio del Centrosinistra si sta sfilacciando sempre più. Il problema però è che a Carpi non esiste un’alternativa credibile. Concorda?
“Certamente. Non c’è una vera alternativa. L’immobilismo politico è generalizzato”.
Nel 2009 è stato tra i fondatori di Alleanza per Carpi. ApC spalleggerà il candidato di Centrosinistra per queste Amministrative?
“Con un candidato credibile, conosciuto e di qualità, l’ipotesi di un eventuale ballottaggio non è più così remota, potremmo essere la seconda forza in campo e giocarcela al ballottagio. Se non lo troviamo, non escludiamo la possibilità di sostenere il nome che uscirà dalle Primarie se sottoscriverà un accordo con noi – pubblico e trasparente – per un governo all’insegna del cambiamento dei metodi e delle politiche locali”.
La cultura, a parte rare eccezioni, non abita la nostra città. Eppure potrebbe essere un traino fondamentale per far fronte alla crisi manifatturiera.
“Prima di essere cacciato dalla Fondazione Crc, avevo lanciato l’idea di costruire un distretto culturale, dove arte, moda, enogastronomia e territorio convergessero. Distretto che doveva essere promosso da un ente dedicato, la poi naufragata Fondazione Alberto Pio. Tale ente avrebbe dovuto gestire il Palazzo dei Pio e organizzare eventi culturali. Tutti sembravano d’accordo, vennero persino stanziati 50mila euro per abbozzare un progetto di distretto culturale, poi non se ne fece niente. Già nel 2000 era stata pensato uno strumento su cui far leva, per puntare sulla cultura. Io penso che si possa ancora recuperare il tempo perduto”.
La crisi economica morde duro e numerosi settori trainanti dell’economia locale hanno subito un forte ridimensionamento. Dall’edilizia al tessile, alla meccanica. Che fare per evitare la desertificazione del tessuto produttivo?
“L’Europa ha previsto investimenti per circa 11 miliardi di euro nei prossimi dieci anni per il progetto comunitario che incentiva le Smart city, ovvero comunità intelligenti in grado di fornire soluzioni integrate e sostenibili in grado di offrire energia pulita e a prezzi accessibili per tutti. Oggi più che mai occorre essere presenti là dove vi sono i finanziamenti. E occorre presentarsi in quelle sedi, dove la competizione è spietata, con idee vincenti, autorevolezza politica e della crosta. Altrimenti si è tagliati fuori. La nostra città ha bisogno di un piano strutturale e di mettere in campo degli incentivi affinché si possano creare nuove occasioni di lavoro per imprese e impiantisti”.
Cigarini secondo lei, sei di Carpi se…
“Hai fatto almeno una volta il bagno nella canalina… (ride) è il primo flash che mi ha attraversato la mente”.
Cosa fa oggi Werther Cigarini?
“Cerco di viaggiare molto: stare il più a lungo possibile lontano da Carpi, mi fa soffrire meno”.
Jessica Bianchi
 

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