Si faceva chiamare AK 47 Carpi il commando pachistano sgominato dalla Polizia

Tutti i fatti di sangue su cui la Polizia ha fatto luce si sono consumati a Carpi. I 20 indagati, pachistani, facevano quasi tutti i corrieri per una società operante nel settore logistico con sede a Vicenza. I componenti del gruppo rilanciavano le loro condotte sui social con la presunzione di restare impuniti. Filmati e fotografie in cui i malviventi si mostrano in atteggiamento minaccioso, impegnano bastoni e mazze ferrate, ostentando in più occasioni ingenti quantità di denaro e il possesso di auto di grossa cilindrata.

0
5905

Si faceva chiamare AK 47 Carpi, come il fucile d’assalto, il sodalizio criminale composto esclusivamente da pachistani, perlopiù corrieri, e sgominato dalla Polizia di stato di Modena, impegnata dalle prime ore di questa mattina, in collaborazione con il Commissariato di Carpi, a eseguire un’ordinanza di custodia in carcere nei confronti di 18 individui indagati per associazione per delinquere dedita alla commissione di estorsioni, lesioni personali, minacce, autoriciclaggio, caporalato, nonché di un’ulteriore ordinanza cautelare in carcere nei confronti di altri 2 indagati per tentato omicidio. Tutti i fatti di sangue su cui la Polizia ha fatto luce si sono consumati a Carpi.

Il 6 ottobre 2022, un commando composto da 18 pachistani provenienti da Brescia, a bordo di tre auto con bastoni, mazzi, coltelli e accette, arrivò a Carpi dove accoltellò e prese a bastonate un connazionale che poi sarà fermato per il tentato omicidio verificatosi sempre a Carpi, in via Carlo Marx, il 7 aprile di quest’anno. La complessa e articolata attività investigativa della Polizia è partita grazie alla coraggiosa denuncia di un lavoratore pakistano che, durante una riunione sindacale, venne minacciato e aggredito con tale violenza da parte di alcuni indagati che rimase in ospedale per oltre tre mesi. La maggior parte dei 20 indagati era dipendente di una società operante nel settore logistico con sede a Vicenza. 

Il lavoro investigativo ha consentito di ipotizzare l’esistenza di un’associazione a delinquere composta da pachistani domiciliati prevalentemente a Carpi, autori di gravi condotte criminali. In particolare gli indagati organizzavano il reclutamento di lavoratori di nazionalità pachistana allo scopo di destinarli al lavoro presso terzi, lucrando sulle loro retribuzioni, trattenendone una quota. I criminali intimorivano le vittime minacciandoli di gravi ritorsioni sia in Italia che nel paese d’origine in danno a parenti e amici. Chi non accettava la sottomissione al gruppo subiva azioni persecutorie sia in ambito lavorativo che personale anche con spedizioni punitive conclusesi con violenti pestaggi.  Episodi gravissimi, verificatisi quasi tutti nel carpigiano, “realtà non abituata a reati di questi tipo”, ha sottolineato il questore di Modena, Donatella Dosi.

“Episodi commessi in modo spregiudicato come si evince dalle modalità con cui sono stati messi in atto: in pieno giorno, in centro cittadino, col coinvolgimento di numerose persone… reati poi rilanciati sui social con la presunzione di restare impuniti”. Filmati e fotografie in cui i componenti del gruppo si mostrano in atteggiamento minaccioso, impegnano bastoni e mazze ferrate, ostentando in più occasioni ingenti quantità di denaro e il possesso di auto di grossa cilindrata. In relazione al tentato omicidio del 6 ottobre 2022 sono stati acquisiti i video agghiaccianti della vittima con le ferite riportate effettuato da uno dei partecipanti alla spedizione punitiva.  In alcune occasioni gli indagati hanno postato sui loro profili social immagini in cui, apparentemente nel territorio d’origine, impugnavano armi da fuoco, in particolare fucili automatici del tipo AK 47 Kalashnikov. Le attività di intercettazione telefonica e telematica hanno permesso di acquisire importanti fonti di prova. Dei 20 destinatari di misura custodiale, tre sono già presso la Casa Circondariale di Modena in quanto sottoposti al fermo del Pm per il tentato omicidio,  mentre gli altri sono stato rintracciati nelle province di Brescia, Mantova e Piacenza.