Un S.Antonio “dalla barba bianca”

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Tutto secondo copione! Le precipitazioni nevose puntualmente annunciate nei giorni scorsi, iniziate nelle prime ore di mercoledì 16 gennaio a carattere piuttosto piovoso su Modena, si sono andate via via intensificando nella prima mattinata e così, complice il raffreddamento della bassa troposfera per il fenomeno del “cold air damming”, ha potuto prendere il sopravvento la neve che – secondo gli esperti dell’Osservatorio Geofisico del Dipartimento di Ingegneria “Enzo Ferrari” dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia – “proseguirà sostanzialmente fino al pomeriggio di giovedì 17 gennaio”.
Il “cold air damming”, o “diga di aria fredda”, “è – spiega il meteorologo Luca Lombroso dell’Osservatorio Geofisico universitario di Modena – un fenomeno orografico tipico dei monti Appalachi, nel nordest degli USA, che si verifica anche lungo il nostro Appennino, in base al quale le correnti provenienti da nordest, nel nostro caso la bora, sono costrette a ruotare contro la barriera montuosa, originando un , ovvero un vento a bassa quota che ruota a ovest. Ed è questa, infatti, la direzione del vento osservata dagli strumenti dell’Osservatorio Geofisico, mentre in quota i venti sono sa sud-sudovest. Per complessi meccanismi, ciò provoca un raffreddamento della massa d’aria, da cui appunto la neve, che ha come confine ideale l’asse della Via Emilia, e che però nelle prossime ore si spingerà anche un po’ più a nord. Nell’Area Nord dell’Emilia, nelle zone colpite dal terremoto del maggio scorso, prevarrà invece la pioggia mista a neve”.
Al momento (ore 12.00) la neve continua a cadere incessantemente a Modena e le temperature rilevate sono quelle solite in queste condizioni: nella stazione storica dell’Osservatorio sul Torrione di Levante del Palazzo Ducale, è di 1.4°C, mentre al Campus di Ingegneria, nella periferia cittadina, è di 0.4°C.
La nevicata arriva in giorni classici per questo fenomeno atmosferico, poiché è il periodo dell’anno in cui statisticamente nevica più spesso. “Inoltre – fa sapere Luca Lombroso – si prospetta per la tradizionale fiera un vero e proprio Sant’Antonio dalla Barba Bianca. Anche questo è un classico, in quanto sono ben 18 le nevicate succedutesi dal 1830 a oggi, proprio il 17 gennaio. La più abbondante fu nel 1914 con 20 cm. Storica anche la nevicata, che coincise con queste giornate in occasione del ”.
Grazie al recente accordo tra il Dipartimento di Ingegneria “Enzo Ferrari” e l’Accademia Militare il tecnico dell’Osservatorio Geofisico universitario Luca Lombroso si è potuto recare anche oggi sul Torrione di Levante del Palazzo Ducale, annotando – come è stato consuetudine dei suoi predecessori -, anche se i tradizionali registri cartacei sono oggi rimpiazzati per la prima volta dal moderno social network Twitter dove al canale @ossgeo,   www.twitter.com/ossgeo sono state postate le seguenti osservazioni: “Un velo di neve sulla cupola dell’Osservatorio Geofisico del DIEF. Che visione che si ha di Modena, uscendo dalla cupola dell’Osservatorio! I fiocchi volano sospinti dal vento da ovest. Il pluviometro di back up, non riscaldato, ha la bocca piena di neve regolare. Ore 12.25 aumenta d’intensità. Nevica a larghe falde con folate di vento, ma la temperatura é leggermente sopra zero”
Previsioni. Le precipitazioni nevose continueranno quasi fino alla tarda mattina/primo pomeriggio di giovedì 17 gennaio. “Non illudano – avverte l’esperto Luca Lombroso – eventuali pause, perché saranno solo temporanee. La neve scenderà veramente copiosa e abbondante in Appennino e sarà consistente e di tipo pesante anche nelle zone basse collina emiliane e pedemontane, sostanzialmente fino poco a nord dell’asse della Via Emilia, da Bologna a Piacenza, risparmiando solamente la pianura verso il Po”. Il miglioramento inizierà graduale dalla serata di giovedì 17 e venerdì 18 gennaio. L’arrivo delle schiarite si accompagnerà probabilmente al rischio di gelate notturne. Fra sabato 19 e domenica 20 gennaio potrebbe arrivare un’altra perturbazione. Sarà probabile – per gli esperti – altra neve in Appennino, anche a bassa quota, ma è ancora incerta la quantità e, soprattutto, se il fenomeno si estenderà alla pianura.
“La neve, dunque, – conclude Luca Lombroso – arriva dopo settimane secche e, specie in montagna, anche miti, dovute ai cambiamenti climatici. C’è un grave squilibrio nel pianeta: pochi giorni fa pioveva alle isole Svalbard e l’Osservatorio di M. Washington, negli USA nordorientali, , ha registrato la temperatura più alta di sempre. Al Polo Nord i ghiacci marini sono al minimo storico di estensione e questo squilibrio altera la circolazione generale dell’atmosfera: in sostanza, si va verso la conferma dell’ipotesi per cui nevica meno, ma quando nevica lo fa in modo più intenso”.

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