Sigfrido Ranucci segna il tutto esaurito a Carpi

A Ne Vale La Pena “tutto esaurito” per l’arrivo a Carpi di Sigfrido Ranucci, un giornalista dalla “schiena dritta” e dalle idee chiare sul ruolo che deve avere il giornalismo investigativo. “Report è una scommessa vinta – ha spiegato Ranucci che da due anni vive sotto scorta per le minacce ricevute da mafia e Destra eversiva - dopo 172 querele in 25 anni, ho ancora la fedina pulita”.

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Sigfrido Ranucci e Pierluigi Senatore

A Ne Vale La Pena “tutto esaurito” per l’arrivo a Carpi di Sigfrido Ranucci, un giornalista dalla “schiena dritta” e dalle idee chiare sul ruolo che deve avere il giornalismo investigativo. Sigfrido Ranucci dal 2016 guida il programma di Rai Tre Report, forse l’unica trasmissione giornalistica che propone inchieste e non talk. “Report è una scommessa vinta – dice Ranucci – dopo 172 querele in 25 anni, ho ancora la fedina pulita. C’è chi tre anni fa pensava che aumentare il numero delle puntate di Report da 16 a 28 mettesse a rischio la qualità delle inchieste. I fatti hanno dimostrato il contrario. Abbiamo confermato una media del 9% con punte del 12,4%. Risultati straordinari anche per le repliche del sabato, che realizzano il 7% con una media di circa un milione di spettatori. Report è la prima trasmissione di informazione pura nelle Top 40 di Rai Play e la prima nel ranking social di Sensemakers realizzato da Primaonline.it. Il merito è di una narrazione straordinaria e della qualità di una squadra: dalla redazione agli inviati, dai film maker ai montatori. Tutti hanno indossato dal primo giorno la maglietta del servizio pubblico e l’hanno cucita sulla loro pelle”. 

Ranucci da due anni vive sotto scorta per le minacce ricevute da mafia e Destra eversiva (entrambe protagoniste di alcune sue inchieste): “Quando si intende il giornalismo come la finestra sul potere e non la vetrina del potere come si vorrebbe, devi abituarti agli attacchi. Quelli ai contenuti delle inchieste non li temiamo, rispondiamo con i fatti e i documenti punto su punto. Cosa diversa è se devi difenderti da attacchi personali falsi e infami. Perché tali si sono rivelati alla fine. Per fortuna la verità emerge sempre da sola e con forza, mentre la menzogna ha bisogno di complici. Siccome poi i complici hanno il fine di colpire la stampa libera, semmai il rammarico è notare come a quei complici si aggiungono colleghi che non capiscono di mortificare se stessi, la loro credibilità e la nobile professione del giornalismo”.

E poi ci sono le querele intimidatorie. “E’ l’intimidazione la motivazione di fondo. Quante vicende sarebbero rimaste nell’ombra, senza il lavoro di inchiesta di tanti giornalisti, che alla fine pagano sempre un prezzo per la libertà della collettività? E anche tu ne sai qualcosa. In questo istante ci sono 533 giornalisti detenuti nel mondo, per aver svolto il loro lavoro nel 2022 sono stati uccisi 57 giornalisti. Nei soli primi nove mesi del 2022 nel nostro Paese sono stati minacciati 564 giornalisti, il doppio rispetto all’anno precedente. Diceva Anna Politkovskaja: Impedire a una persona che fa il suo lavoro con passione di raccontare il mondo che lo circonda, è un’impresa impossibile, perché vivere così, è orribile. E infatti ha scelto la strada che l’ha portata alla morte. Alla fine la verità arriva. Dipende a quale prezzo. E quanto si è disposti a lottare per farla emergere. Il potere è un qualcosa legato alla percezione. Non c’è bisogno che dimostri che sia in grado di ucciderti: è sufficiente che tu pensi che ci sia qualcuno in grado di ucciderti, materialmente o professionalmente attraverso la delegittimazione o le querele temerarie. Il pensiero di Report va a tutti quei colleghi di televisioni, giornali, blog locali, freelance che non hanno alle spalle una grande azienda come la Rai. Report ha collezionato querele e richiesta di risarcimento danni da Eni, Banca d’ Italia, Mercedes, dal governatore Attilio Fontana, dalla figlia di Fontana, dal ministro Giorgetti ben due querele, da sua moglie, dalla sorella della moglie, dal suo avvocato Andrea Mascetti, da tutto lo studio Mascetti, dall’ex on. Andrea Ruggeri, dagli 007. Ne ho collezionate ben 172 in circa 25 anni di inchieste. A oggi ho ancora la fedina penale pulita, grazie al rigore con cui abbiamo svolto il nostro lavoro e alla bravura degli avvocati messi a disposizione dalla Rai”.  

A Carpi Sigfrido Ranucci, intervistato da Pierluigi Senatore che cura la rassegna, ha presentato la 17esima ristampa de Il Patto, un libro datato 2009 ma che è ancora di strettissima attualità per capire l’evoluzione della mafia e nel libro Sigfrido insieme a Nicola Biondo non fanno sconti a nessuno e fanno i nomi e i cognomi di questa ennesima pagina oscura della nostra democrazia.

Sembra un film ma è una storia vera. Un in­filtrato dentro Cosa nostra negli anni delle stragi e all’inizio della Seconda repubblica. Un uomo d’onore al servizio dello Stato. Un libro che fa toccare con mano il disegno ignobile della trattativa, qui riproposto in una nuova edizione con un ampio saggio in­troduttivo di Sigfrido Ranucci.

“In queste pagine trovate il racconto di un uomo di mafia – Luigi Ilardo infiltrato nella sua stessa organizzazione, che già a partire dal 1993 aveva rivelato l’esistenza di una trattativa, proprio mentre questa si stava dipanando. Ilardo racconta, come leggerete, che dietro le stragi e gli omicidi eccellenti non c’era solo la mano della mafia, c’era anche quella dei servizi segreti, della massoneria deviata e della destra eversiva”.

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