Isolamento: ne usciremo più forti

“Per godersi l’ozio bisogna avere molto da fare: allora ci sono cose che sembrano molto desiderabili e nel poco tempo che riusciamo a ritagliarci ce le godiamo, ma quando siamo obbligati e non abbiamo altra possibilità, cambia un po’ la questione” spiega il professor Giuliano Turrini, psichiatra e psicoanalista.

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La clausura forzata? “Potrebbe anche trasformarsi in un’opportunità”. Vede la luce in fondo al tunnel (anche se nessuno sa dire quando finirà il tunnel) il professor Giuliano Turrini, psichiatra e psicoanalista, direttore sanitario dell’Ospedale provato accreditato Maria Luigia a Monticelli Terme, nel parmense.

Professore, cosa succede nelle nostre menti in questi giorni di isolamento, ognuno rinchiuso nella propria casa?

“Rappresenta per noi una difficoltà perché non siamo abituati a questa condizione: nel nostro mondo, fino a poco fa molto connesso e molto attivo, si fa sport, ci si incontra con gli amici, si circola in auto per accompagnare i propri figli di qua e di là lungo strade intasate di traffico.

Diverse persone con cui ho avuto occasione di parlare, soprattutto nelle prime fasi hanno espresso il loro disagio per questo senso di costrizione e privazione della libertà. Perché, vede, la libertà è come la salute e la felicità: quando noi non ci pensiamo vuol dire che ce l’abbiamo. Ci accorgiamo di non essere in salute quando siamo ammalati. Così, nei paesi del mondo occidentale, ci sentiamo liberi e diamo per scontato la possibilità di muoverci e fare, non dico quello che ci pare, ma quasi. Ora che siamo limitati, ci accorgiamo di aver perso la libertà. L’aveva già scritto tanti anni fa il filosofo Sartre a proposito del nazismo dicendo che ci ha insegnato a capire cos’è la libertà: quando i regimi tirannici e dittatoriali cadono, si parla di sbornia di libertà perché la gente la riscopre. Poi dopo ci si assuefà nuovamente. Ecco, oggi in questa situazione che certo non è positiva, si può vedere (come in tutte le cose) anche un aspetto propositivo e di potenzialità: apprezzeremo maggiormente la libertà quando tutto questo finirà (perché prima o poi finirà, tutto finisce) e potremo rivedere gli amici, fare una partita a carte o una cena in compagnia o qualsiasi altra situazione di relazione conviviale che oggi abbiamo perso. Almeno per un po’ di tempo, l’apprezzeremo. Poi con ogni probabilità ci sarà una nuova assuefazione e quindi dimenticheremo”.

Ci manca la libertà, ma ci mancano anche le relazioni.

“Siamo degli individui sociali, non siamo fatti per rimanere soli. Oggi però non siamo completamente soli perché questo enorme sviluppo dei social media, del web, ci consente di essere eternamente connessi: basta guardare Facebook Whatsapp e Instagram, ci siamo già abituati a sviluppare una socialità attraverso la connessione informatica e virtuale. La stessa abbondanza di notizie in qualche modo ci fa sentire parte di una comunità anche se l’eccesso di notizie non è scevro di effetti collaterali perché ingenera un aumento di ansia: più si sa più ci si preoccupa. Quindi è una solitudine un po’ relativa”.

Che conseguenze ci possono essere sul nostro equilibrio mentale?

“Le conseguenze sono legate alla perdita di qualcosa a cui eravamo abituati e all’obbligo di rimanere molto con noi stessi. Sono conseguenze individuali quindi non uguali per tutti legate al fatto di trovarsi in una situazione nuova perché immagino che la maggior parte di noi non abbia mai esperito la quarantena o almeno non con questa intensità. C’è quindi più tempo: per che cosa? C’è più tempo per se stessi, sì ma come si occupa il tempo per se stessi? Certo chi ha una bella biblioteca in casa con molti libri ha l’occasione per leggere cose che non aveva avuto il tempo di leggere finora, abbiamo televisioni con mille canali, mille film, mille cose che un tempo avremmo desiderato avere il tempo di fare (“ah quando vado in pensione” o “se riuscissi a lavorare un po’ meno…”). Però, vede, c’è chi ha scritto che per godersi l’ozio bisogna avere molto da fare: quando abbiamo molto da fare queste cose ci sembrano molto desiderabili e magari nel poco tempo che riusciamo a ritagliarci ce le godiamo ma quando siamo obbligati e non abbiamo altra possibilità, cambia un po’ la questione”.

I rapporti familiari rischiano in questa situazione?

“I rapporti familiari rappresentano una bella sfida. I fine settimana e le ferie sono periodi ideali per testare il benessere di una coppia: molti vanno d’accordo nella quotidianità ma poi entrano in crisi quando hanno molto tempo per stare assieme. Se una coppia va d’accordo nei periodi di ferie significa che funziona: è il momento in cui la relazione è più esposta e più intensa. In questo momento i rapporti familiari possono rappresentare un sostegno perché non si è soli stando con i propri affetti ma è chiaro che la continua convivenza aumenta non solo la possibilità di condivisione ma anche la possibilità del conflitto: questa è la sfida. Quando ci si vede solo alla sera dopo che si torna dal lavoro, si cena insieme e si guarda un po’ la televisione non ci sono molte occasioni per litigare ma se stiamo sotto lo stesso tetto tutto il giorno le occasioni per discutere, litigare, confliggere sono innumerevoli così come sono altrettanto numerose le occasioni per approfondire il proprio rapporto, avere maggiore intimità e maggiore affetto. Inoltre, c’è il problema dei figli: tenere in casa un figlio adolescente abituato a uscire, a fare sport e a vedere gli amici, può essere un’ulteriore sfida. Certamente i rapporti familiari sono un’opportunità e una potenzialità ma espongono anche a delle difficoltà”.

Che cosa la preoccupa di più?

“Personalmente mi preoccupa l’organizzazione del mio ospedale, dei miei operatori e dei miei pazienti. Sul piano sociale mi preoccupa molto l’economia perché, quando tutto questo finirà, le ripercussioni economiche significative ci saranno e quindi le persone dovranno confrontarsi con una situazione diversa.

Mi preoccupano quelle che potranno essere le ripercussioni individuali stabili e non temporanee, di persone che si sono scompensate durante questo periodo o quelle relazioni familiari che sono andate in crisi perché sarà molto difficile ricucire. Voglio aggiungere però, e non per fare l’ottimista a tutti i costi (ottimismo e pessimismo sono due facce della stessa medaglia), che in tutte le crisi nella storia dell’uomo si sono disvelate anche opportunità di cambiamento o riscoperta. Dopo l’inverno, c’è la primavera: la natura stessa ci insegna che viene sempre un’altra stagione e, dal punto di vista personale, psicologico e del nostro equilibrio mentale questa crisi potrà essere vissuta anche come la possibilità, per ciascuno di noi, di riscoprire in sé risorse che non credeva di avere. Non si tratta solo di un rafforzamento e di un potenziamento del sistema immunitario dell’uomo ma il concetto di immunità di gregge è valido anche dal punto di vista psicologico. Nessuno si augura che si verifichi una crisi, ma le crisi avvengono, di diversa natura e aldilà della nostra volontà: possono anche essere considerate, ripeto, come un’opportunità e forse ci dovremmo tutti sforzare di vedere in questa emergenza certamente pesante e che non finirà in tempi brevi un’opportunità per diventare più forti, capire qualcosa di più di noi stessi, per avere più consapevolezza dei nostri limiti e delle nostre potenzialità”.

Sara Gelli