Coronavirus, 16.540 i casi positivi in Emilia Romagna, 608 in più di ieri

Coronavirus, 16.540 i casi positivi in Emilia Romagna 608 in più di ieri. In calo i pazienti in terapia intensiva che sono 358, 6 in meno di ieri. E scendono anche quelli negli altri reparti: -56. I decessi arrivano a 1.977: 75 in più. Oggi Modena raggiunge quota 2.551 (53 in più), di cui 6 a Carpi che giunge a 353 positivi e dove sono morte 3 persone (i decessi nella nostra città sono già 36).

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16.540 casi di positività al Coronavirus in Emilia-Romagna, 608 in più rispetto a ieri; 67.075 i test effettuati, 3.393 in più.
Questi i dati – accertati alle ore 12 di oggi, sabato 4 aprile, sulla base delle richieste istituzionali – relativi all’andamento dell’epidemia in regione.
Complessivamente, sono 7.166 le persone in isolamento a casa, poiché presentano sintomi lievi, che non richiedono cure ospedaliere, o risultano prive di sintomi (214 in più rispetto a ieri); quelle ricoverate in terapia intensiva sono 358, 6 in meno di ieri (“il dato giornaliero più alto in assoluto di posti letto in intensiva che si liberano dall’inizio dell’epidemia”, ha sottolineato il commissario ad acta per l’Emergenza Coronavirus, Sergio Venturi). E si sono registrati 56 ricoverati in meno anche nei reparti non di terapia intensiva (3.859 oggi rispetto ai 3.915 che si contavano ieri). “Altro dato estremamente positivo”, ha aggiunto Venturi.
I decessi sono purtroppo passati da 1.902 a 1.977: 75 in più, quindi, di cui 51 uomini e 24 donne. “Un numero che progressivamente si riduce ma che resta sempre troppo alto”, commenta il commissario. I nuovi decessi riguardano 12 residenti nella provincia di Piacenza, 25 in quella di Parma, 15 in quella di Reggio Emilia, 6 in quella di Modena, 10 in quella di Bologna (nessuno in territorio imolese), 1 in quella di Ferrara, 2 nella provincia di Ravenna, 1 nella provincia di Forlì-Cesena (nessuno nel forlivese), 2 in quella di Rimini. Un decesso si riferisce a un residente fuori regione.
Salgono le guarigioni, che raggiungono quota 2.040 (188 in più rispetto a ieri), 1.352 delle quali riguardano persone “clinicamente guarite”, divenute cioè asintomatiche dopo aver presentato manifestazioni cliniche associate all’infezione; 688 quelle dichiarate guarite a tutti gli effetti perché risultate negative in due test consecutivi.
“Oggi per la prima volta i guariti sono di più del numero dei deceduti”, ha specificato Venturi.
Questi i casi di positività sul territorio: Piacenza 2.842 (31 in più rispetto a ieri), Parma 2.201 (118 in più), Reggio Emilia 2.908 (108 in più), Modena 2.551 (53 in più) di cui 6 a Carpi che giunge a 353 positivi e dove sono morte 3 persone (i decessi nella nostra città sono già 36), Bologna 2.127 (86 in più), Imola 302 (4 in più), Ferrara 474 (106 in più), Ravenna 688 (32 in più), Forlì-Cesena 924 (di cui 485 a Forlì, 38 in più rispetto a ieri, e 439 a Cesena, 20 in più), Rimini 1.523 (12 in più).
“Le misure adottate – ha aggiunto il commissario – stanno dando frutti. Onestamente non capisco tutti questi lamenti legati allo stare in casa. Certo è un sacrificio restare sul divano ma pensiamo a tutti coloro che lavorano nel servizio sanitario nazionale. Persone che saltano riposi da giorni per far fronte a questa emergenza. Pensiamo al loro coraggio, alla loro forza”. E al rischio che corrono.
Da Piacenza a Rimini prosegue il lavoro all’interno della rete ospedaliera per attuare il piano di rafforzamento dei posti letto messo a punto dalla Regione. Quindi i posti letto oggi sono complessivamente 5.074 di oggi, tra ordinari (4.505) e di terapia intensiva (569, +9).

A proposito delle numerose persone in giro, Venturi è lapidario: “vi chiedo di rispettare il distanziamento sociale. Si esce solo quando strettamente necessario. E’ irresponsabile questo fruscio che abbiamo all’esterno. Capisco le necessità e le esigenze ma non vorrei che facessimo l’abitudine a quello che sta accadendo nel mondo, alle decine di migliaia di morti che ci sono ogni giorno in ogni Paese.
Dobbiamo resistere ancora qualche settimana lo dobbiamo agli operatori degli ospedali, a chi ha perso il lavoro, a chi ha dovuto cancellare progetti. Abbiamo il dovere civile di rispettare le regole perché se tornasse a divampare improvvisamente il virus, il diritto alla cura verrebbe meno. Fino a 20 giorni non ci siamo andati molto lontano. Dobbiamo consolidare i risultati ottenuti. Abbiamo bisogno di senso di responsabilità”.