Un pozzo di speranza

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“Sei litri d’acqua stanno in un paio di secchi, escono dal rubinetto nel tempo in cui aspettiamo la temperatura ideale per la doccia (…). Fuori dall’Italia, invece, sei litri possono essere il quantitativo giornaliero a disposizione di una persona come hanno certificato le Nazioni Unite, per le quali ancora 800 milioni di persone non hanno accesso all’acqua potabile e circa due miliardi e mezzo di persone non hanno l’acqua per i servizi igienici”. Inizia così il reportage dal cuore del Sahara pubblicato sulle pagine della rivista Il Regno a cura di Paolo Tomassone che documenta la sua missione in Africa con i volontari di Ho avuto sete onlus. “In Burkina Faso a 3.500 chilometri da noi, una tanica si riempie dopo aver pompato per venti, trenta, quaranta volte, aiutandosi con una leva che aziona il semplice meccanismo del pozzo, ideato per riportare in superficie quello che si trova a quaranta metri sotto terra”.
C’è l’intero villaggio di Moaka, Koupela, ad accogliere l’arrivo della Ong impegnata nella realizzazione di progetti di cooperazione: si tiene la cerimonia per l’inaugurazione del pozzo d’acqua potabile, progetto n° 26. “Io spero che oggi noi possiamo piantare un albero perché io ho il progetto di tornare qui per mangiare i frutti dell’albero che sarà nutrito grazie a questo pozzo” dice Mons. Ermenegildo Manicardi, rettore del collegio Capranica, benedicendo il pozzo. Della delegazione fa parte un altro carpigiano, Andrea Ballestrazzi, presidente di Ho avuto sete, accompagnato da Riccardo Lugli, volontario dell’associazione.
“Per raggiungere Koupela abbiamo viaggiato due ore e mezza in auto – scrive ancora Tomassone su Il Regno – un tempo sufficiente per toccare quelle ferite ancora non rimarginate dai tempi del colonialismo francese a causa dell’instabilità politica degli ultimi anni; ed è il tempo necessario per comprendere che l’apparente retorica sugli aiuti ai paesi poveri è in realtà la cosa giusta da fare”.
Il problema dell’accesso all’acqua incide più di ogni altro sulle opportunità di sviluppo e molti paesi africani ne pagano a caro prezzo la scarsa disponibilità: da questa considerazione è nata l’idea di dare vita nel 2012 all’associazione di volontariato Ho avuto sete che in questi anni è riuscita a catalizzare tante energie a Modena, a Carpi e a Reggio Emilia raccogliendo adesioni da mondi diversi con un unico scopo: costruire pozzi in Africa. Sono diciotto complessivamente i pozzi d’acqua potabile costruiti in questi anni, in Burkina Faso, Malawi, Benin, Eritrea, Tanzania.
“Alla realizzazione dei pozzi – spiega Ballestrazzi – hanno contribuito tutti coloro che hanno aderito alle iniziative di raccolta fondi promosse da Ho avuto sete, fra cui White Run – Di corsa per vincere la sete, che si è tenuta domenica 2 luglio dello scorso anno a Santa Croce di Carpi.
Il progetto ha avuto anche il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena e del Comune di Modena nell’ambito del bando sulla Cooperazione internazionale di cui Ho Avuto Sete è risultata assegnataria”.
La camminata, a cui hanno partecipato ottocento persone, ha attraversato il Parco della Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi, per la prima volta aperto al pubblico, snodandosi su tre percorsi di 5, 7 e 11 chilometri. Radio Bruno, insieme al settimanale Tempo, ha sostenuto la White Run e l’attività di cooperazione e sviluppo di Ho Avuto Sete Onlus per migliorare le condizioni di vita delle popolazioni che non hanno accesso all’acqua potabile. L’iniziativa del 2 luglio scorso è riuscita al punto che Ho avuto sete onlus ha deciso di riproporre l’evento domenica 1° luglio 2018.

 

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