Come si può non dimenticare il passato?

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Domenica 3 aprile, alle 21, al Kalinka di Carpi, si terrà lo spettacolo Malvasia dell’Accademia d’arte drammatica Wedekind. Un dramma dialogico ambientato in Italia all’alba dello scoppio della seconda guerra mondiale, tra il 1935 e il 1940. Al centro degli avvenimenti c’è Malvasia, una giovane insegnante costretta a scontrarsi con l’attualità politica e coi propri sentimenti in seguito al tradimento ideologico e fisico del fidanzato che l’abbandona per realizzare la brillante carriera offertagli dalla nuova amante, una donna molto influente nel sempre più totalizzante ambiente fascista. L’esasperazione fa commettere a Malvasia, in un tragico istante di furore, l’irreversibile gesto di colpire e menomare la meretrice: l’insegnante è così costretta a fuggire clandestinamente in Svizzera e ritrovare, nella frugale pace della vita di montagna, una felicità dimenticata. La serenità ha però breve durata: scovata nel rifugio che la ospita, Malvasia sarà ricondotta in Italia e, in un farsesco processo d’accusa, subirà l’onta della vendetta.  
Il plot del dramma nasce dall’esigenza di rispondere a una domanda molto specifica: come si può “non dimenticare” eventi di un passato che, seppur tristemente contemporaneo, è ormai ricordato vividamente soltanto dalla generazione che oggi tocca il secolo di vita o poco meno? Tirannia, dispotismo, autarchia sono oggigiorno termini che richiamano nel concreto culture lontane a quella italiana, oppure frammenti di Storia nazionale che si ripeterono con ciclicità per secoli, ma che da più di sessant’anni non hanno più oppresso il Belpaese. Eppure non vivere sulla propria pelle il tangibile realizzarsi di vocaboli nefasti non permette di dimenticarsi della loro esistenza, celarli nel fondo di un inconscio collettivo, poiché parole oggi più attinenti alla nostra realtà quali democrazia, pluralismo, libertà nacquero con sofferenza da quelle parole affliggenti. Il concetto di banalità del male articolato da Hanna Arendt, cioè che azioni disumane non vengono commesse per un’indole maligna ben radicata nell’anima umana quanto piuttosto per l’inconsapevolezza di cosa significhino tali azioni se studiate in uno specifico periodo storico e sociale, è al contempo sia una piccola e benevola giustificazione all’efferatezza umana, sia un monito a ciò che l’Uomo può commettere. E in quanto appartenente al genere umano non si può escludere a priori la nostra sottomissione a tale banalità, se il periodo storico e sociale non ci sorridesse. Sostituire “per non dimenticare” con “per ricordare” è il fulcro del dramma Malvasia: ricordare chi siamo noi Uomini, quali mali siamo in grado di commettere, quanti soprusi può generare il potere.
L’ingresso è riservato ai soci Arci e il biglietto costa 8 euro.

 

Scheda della spettacolo

Drammaturgia e coordinamento registico dello spettacolo: Emiliano Bulgaria

Con: Luisa Vitali, Teresa Fava, Elena Nuvolone, Luca Sebastiano Scelfo, Samuele Scagliarini, Nicola Frabboni, Emiliano Bulgaria

mprovvisazioni sonore e rumoristica dal vivo a cura degli attori.

Con il patrocinio del Museo della Resistenza di Bologna

 

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