Non c’è pace per la residenza psichiatrica

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E’ dal 2008 che l’Azienda sanitaria di Modena ha messo a disposizione (grazie a fondi della Regione) un milione di euro per la realizzazione di una Residenza psichiatrica a trattamento intensivo a Carpi. L’ultimo anello, tra ospedale e domicilio, per garantire un percorso di cura e assistenza completo ed efficace. Storia antica ben lungi però dall’essersi conclusa. A complicare l’intricata vicenda si è sommata l’incerta sorte del Servizio di Diagnosi e Cura cittadino (Spdc): legati a doppio filo, i due servizi stanno rischiando di saltare. La vicenda è ormai nota: di fronte alla paventata chiusura dell’Spdc per far posto alla Residenza Psichiatrica a trattamento intensivo (Rti), i volontari dell’associazione carpigiana che tutela i diritti dei malati psichiatrici e delle loro famiglie Aldilà del Muro hanno levato gli scudi,  di comune accordo con i nostri amministratori, promettendo battaglia e chiedendo maggiore chiarezza alla dirigenza dell’Asl. Quest’ultima ha rilanciato dicendo che sarebbero state salvate capre e cavoli. L’ipotesi? Far convivere, per un periodo sperimentale di almeno 18 mesi nel medesimo stabile, una volta rimesso a norma, (attraverso l’allungamento del piano terra nel lato est) Diagnosi e Cura e residenza. L’associazione è poi stata invitata a mettere per iscritto una sorta di intesa, la quale doveva essere sottoscritta dal dottor Fabrizio Starace, direttore del Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze Patologiche dell’Asl, per ribadire il proprio concetto di psichiatria del territorio, affinché Carpi si possa dotare di una struttura intermedia fondamentale come la residenza senza però sacrificare nulla. “Sono circa tre mesi che attendiamo una risposta dal dottor Starace. Risposte che continuano a tardare. Una cosa è certa – spiega il presidente di Aldilà del Muro, Giorgio Cova – noi vigileremo affinché il servizio di Diagnosi e Cura venga mantenuto in città. Vogliamo vedere il progetto nero su bianco e avere la certezza che, durante i lavori di ristrutturazione della palazzina che ospita il reparto, il Diagnosi e Cura non dovrà chiudere né essere temporaneamente trasferito a Baggiovara come paventato inizialmente”. In attesa della formalizzazione dell’accordo tra ente pubblico e Asl, i nodi da sciogliere restano però numerosi.  A partire dagli spazi. E’ davvero possibile allungare lo stabile? Rumors dicono di no facendo così tramontate l’ipotesi della coesistenza dei due servizi nella palazzina in Piazzale Donatori di Sangue, 3. Alquanto futuristico appare anche l’eventuale – quanto improbabile – trasferimento dei malati in crisi acuta (oggi ospitati nei 9 posti letto del Diagnosi e cura) all’interno dell’ospedale durante i lavori di ristrutturazione della palazzina. E’ infatti noto ai più la cronica mancanza di spazio nel nostro obsoleto ospedale. Dopo le numerose promesse non mantenute, qual è dunque la volontà dell’Ausl, nonostante il sindaco Alberto Bellelli e l’assessore alle Politiche Sociali Daniela Depietri abbiano più volte  ribadito la loro contrarietà alla chiusura o al trasferimento del Diagnosi e cura? Perché nonostante il Comune si dimostri da tempo estremamente flessibile e ben disposto nei confronti dell’Azienda (ndr – dapprima nel reperimento di un terreno sul quale l’Asl potesse erigere la Residenza ex novo, così come nell’offrire una struttura di proprietà comunale dove collocare la Casa della salute) quest’ultima continua a ritrattare e prendere tempo? L’idea di unificare sotto una comune regia, l’Spdc di Carpi e quello di Baggiovara, con l’arrivo – a partire dal 1° febbraio – alla Corte dei Pio della dottoressa Vanna Greco,  già dirigente del Diagnosi e Cura di Baggiovara, va forse nella direzione di chiudere il nostro? Perché l’azienda sanitaria continua a promettere di portare in città una Residenza psichiatrica, spendendo denari, quando ve ne è già una pronta? Si chiama Rsp Stella: struttura privata ricavata all’interno dell’immobile ex camiceria Stella di via Tre Febbraio è stata realizzata da Segesta di Carpi, società specializzata in realizzazioni e ristrutturazioni  di strutture socio – sanitarie e assistenziali.
La struttura, a due passi dall’Ospedale ma perfettamente inserita nel tessuto urbano, è dotata di venti posti letto di Residenza Sanitaria Psichiatrica ed è in grado di ospitare fino a venti persone nel Centro Diurno Psichiatrico.
Un bell’esempio di collaborazione tra pubblico e privato è rappresentato da Casa Valentini a Sassuolo: la struttura – che ospita un Centro di salute mentale, una Residenza psichiatrica e una Semiresidenza (Centro diurno) – è gestita dalla Casa di Cura Villa Igea sotto la supervisione dell’Azienda Usl che ne mantiene il governo clinico.
Non sarebbe, secondo una logica di mero buon senso e ottimizzazione delle risorse, mantenere il Diagnosi e Cura dove già sorge, e creare dei posti in convenzione presso l’Rsp Stella?
La signora Giuliana Ponzoni di Villa Igea si dichiara possibilista nel ripetere in città un’operazione simile a quella di Sassuolo: “qualora vi fossero le condizioni, ovvero compatibilità economica e obiettivi chiari, noi siamo disponibili a gestire in convenzione dei posti a Carpi”. Il tutto a costo zero per l’azienda. E’ lecito  domandarsi perché in città si voglia creare l’ennesimo doppione e quale sia, più in generale, il futuro della psichiatria sul nostro territorio.
Jessica Bianchi