Una luce in fondo al tunnel

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“Io sono come San Tommaso, per crederci, oltre al naso, devo metterci pure le mani”. Ironizza così, con una battuta, l’individuazione del terreno sul quale dovrebbe essere realizzata la nuova Residenza Psichiatrica, Rubes Bonatti, direttore dell’Unità Operativa di Salute Mentale Modena Nord. Una struttura per la quale, scontiamo “un gravissimo ritardo. Per fortuna, ultimamente il Comune di Carpi si è impegnato grandemente per trovare uno spazio e i denari sono stati stanziati dall’azienda sanitaria (ndr 2 milioni di euro). Il progetto è già pronto e comprende 12 posti letto con annessi locali per attività di tipo medico e ludico: una struttura cuscinetto tra il ricovero in acuto al Centro di Diagnosi e Cura e l’assistenza ambulatoriale e territoriale. Finalmente intravediamo una luce in fondo al tunnel”. Numerose però restano le ombre, a partire dalla carenza d’organico del Centro di Salute Mentale di Carpi che mette in forte difficoltà medici e operatori. “Due medici non sono stati rimpiazzati – prosegue Bonatti – e ciò rende il nostro compito più gravoso e gli interventi meno tempestivi”. Se in tempi normali la media di assistiti per ogni medico si attestava tra i 250/300 soggetti oggi si superano, in alcuni casi, i 400 pazienti per medico in una situazione che, com’è ovvio, non può reggere ancora per molto. La conseguenza è un preoccupante aumento dei tempi di attesa: due o tre mesi di ritardo per patologie come queste  sono insostenibili e mettono a rischio il buon funzionamento dei servizi. I numeri del Csm sono impressionanti, come dimostrano i dati del primo semestre del 2014: 1.670 i pazienti in carico al servizio, di cui 59 con doppia diagnosi ovvero persone che a un disturbo psichiatrico associano anche una dipendenza; 254 le visite svolte, con la presa in carico di ben 172 persone; circa 20mila le prestazioni mediche e infermieristiche effettuate, di cui 2.455 domiciliari e 348 urgenti. “Le prestazioni eseguite in regime di urgenza – sottolinea il dottor Bonatti – sono in aumento: a fronte del significativo incremento nel numero di pazienti infatti, i medici rimasti non sempre riescono a fissare con tempestività le visite e questo può creare problemi da affrontare poi in una situazione di contingenza”. La crisi economica e il sisma del 2012 incidono notevolmente sulla psiche di tutti noi, accentuando alcune fragilità: “dopo un terremoto – spiega Rubes Bonatti – diminuiscono vistosamente le patologie psichiatriche più gravi, come le psicosi ad esempio, e i disturbi più seri di personalità. Questo fenomeno però è del tutto fittizio, come la calma prima della tempesta, la quale, solitamente, si scatena dopo un anno o due dall’evento traumatico. Il sisma è un epifenomeno grave che si è sommato a una situazione preesistente di pesante crisi economica: i dati mostrano un aumento preoccupante di persone che si recano da noi in acuto (in crisi), mediamente due al giorno. Le patologie in crescita sono le depressioni, quelle che noi chiamiamo disturbi dell’adattamento con umore depresso o ansioso. E, ancora, i disturbi ansiosi, soprattutto attacchi di panico e un senso generale di ansia”. Carpi vanta il più basso tasso di Trattamenti Sanitari Obbligatori della Regione (7 i Tso eseguiti nel primo semestre dell’anno e 8 gli accertamenti sanitari obbligatori effettuati) e, a calare, è anche il numero dei suicidi: “dopo il sisma abbiamo riscontrato che i suicidi si sono dimezzati, passando dai 24 dell’anno precedente il terremoto a 12”. Ad aumentare però sono i tentativi suicidari per i quali i medici del Csm sono sempre più spesso chiamati a fare consulenze presso il Pronto Soccorso. “Tentativi che – continua il dottor Bonatti – rappresentano la spia di una allarmante, grave e generalizzata situazione di malessere collettiva”. Viviamo tempi complessi. Difficili da elaborare. Nuove fragilità si affacciano, chiedendo risposte. Ascolto e assistenza. A fronte di una sanità sempre più a corto di risorse, l’integrazione che da anni contraddistingue Carpi, tra istituzioni sanitarie e territorio, rischia futuribilmente di saltare: “per motivi economici, si tende sempre più a creare delle macro strutture, le quali, a livello gestionale, forse possono produrre dei risparmi ma, in termini operativi, di certo perdono in efficacia. Io sono uno psichiatra della vecchia generazione, per me la psichiatria metropolitana è disumanizzata e disumanizzante. La psichiatria del territorio deve, al contrario, essere difesa e tutelata”.
Jessica Bianchi