“Ai miei coetanei dico: impegnatevi”

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Ve la ricordate la generazione dei bamboccioni? Ebbene: non è questo il caso. Il ventenne carpigiano Gabriele Guaitoli infatti, con la sua passione e il suo impegno in politica e in ambito universitario, è uno di quei ragazzi che, giorno dopo giorno, cerca di cambiare le cose. In meglio. Un processo faticoso. Lento. Che ha però il potere di arricchire e, allo stesso tempo, di far acquisire quello spirito critico che sempre di più latita nel nostro Paese smemorato. Al secondo anno di Economia e Finanza presso l’ateneo modenese, Gabriele, da anni, si è avvicinato alla politica, dapprima in punta di piedi, per curiosità, e poi sporcandosi, per così dire, le mani. 

Quando è iniziata la tua militanza?

“A sedici anni, al terzo anno del Liceo Fanti, entrai a far parte del collettivo studentesco per manifestare il mio dissenso nei confronti di una riforma, quella della Gelmini, che ritenevo profondamente sbagliata e iniqua.  Organizzammo manifestazioni, momenti di incontro e arrivammo a occupare il Fanti”.

Cosa ti ha spinto a impegnarti?

“Ho sentito il bisogno di fare qualcosa di buono per la società in cui vivo. Per contribuire a un cambiamento reale e concreto. Poi, naturalmente, la consapevolezza e la motivazione maturano e si accrescono col tempo”.

Come giudichi il panorama politico italiano?

“Diciamo che non è dei migliori… Anni di progressivo incancrenimento della politica, unitamente a risposte inefficaci, hanno comportato la nascita di posizioni populiste inadatte a far fronte alla crisi del Paese. Oggi si cercano soluzioni per far fronte alla crisi del sistema politico e non a quella economica, gravissima. A causa del debito pubblico paghiamo ogni anno 90 miliardi di interessi: risorse ingentissime che dovrebbero essere investite altrove, a partire dalla messa in sicurezza del territorio italiano. Nel nostro Paese mancano investimenti seri, capaci di produrre nuovi posti di lavoro e ridare slancio all’economia”.

Tu sei il coordinatore di Udu, Unione degli Universitari  di Unimore e fai parte dell’Assemblea federale modenese di Sinistra Ecologia e Libertà. Sel potrebbe sembrare un progetto politico residuale: cosa ti ha convinto di Vendola?

“Non mi sono mai riconosciuto appieno nel Pd. Sel è la sintesi che, in questo momento, mi rappresenta maggiormente: parla di giustizia sociale, di un’economia differente, di diritti civili e sociali universali e di ambiente in una visione a lungo termine. Una posizione molto più moderna di tante altre. Non dico che questa sarà la mia scelta politica definitiva, poiché l’evoluzione – e l’adozione – di nuovi sistemi economici potrà aprire altri scenari interessanti”.

A differenza di Grillo, la Sinistra non riesce più a parlare alle Piazze. Cosa credi occorra alla Sinistra per riguadagnare consenso e credibilità?

“La Sinistra deve scendere dagli altari, ricominciare ad ascoltare le persone e riguadagnare credibilità nella sua proposta politica. Non si può fare macelleria sociale  (ndr tagli alle pensioni e l’introduzione di nuove tasse) e poi promettere in campagna elettorale interventi a favore delle fasce deboli e delle famiglie… Dopo l’esperienza del Governo Monti, all’appuntamento elettorale, la gente si è sentita tradita dalle promesse del Pd e il consenso di Grillo, che prima di Monti era al 3%, è schizzato alle stelle. Parte dell’elettorato storico della Sinistra ha votato 5 Stelle: non penso ci sia bisogno di acquisire nuovi voti a Destra, è necessario recuperare quelli di delusi e sfiduciati”.

Come giudichi il fenomeno Matteo Renzi?

“Ineccepibile sotto il profilo della comunicazione ma di difficile interpretazione politicamente parlando. Non capisco chi sia. Cosa rappresenti e cosa proponga. Alle Primarie del 2012 si è presentato con un programma spostato a Destra, ora a Sinistra. La sua piattaforma politica continua a muoversi qua e là. La cosa mi crea una certa confusione”.

Credi che Berlusconi sia politicamente finito? Come leggi la rifondazione di Forza Italia?

“Berlusconi ha sempre le sue Tv, le sue tante risorse… Lui c’è. Sempre. E’ abile nel fare proclami al momento opportuno e a restare nell’ombra quando è necessario. Non penso sia tramontato. La scissione con Angelino Alfano era nell’aria per creare un Centrodestra nel quale potessero convivere da una parte, i fan accaniti di Silvio Berlusconi e, dall’altra, coloro che, pur riconoscendosi nelle istanza destroidi non amano il berlusconismo. Non è una rottura, bensì una separazione consensuale”.

Pensi che il Movimento 5 stelle crescerà in caso di nuove elezioni?

“Quest’estate ho avuto modo di conoscere e conversare con molti delusi del movimento. Credo che una buona parte dell’elettorato debba essere riconquistato”.

Cosa pensi dovrebbe fare il Governo Letta per cercare di far fronte alla crisi imperante?

“La crisi attuale non è quella del 2008 che colpì pochi settori e dalla quale siamo usciti. Oggi siamo di fronte a una crisi da domanda interna: a causa dell’austerity, non si consuma più. Tutti i settori sono in ginocchio: sono aumentate le tasse e diminuiti i trasferimenti. E’ necessario ridare soldi alle famiglie e non attraverso la riduzione delle tasse (pensiamo che nei paesi nordici i cittadini pagano tasse salatissime ma hanno un sistema di welfare impeccabile) bensì dando il via a importanti lavori pubblici. Investiamo sull’ambiente, facciamo prevenzione per contenere il rischio idro – geologico, riqualifichiamo i tessuti urbani… se l’economia viene rilanciata, le tasse poi si possono ridurre e non di poco! Non possiamo crescere all’infinito ma possiamo ancora farlo e bene. Matteo Renzi invece si limita a dire di voler ridurre le tasse:  e poi? La sua è una visione vecchia che non risolve il vero nodo della crisi, ovvero l’insostenibilità del sistema economico”.

Fidanzato, attento lettore di saggistica e appassionato di musica (“quando ho tempo suono le tastiere a casa ma ho dovuto rinunciare al gruppo del quale facevo parte: devo pur dormire”, scherza), Gabriele ha le idee chiare sul suo futuro: “dopo il dottorato in Macroeconomia vorrei dedicarmi alla carriera accademica, oppure entrare a far parte di una banca centrale o, in ultima istanza, darmi all’analisi finanziaria”. Nella sua esperienza non sono però mancate le offese: “mi hanno accusato di essere stato deviato dalla politica”. O, ancora, “di apparire in bianco e nero nelle foto anche se mi fotografo a colori: due offese in una”. Nulla di tutto ciò lo ha però scoraggiato, al contrario: “praticare la politica è bello. A volte persino divertente. Ti aiuta a crescere, a  capire i tuoi limiti e a darti degli obiettivi per migliorare. Ai miei coetanei non posso far altro che dire: impegnatevi anche voi”.

Jessica Bianchi

 

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