Non mancava proprio nessuno del gotha della politica e della sanità regionali, provinciali e comunali, all’inaugurazione del nuovo comparto operatorio dell’Ospedale Ramazzini di Carpi, lo scorso 31 maggio: una struttura innovativa che garantisce il massimo livello assistenziale ai pazienti e i migliori strumenti diagnostici e terapeutici agli operatori. “Un anno fa – ha commentato, tra la commozione generale, il direttore dell’Ospedale, Teresa Pesi – eravamo in tenda e il nostro ospedale era un gigante ferito. Vuoto. Oggi invece è un giorno importante per Carpi e l’intera sanità dell’Area Nord che può contare su una struttura ospedaliera non soltanto tornata alla normalità, ma migliorata dal punto di vista strutturale, tecnologico e della qualità delle cure. Il sisma si è trasformato in un’opportunità e oggi il nostro ospedale è più vivo ed efficiente che mai”. Il Ramazzini può ora contare su dieci sale operatorie (a Baggiovara sono 12): quattro realizzate ex novo e sei completamente rinnovate. L’intervento è stato reso possibile grazie a un investimento complessivo di circa 3 milioni e 100mila euro, dei quali 2 milioni e 100mila per interventi sul patrimonio immobiliare e 1 milione in tecnologie sanitarie. Parte determinante delle risorse è stata messa – ancora una volta – a disposizione dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi che ha elargito 400mila euro per acquisire l’intera dotazione tecnologica delle nuove sale. “La Fondazione è orgogliosa di sostenere l’alto profilo sanitario del Ramazzini – ha sottolineato il presidente Gian Fedele Ferrari – dotandolo delle migliori tecnologie, in modo da consentire ai tanti eccellenti professionisti che vi operano di avvalersi di strutture e strumentazioni adeguate per svolgere al meglio la loro missione di tutela della salute dei cittadini. Dopo avere stanziato i 900mila euro per permettere la ristrutturazione del Pronto Soccorso, appena si è manifestata la necessità di provvedere al ripristino del comparto operatorio, danneggiato a seguito del sisma, abbiamo stanziato ulteriori 400mila euro, grazie ai quali non solo è stato possibile riattivare l’eccellenza del servizio chirurgico ma anche elevarne le funzioni con queste quattro nuove sale, dotate di tecnologie di ultima generazione e progettate per una piena polivalenza specialistica. Ma l’azione della Fondazione nei confronti dell’ospedale non si è esaurita qui: sono state erogate altre risorse, per quasi 1 milione di euro, anche per il potenziamento di 13 reparti”. Nell’ultimo anno e mezzo, la Fondazione ha stanziato a favore del nosocomio oltre 2 milioni di euro ma, assicura Ferrari, “nel nostro bilancio ci sarà sempre un posto per l’Ospedale”. A festeggiare il nuovo volto del Ramazzini, anche il presidente della Regione, Vasco Errani, secondo il quale il terremoto ci avrebbe impartito una grande lezione, ovvero che “il motore di una comunità è la solidarietà, senza la quale non avremmo raggiunto risultati così importanti”. Parole a cui fanno eco quelle dell’assessore regionale alle Politiche per la Salute, Carlo Lusenti: “gli operatori, nell’emergenza, hanno dimostrato di saper lavorare come un corpo solo e, senza mollare e senza protagonismi, hanno ottenuto risultati straordinari”. Ma alle parole di circostanza della politica noi abbiamo preferito i volti emozionati di tutti coloro che, dentro a quell’ospedale ci lavorano ogni giorno. Persone che, in silenzio, hanno partecipato alla cerimonia, con gli occhi lucidi e brillanti, consci d’aver dato il massimo, malgrado la paura e le difficoltà legate all’aver perduto la casa o ai disagi conseguenti il sisma. Un grazie di cuore va prima di tutto a loro. Come ha più volte ribadito, anche il direttore generale dell’Azienda Usl di Modena, Mariella Martini. “Un ringraziamento pubblico va rivolto a tutti gli operatori – sanitari, amministrativi e tecnici – che hanno, in ogni momento e in condizioni particolarmente difficili, garantito assistenza di qualità anche quando i muri erano inagibili e collaborato fattivamente al ritorno alla normalità, perché senza di loro i risultati che oggi festeggiamo non sarebbero stati possibili. Il sisma ha costruito una rete forte: tutti lavoravano insieme, facendo affidamento gli uni sugli altri, guidati dall’amore per il bene comune. Ed è proprio su quel sentimento che occorre continuare a far leva, perchè il futuro della sanità che ci attende è tutt’altro che roseo”.
Jessica Bianchi