“Dobbiamo essere gli sponsor dei giovani”

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Applausi e apprezzamento del folto pubblico presente in sala, per il discorso che, sabato 29 settembre, il segretario generale nazionale di Spi/Cgil, Carla Cantone, ha tenuto presso la Camera del Lavoro di Carpi, al civico 1 di via Tre Febbraio. Ques’ultima, dopo i necessari lavori di messa in sicurezza in seguito ai danni causati dal sisma, ha ufficialmente riaperto i battenti con un incontro pubblico e la mostra fotografica Le donne nella Cgil, centrata sul ruolo delle donne nel sindacato, nella società, nel lavoro e nell’opera di ricostruzione.

Hanno aperto l’incontro Emidia Dotti del Consiglio Direttivo dell’Università per la libera età Natalia Ginzburg, e Luisa Zuffi, segretario generale Spi/Cgil Modena, che hanno posto alla Cantone una domanda fondamentale: “quale futuro avrà la rappresentanza sociale del lavoro e quale rapporto con la politica italiana?”. La risposta è arrivata forte e chiara dal segretario nazionale Spi/Cgil. “La Cgil oggi compie 106 anni ma non è un’organizzazione da rottamare. Abbiamo ancora tanto da dire e da fare. Per offrire una risposta ai problemi che abbiamo, occorre stabilire un patto tra le generazioni, per ritrovare un Paese per anziani e uno per giovani. Oggi l’Italia non è né un paese per anziani, né tanto meno per giovani, considerato l’altissimo tasso di disoccupazione giovanile che solo negli ultimi 4 anni è aumentato drammaticamente del 25%, ma non è sempre stato così, perchè nella seconda metà del Novecento, questo era un Paese per giovani e anziani in cui regnava una grande alleanza fra uomini e donne di ogni età, con il conseguente risultato di una vera e fruttuosa coesione sociale. Con la Cgil siamo riusciti a costruire un mondo basato sui diritti di cittadinanza, quelli che oggi ci vogliono togliere.

Le grandi lotte sociali, come il diritto al divorzio o la conquista di una maternità libera e consapevole, le hanno fatte le ragazze, le donne e le anziane tutte insieme, in un’unione che ha davvero fatto la forza e la differenza. I movimenti femministi del secolo scorso non avevano età: erano caratterizzati da rispetto, solidarietà e riconoscimento della coesistenza di diverse generazioni, ognuna con la sua opinione che non necessariamente cozzava con quella di un’altra ma, al contrario, molto spesso, le era similare. Invece oggi non è più così. La società è frantumata, il lavoro disgregato, i valori sbriciolati e anche quando si discute su come uscire dalla crisi emergono le divisioni interne al Paese. In realtà, per far fronte alla crisi, prima di ogni teoria e pratica, occorre ricreare questa alleanza intergenerazionale.

Noi dobbiamo essere gli sponsor dei giovani, dobbiamo aiutarli e quando ci contestano dobbiamo fare un tuffo nel passato e ripensare alle lotte che abbiamo fatto noi e che hanno prodotto dei risultati e, infine, dobbiamo far loro capire che non siamo stati noi a rubare il loro futuro, bensì coloro che hanno messo in ginocchio il Paese con una politica rovinosa. Dobbiamo fare insieme delle battaglie per il lavoro, perchè senza occupazione il Paese non progredisce. Inoltre non dobbiamo più chiedere nulla al premier Mario Monti, perchè abbiamo capito che è meglio se ci adoperiamo da soli. Lui e il Ministro del Lavoro, Elsa Fornero, si sono fermati al rigore e al ripristino della credibilità nel mondo, ma non hanno ancora fatto nulla in direzione di maggiore equità e giustizia sociali, né di crescità e sviluppo economico. Noi tutti dobbiamo aprire una nuova fase e far sì che si investa il più possibile in welfare, poiché questo costituisce il motore di sviluppo per la ripresa industriale e fornisce le risposte ai tanti problemi che attanagliano le donne, le famiglie e i giovani”.

Chiara Sorrentino

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