Dopo 4 anni, siamo ancora senza casa

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Sono passati 4 anni da quel maledetto 29 maggio 2012 in cui Gloria Braida, carpigiana classe 1979, ha perso la sua abitazione ricompresa nell’ex complesso residenziale Botteghe di Ferrari in via Provinciale Motta a Rovereto. Nel luglio 2012 il Comune di Novi dispose la demolizione delle parti pericolanti per scongiurare pericoli per la circolazione e per l’incolumità delle persone, sino ad arrivare alla demolizione integrale nel gennaio 2013 dopo l’autorizzazione di tutti i proprietari, che accettarono inoltre la delocalizzazione degli immobili di loro proprietà, per lasciare al Comune la possibilità di realizzare nell’area interessata una rotatoria. A oggi Gloria e gli altri sette proprietari stanno attendendo il rilascio del contributo per l’acquisto del terreno dove effettuare la ricostruzione in via Albano Modena sempre nella frazione di Rovereto.

“Prevediamo di stipulare il rogito e avviare l’attività edilizia intorno a novembre del 2017. I lavori andranno avanti presumibilmente per 18/24 mesi circa. Non ci aspettavamo che ci avremmo impiegato così tanto quando accogliemmo la proposta di delocalizzazione. Siamo uno dei pochi casi in tutta l’Emilia Romagna a delocalizzare, e la questione ci ha portato via molto tempo perché non si trovava un lotto di terreno edificabile i cui proprietari scendessero a compromesso per la stessa cifra che ci dava la Regione Emilia Romagna.

Dopo varie trattative fallite, finalmente, si è riusciti a trovare un accordo per l’acquisto di un lotto in via Albano Modena, ma per arrivare a ciò ci sono voluti anni. Per dirimere la questione, nel gennaio 2014, è stato creato anche il Consorzio Botteghe di Ferrari di cui sono la segretaria delegata, e ogni 20 giorni noi otto proprietari degli immobili ci troviamo insieme al presidente, il geometra Gabriele Martello. Per il momento sto ancora vivendo con i miei genitori: entrambi pensionati di 75 e 78 anni”.

Ma per Gloria quel 29 maggio non ha significato solo la perdita della casa, ma anche di tutto l’equilibrio lavorativo e familiare che si era costruita fino a quel giorno”.

“Oltre ad aver perso la casa, e con essa quasi tutto l’arredamento di cui purtroppo non sarò mai ripagata, attualmente, a causa del sisma, sto cercando di sopravvivere facendo quattro lavori, tutti pagati con voucher. Prima del terremoto ero socia di un salone di acconciature a Carpi, ma in seguito ai disagi post terremoto che mi hanno tenuta spesso lontana dal lavoro è stato necessario sciogliere la società. E’ cambiata anche la mia vita privata. Nella casa demolita vivevo insieme al mio ex compagno. Quando è stata rasa al suolo ci siamo trasferiti a casa dei miei genitori con cui tuttora abito. Non finirò mai di ringraziarli per quello che hanno fatto e stanno facendo per me. Tuttavia, la mia situazione lavorativa con orari difficili e la convivenza con i miei genitori hanno rappresentato un cambiamento radicale e la nostra libertà di coppia ne ha risentito. Anche in questo senso il terremoto ha sgretolato la mia vita e adesso sto cercando di ricomporre i pezzi piano piano, ma è dura”.

Cosa speri per l’avvenire?

“E’ difficile da dire perché mi ero immaginata un futuro completamente diverso. Oggi mi sento bloccata in Italia, perché seppure ancora senza casa sono comunque vincolata dal mutuo. Quando l’acquistammo io e il mio ragazzo avevamo intenzione di ristrutturarla per poi rivenderla, ma fino a due anni dal momento in cui sarà ricostruita ciò non sarà possibile. Volevamo trasferirci all’estero dove io avevo ricevuto delle offerte di lavoro, ma adesso è sfumato tutto. Per il momento, cerco solo di reagire sia emotivamente che economicamente, perché se è vero che fortunatamente ci verranno ricostruiti ambienti e impianti, è altrettanto certo che andremo incontro a delle spese notarili per la delocalizzazione del mutuo e per il rogito. Inoltre, dovrò far fronte a tutte le spese per il mobilio interno. Non voglio fare né polemiche né proteste, ma desidero solo testimoniare tutto quello che noi terremotati dobbiamo affrontare, perché mi capita spesso di parlare con persone che credono sia tutto ormai risolto. Ecco, non è così. Per noi il terremoto non è solo un ricordo”.

Chiara Sorrentino

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