Conferita al carpigiano Enos Guaitoli la Medaglia d’Onore

Oggi per i fratelli Livio, Giulio e Lucio Guaitoli, così come per il nipote Roberto, figlio di Franco, fratello primogenito prematuramente scomparso, è un giorno davvero speciale. E’ stata infatti conferita questa mattina, in occasione della Giornata della Memoria, la Medaglia d’Onore al padre, il carpigiano Enos Guaitoli.

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I famigliari di Enos Guaitoli col prefetto

Oggi per i fratelli Livio, Giulio e Lucio Guaitoli, così come per il nipote Roberto, figlio di Franco, fratello primogenito prematuramente scomparso, è un giorno davvero speciale, ricco di emozioni. E’ stata infatti conferita questa mattina, in occasione della Giornata della Memoria, la Medaglia d’Onore al padre, il carpigiano Enos Guaitoli. La sobria cerimonia, svoltasi in Prefettura a Modena è stata “emozionante e commovente. Questo riconoscimento –  racconta Livio Guaitoli – è motivo di grande orgoglio per tutta la nostra famiglia. Sappiamo di avere un’eredità da trasmettere, una responsabilità importante a cui non vogliamo certo sfuggire poiché fare memoria di ciò che è stato, in modo corretto, è fondamentale per capire chi siamo e in quale direzione andare”.

Quella di Enos Guaitoli, classe 1915, è una storia di coraggio, simile a quella di tanti altri giovani che come lui scelsero di “resistere”. Ma andiamo con ordine.

Dopo il servizio di leva, il 9 giugno 1940 Enos venne richiamato alle armi per mobilitazione e il 1° luglio dello stesso anno fu trasferito alla Divisione Fanteria Puglie per l’835° Ospedale de Campo nel servizio d’Amministrazione, prima a Feltre e il 17 febbraio 1941 nel Kosovo, territorio dichiarato in stato di guerra dove venne nominato capitano di complemento. Carpi era lontana ma Enos, riuscì a strappare qualche breve licenza per tornare a casa e fu proprio in una di queste occasioni che, il 21 giugno 1941, sposò Lea Ferretti da cui ebbe quattro figli. La vita di Enos come quella di tanti altri soldati venne completamente sconvolta l’8 settembre del 1943, giorno dell’annuncio dell’armistizio con gli Alleati. Abbandonati a loro stessi, soldati e ufficiali italiani dovettero fronteggiare l’organizzata reazione tedesca. Le truppe italiane dislocate nei Balcani, nell’Europa orientale e in Francia finirono, così, per essere sopraffatte dalle forze tedesche. Tra coloro che vennero disarmati e catturati c’era anche Enos Guaitoli. 

Stipati su carri bestiame, chiamati in senso dispregiativo badoglien, non ricevettero la qualifica di prigionieri di guerra ma quella di internati militari italiani, venendo considerati non nemici ma ex alleati. Hitler, infatti, non riconobbe lo status di belligerante al Regio Esercito Italiano e diede impropriamente la qualifica di internati militari ai soldati italiani perché tale definizione poteva essere attribuita, per la Convenzione di Ginevra, a chi fosse stato presente in Stati neutrali, non coinvolti nel conflitto.

Nel dicembre del ’43 insieme agli altri italiani prigionieri Enos Guaitoli fu spostato da Belgrado a Vienna, a Kaisersteinbruch dove iniziò la vera e propria prigionia nel campo M-Stammlager XVII A dove venne immatricolato col n. 151.601. Il 12 dicembre venne trasferito, su un carro bestiame, alla volta della Polonia dove arrivò dopo nove giorni a Sieldce, oltre Varsavia, nel campo Stalag 366. Vi rimase fino a marzo poi fu nuovamente trasferito dapprima nel campo di Sandbostel, Stalag X B, fra Brema e Amburgo, e poi nel dicembre del 1944 al campo Offlag 83 di Wietzendorf. Il 1° marzo 1945 venne inviato, insieme ad altri compagni, nei pressi di Cuxhaven e obbligato a scavare le trincee per le contraeree. La sua agonia terminò a Fassberg dove rimase fino al 16 aprile, data in cui il campo di aviazione venne liberato dalle truppe inglesi. Alla fine del mese di maggio, dopo essere stato ospitato da una famiglia tedesca rientro a Fassberg, occupato dagli alleati e divenuto luogo di raccolta e smistamento dei prigionieri per il rientro in Italia.
Il 18 agosto, Enos, ridotto a pelle e ossa, salì su un carro merci per iniziare il lungo viaggio verso casa. Allo scalo ferroviario di Pescantina, il cappellano militare Don Apelle di Carpi lo ricondusse da sua moglie e dal suo primogenito Franco nato durante la guerra e ancora mai conosciuto, a bordo di un camioncino. Il 25 agosto 1945, Lea potè finalmente riabbracciare suo marito. “Alla fine della prigionia mio padre pesava circa 48 chili. Denutrito e provato dagli stenti ci mise mesi a riprendersi ma ce la fece”, racconta il figlio Livio, circondato dall’amore dei suoi cari. 

Dopo la Croce al merito di guerra, consegnatagli nel 1960, ora a questo nostro concittadino è stata conferita anche la Medaglia d’Onore. Enos ci ha lasciati nel 2007, a 92 anni, dopo una vita spesa presso la Cassa di Risparmio di Carpi, ma, ne siam certi, ne sarebbe stato fiero.

Jessica Bianchi

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