S’intitola Il poster di Beli (Eretica edizioni) il primo romanzo scritto e pubblicato da Marco Benati, 43 anni di Carpi, conosciuto come Benna: “è un libro che parla di sogni e di obiettivi, delle salite irte e delle discese rapide che si affrontano quando si cerca di realizzarli. Inizialmente avevo intenzione di farlo diventare un libro per ragazzi, ma, col passare delle pagine, mi sono reso conto che è anche un libro per i genitori, quelli che guardano un figlio costruirsi la vita giorno dopo giorno, errore dopo errore, tentativo dopo tentativo. Quelli che capiscono che, a volte, un poster è un’ancora più salda anche di un genitore stesso”.
Come nasce l’idea di questo libro?
“Nasce dall’esigenza di parlare di pallacanestro. Mi sono riappassionato a questo sport grazie al più grande dei miei che figli vive di basket. A forza di studiarlo e di parlarne con persone più esperte di me, ho raccolto nella mia testa parecchio materiale e mi sono reso conto di non poterlo mettere nelle canzoni. E così ho lasciato andare la fantasia, senza incastrarla in metriche e rime. Ho inventato, o meglio, reinterpretato, quelle che sono state le esperienze vissute nelle palestre in questi ultimi anni, le mie e quelle del mio figlio maggiore. Nel racconto avevo bisogno di un filo conduttore, un veicolo che accompagnasse i sogni e gli obiettivi di un ragazzo che vuole diventare un giocatore vero. Questo mezzo di trasporto è un poster, perché tutti abbiamo avuto, nella nostra vita, dialoghi intensi con il poster di un nostro idolo attaccato alla parete della cameretta. Da tifoso Virtus, l’idolo si è materializzato nel cestista Marco Belinelli”.
Come definiresti il tuo stile?
“Al momento non lo definirei. Ho scritto questo libro a ruota libera, e mi sono reso conto, nelle varie riletture, che qualcosa mi sono portato dietro dalle canzoni, come ad esempio la ricerca delle punchlines, ovvero le frasi ad effetto piazzate nei punti giusti. Mi sono ritrovato anche a rileggere certe parti immaginando la voce degli storyteller sportivi che più apprezzo, ovvero Federico Buffa e Gianluca Fraula. Ho utilizzato molto le similitudini, le metafore, le allegorie, esattamente come ho sempre fatto nelle canzoni. Sicuramente sono stato molto spontaneo e spero che si possa leggere la freschezza che spesso accompagna i primi lavori di tanti scrittori”.
E invece tra i tuoi autori preferiti chi c’è?
“Tra i miei autori preferiti ci sono sicuramente Jonathan Safran Foer e Chick Palahniuk, anche se scrivono cose diversissime da quello che c’è in questo libro. Però sono anche un divoratore di biografie, perché dei personaggi che mi interessano mi piace sapere più cose possibili e voglio citare anche mio padre, che da quando è andato in pensione ha scritto e pubblicato diversi libri, e che mi ha incoraggiato a provarci”.
La produzione musicale continua o hai in mente di perseguire maggiormente quella letteraria?
“In questo momento non penso a nulla che non sia un altro libro. Ammetto che la musica era diventata quasi meccanica. Inoltre, soprattutto nel rap, non puoi invecchiare e io questa cosa non la sopporto. Voglio invecchiare tranquillamente e con i libri è possibile. Inoltre, il processo non è finito. Ho scritto un libro che parte da esperienze vissute con riferimenti a luoghi e persone che fanno parte della nostra comunità anche se poi ho romanzato il tutto, ma la sfida successiva sarà quella di scrivere una storia che sia completamente inventata. Al momento, quindi, la musica è in pausa a tempo indeterminato, ma mi piacerebbe scrivere per altri e basta. Sono arrivato a portare un pezzo scritto da me sul palco del concertone del Primo Maggio e quella potrebbe essere la strada più soddisfacente. E poi non vedo l’ora di rimettermi al lavoro con la prosa, anche se, al momento, mi sto godendo il viaggio di questo libro”.
Il poster di Beli si può trovare sul sito di Eretica Edizioni e nei principali distributori online, oppure ordinarlo in libreria.
Chiara Sorrentino