Il fenomeno della resistenza agli antibiotici: il punto a Modena

“Il Ministero della Salute ci ha dotato di alcuni strumenti di controllo per elaborare dati e restituirli in termini di rischio così possiamo attenzionare meglio i controlli in quegli allevamenti dove questi parametri risultano da monitorare” chiarisce il dottor Federico Spinoso, Direttore del Servizio di Igiene Allevamenti e Produzioni Zootecniche dell’Ausl di Modena

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“Per prima cosa va sfatato un concetto del passato: l’antibiotico-resistenza non è dovuta al passaggio di molecole in conseguenza dell’assunzione di carne di animali curati con gli antibiotici. Non è così. I campioni non rilevano in modo significativo la presenza di residui di farmaci ma quello che si riscontra è la presenza del genoma dei batteri che hanno acquisito questa resistenza” chiarisce il dottor Federico Spinoso, Direttore del Servizio di Igiene Allevamenti e Produzioni Zootecniche dell’Ausl di Modena. Con il termine antibiotico-resistenza si intende la capacità di un batterio  di resistere all’azione di uno o più farmaci antibiotici e quindi di sopravvivere e moltiplicarsi: per rispondere a questa emergenza bisogna mettere insieme salute umana, salute animale e salute dell’ambiente. “Ci muoviamo nell’ambito più grande che è quello della One Health cioè una salute unica, animale, umana e dell’ambiente che tutti, cittadini, medici, allevatori dobbiamo tutelare” ribadisce il dott. Spinoso in occasione del convegno ‘One Health e antimicrobico-resistenza – Come risolvere un problema globale a livello locale’ organizzato dall’Azienda USL di Modena insieme all’ISDE, Associazione Italiana Medici per l’Ambiente. Nei vari interventi sono state raccontate e valutate le diverse strategie messe a punto per il controllo del preoccupante fenomeno dell’antimicrobico resistenza.

“Il problema è tanto locale quanto mondiale e ognuno è chiamato a fare la propria parte. Per quel che riguarda la parte veterinaria, la strategia più indicata e più ovvia è quella di ridurre il più possibile l’utilizzo degli antibiotici negli animali. Il che non significa non curarli ma prestare attenzione ad aspetti di cui finora ci si è poco preoccupati  e relativi al benessere degli animali stessi: dove vivono e come vivono, per avere animali più sani e meno soggetti a trattamenti farmacologici. L’allerta è generale”.

Che tipo di lavoro fate?

“Il Ministero della Salute ci ha dotato negli ultimi anni, a partire dal 2019, di alcuni strumenti di controllo, a partire dalle ricette elettroniche, per elaborare dati e restituirli in termini di rischio così possiamo attenzionare meglio i controlli in quegli allevamenti dove questi parametri risultano da monitorare”.

Negli allevamenti è cambiato qualcosa?

“L’allevamento intensivo è quello più a rischio ma si è fatto molto perché i dati che ci vengono restituiti rilevano un abbattimento consistente e considerevole dell’utilizzo degli antibiotici. Le vendite degli antibiotici sono precipitate oggi rispetto a quindici anni fa. I risultati si vedono già, e in maniera palese”.

Al convegno dedicato all’antibiotico-resistenza seguiranno altri momenti di approfondimento della pratica ‘One Health’, modello sanitario basato sull’integrazione di discipline diverse, incentrato sul riconoscimento che la salute umana, la salute animale e la salute dell’ecosistema siano tra loro legate in maniera indissolubile.

Sara Gelli