Dall’Europa delle soluzioni all’Europa dei problemi

Le imprese specialmente le PMI soffriranno le pene dell’inferno, ci saranno tanti licenziamenti, domanda e offerta si riallineeranno nuovamente ma con la povertà che aumenterà a dismisura e la domanda interna distrutta.

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Gli annunci a cui seguono immediati ripensamenti sulle strategie che la Bce intende adottare determinano un’incertezza che è intollerabile: le borse crollano, poi rimbalzano a vantaggio di chi sa le cose e ne trae beneficio senza sudare. È una anomalia tutta europea perché Fed e Bank of England assumono decisioni senza tanti annunci, ma probabilmente adesso più che mai sembra divergere l’interesse dei cittadini europei da quello della grande finanza.

A conferma dell’inadeguatezza dell’Europa che oggi si ritrova a gestire un’inflazione senza precedenti con tempi e strumenti sbagliati e con troppa titubanza.

La Fed negli Stati Uniti ha alzato i tassi in una condizione di inflazione alta ma spinta dalla domanda: il ceto medio americano grazie a un reddito più alto ha speso per l’acquisto di beni spingendo le aziende a rialzare i prezzi in un contesto di aumento del costo delle materie prime a livello globale. La situazione europea è ben diversa perché dipende anche da problemi logistici importanti con il fornitore primario, la Cina, oltre che dai costi fuori controllo delle materie prime (inflazione importata).

Intervenire in Europa con l’aumento dei tassi in un contesto in cui i redditi non sono aumentati, i cittadini stanno peggio di prima della pandemia, l’inflazione erode i risparmi e la redditività delle imprese, significa appesantire ulteriormente la capacità di indebitarsi e quindi investire delle imprese e dei cittadini e creare le condizioni per la tempesta perfetta spianando la strada alla recessione.

Dal 2015 la Bce ha a disposizione lo strumento del quantitative easing, il programma di acquisto dei titoli sovrani inventato da Mario Draghi per consentire alla Banca centrale di fare il “prestatore di ultima istanza” degli Stati nonostante sia una banca privata senza uno Stato. Il quantitative easing ha più volte evitato allo spread dei Paesi di assumere dimensioni catastrofiche col rischio di default.

Dal 2015 è sempre stato così. Quand’è che l’Europa pensa di sospenderlo? Adesso… Con l’inflazione quasi al massimo storico, dopo la pandemia che ha decimato le imprese, con i redditi pro capite sempre più bassi e gli spread dei Paesi periferici che schizzano, con le regole europee che sono rimaste tali nonostante i bei discorsi, verranno richiesti nuovi tagli al Welfare nei Paesi che vanno in sofferenza (vedi Grecia). Può essere una gabbia di gente normale?

Ci stiamo creando dei problemi: ne siamo consapevoli? Le imprese specialmente le PMI soffriranno le pene dell’inferno, ci saranno tanti licenziamenti, domanda e offerta si riallineeranno nuovamente ma con la povertà che aumenterà a dismisura e la domanda interna distrutta.

Sono trent’anni che facciamo gli stessi errori, facendo le stesse cose, anche nel 2008 e… non è andata bene.

PAP20