Mancano medici nei Pronto Soccorso? Chiudiamo quelli minori

Nell’impossibilità di fronteggiare il sottorganico tramite assunzioni ordinarie da concorso pubblico, l’Ausl di Modena, così come quella di Reggio Emilia, ha pubblicato un avviso di gara rivolto ad agenzie private, le quali dovrebbero fornire medici per coprire i turni negli ambulatori di Pronto Soccorso o sui Mezzi di Soccorso Avanzato. Una scelta ritenuta gravissima dal sindacato ANAAO ASSOMED per il quale l’unica soluzione praticabile è invece la chiusura di Ps periferici per ottimizzare e valorizzare le risorse esistenti. La salute non deve far rima con comodità ma con sicurezza!

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Gli eroi sono scomparsi, al loro posto arrivano i prestatori d’opera a gettone. Un’amara realtà, soprattutto, se il settore a cui ci si riferisce è quello della sanità pubblica, un sistema le cui lacune sono ormai sotto gli occhi di tutti. La carenza di personale medico e la fuga di chi c’è dai reparti ospedalieri, soprattutto dai Pronto Soccorso – Carpi compresa – è un fenomeno ormai tristemente noto. 

Nell’impossibilità di fronteggiare il sottorganico tramite assunzioni ordinarie da concorso pubblico, l’Ausl di Modena, così come quella di Reggio Emilia, ha pubblicato un avviso di gara rivolto ad agenzie private, le quali dovrebbero fornire medici per coprire i turni negli ambulatori di Pronto Soccorso o sui Mezzi di Soccorso Avanzato. Una scelta ritenuta gravissima dal sindacato ANAAO ASSOMED che denuncia come “di fronte a questa emergenza, anziché scegliere la strada della razionalizzazione e dell’efficientamento a reale vantaggio della popolazione, nonché la valorizzazione del personale esistente, si va, ancora una volta, verso soluzioni semplicistiche e di immediata presa politica sull’utenza, che forse potrebbero risolvere un problema adesso, ma sicuramente ne aprono altri ben più gravi”.

Quali saranno le ricadute di tale scelta sul servizio reso ai cittadini? 

“I rischi – spiega Ester Pasetti, segretario Anaao Assomed Emilia Romagna – sono quelli legati al fatto che a questi professionisti non viene richiesto – come a tutti coloro che vengono assunti dal sistema sanitario nazionale – il superamento di un concorso in cui dimostrare le proprie capacità e inoltre non viene loro necessariamente richiesta nemmeno la specialità. Si tratta di persone che non sono integrate nella rete ospedaliera, dei prestatori d’opera che arrivano in una struttura che non conoscono e presso la quale faranno le loro ore per poi andarsene. Non sono abituati al lavoro d’equipe e se questo è terribile nei Pronto soccorso, figuriamoci in una specialistica chirurgica come l’Ostetricia – Ginecologia…”.

Gli ambulatori del Pronto Soccorso saranno presidiati da Medici Libero Professionisti assoldati dalla Cooperativa che agiranno con turni in modalità “mordi e fuggi”, come un corpo estraneo al sistema aziendale di cui non fanno parte. “Ciò – prosegue il sindacato – provocherà un esponenziale aumento del numero di ricoveri inappropriati notturni e festivi e di consulenze specialistiche con pesante aggravio dell’attività sui reparti ospedalieri che si vedranno aumentare le richieste di prestazioni e posti letto”.

Qual è a suo parere la soluzione per far fronte alla carenza di organico? Chiudere i Pronto Soccorso minori?

“Questa è l’unica soluzione possibile – prosegue Pasetti – e noi lo abbiamo ribadito anche alla Commissione salute della Regione. Non mi riferisco a Ps isolati, quelli devono essere mantenuti bensì ai Pronto Soccorso di pianura che distano pochi chilometri dal polo ospedaliero principale e, quindi, da un Ps vero, dove chi vi accede ha la garanzia che alle spalle del reparto vi operano h24 tutta una serie di professionisti. Insomma strutture piccole che non siamo in grado di sostenere e che non danno garanzie di sicurezza. Il Pronto Soccorso non serve a farsi ricucire un dito, bensì a salvare vite umane. Dobbiamo creare le condizioni affinché siano altre le strutture che ricuciono le dita”.

Ps periferici, spesso inadeguati e obsoleti, e pertanto eliminabili. Di quante strutture stiamo parlando nella nostra Regione?

“Almeno un paio per ciascuna provincia”.

Molte prestazioni, pensiamo ai cosiddetti codici bianchi e verdi, potrebbero essere erogate presso le Case della Salute, presidi di prossimità…

“Credo che nelle Case della Salute potrebbe trovare posto circa il 30% dell’utenza che oggi si rivolge ai Ps. E’ lì che le persone possono ricevere risposte rapide e comode. Possiamo pretendere di avere il droghiere sotto casa ma se si tratta di sanità il cittadino deve essere educato al fatto che la salute deve essere erogata in sicurezza non in comodità. Oggi grazie a elicotteri e mezzi di soccorso avanzati, come l’automedica (che peraltro a Carpi non c’è), in caso di emergenza è molto meglio essere portati direttamente in un centro qualificato di riferimento anzichè raggiungere l’ospedale più vicino per poi essere centralizzati per mancanza di mezzi”. 

Insomma in considerazione della carenza di personale è quantomai necessario concentrare le risorse disponibili sui PS che offrono garanzie di sicurezza. La politica, anziché vivere di proclami, raccontandoci la favoletta della “salute a due passi da casa” dovrebbe smettere di difendere i propri campanili e veicolare messaggi corretti: la salute deve far rima con sicurezza, non con comodità. Sarà impopolare ma è la realtà soprattutto in tempo di vacche magre. E magra come ora la sanità pubblica non è mai stata…

Chiara Tassi – Jessica Bianchi