La piccola Vittoria, figlia di Fedez e Chiara Ferragni, è stata ricoverata in ospedale a causa dell’RSV (sincitory respiratory virus) o VRS (virus respiratorio sinciziale). La notizia, immediatamente diventata virale, ha fatto il giro d’Italia, portando alla ribalta della cronaca un virus respiratorio “comune ma che nei bimbi piccoli, in particolare sotto i sei mesi di età, può comportare anche conseguenze molto gravi”, spiega il professor Lorenzo Iughetti, direttore di Struttura Complessa di Pediatria dell’Azienda ospedaliero universitaria di Modena.
Nelle ultime ore è stata lanciata una vera e propria allerta con diversi ospedali italiani che stanno registrando un boom di ricoveri di bambini a causa del virus respiratorio sinciziale: a Padova sono una ventina i piccoli ospedalizzati, al Policlinico Umberto I di Roma 10, ma anche nelle altre regioni la situazione è simile.
Un’epidemia arrivata con “due mesi di anticipo”, prosegue il professor Iughetti: “solitamente infatti il picco si registra tra gennaio e febbraio mentre quest’anno abbiamo già avuto una decina di bimbi ricoverati di cui due in condizioni molto gravi”. Una situazione attesa e “prevedibile, poiché – spiega il professore – per un anno e mezzo il virus è pressoché scomparso grazie alle misure anti-Covid, ovvero il frequente lavaggio delle mani, l’uso della mascherine e il distanziamento. Solitamente tra dicembre e febbraio ogni anno ricoveravamo tra i 150 e i 180 bambini sotto i sei mesi di età, mentre nel 2020 abbiamo avuto un solo caso di bronchiolite, la patologia causata dal VRS. Negli States e in Australia l’Rsv ha cominciato a circolare alcuni mesi fa, lo stavamo aspettando e ora che le misure di prevenzione legate alla pandemia si sono allentate e i fratellini e le sorelline più grandi sono tornati all’asilo o a scuola, il virus è tornato a bussare alle nostre porte”.
L’RSV è un virus respiratorio molto comune che si diffonde per via area soprattutto attraverso le mucose di naso, bocca, e occhi… Quando una persona infetta tossisce o starnutisce, rilascia in aria delle particelle che contengono il virus: se si è abbastanza vicini possono essere inalate, oppure si possono depositare sulla bocca, sul naso o sugli occhi. Si può contrarre l’infezione anche toccando con le mani secrezioni nasali o buccali infette e quindi strofinandosi con le mani occhi o naso. Questo virus, “banale per l’adulto – specifica il direttore di Struttura Complessa di Pediatria dell’Azienda ospedaliero universitaria di Modena – non lo è affatto per i più piccini i quali possono andare incontro a una importante difficoltà respiratoria tanto da necessitare di ossigenoterapia più o meno prolungata”.
Il medico ricorda poi come non esista un vaccino specifico contro il virus respiratorio sinciziale bensì un “farmaco costituito da anticorpi, riservato però solo a lattanti ad alto rischio. Tutto ciò che possiamo fare, di fronte alle manifestazioni cliniche più gravi, è somministrare ossigeno ai bambini per supportarne la respirazione, dando loro, contestualmente liquidi”. L’arma principale resta dunque la prevenzione: “quando un neonato arriva a casa – conclude il professor Iughetti – solitamente gli si riversa intorno tutto il parentado. Non c’è modo migliore per diffondere il virus! Il mio consiglio? Tenere i neonati e i bimbi molto piccoli protetti per quanto possibile, soprattutto se hanno avuto dei problemi. Le carezze di mamma e papà sono più che sufficienti, gli altri possono aspettare, fratellini compresi”.
IL FOCUS SU CARPI
Sono stati una decina sinora i piccoli pazienti con bronchiolite, riconducibile al virus respiratorio sinciziale, ricoverati all’Ospedale di Carpi. A tracciare un primo bilancio è il direttore della Pediatria dell’Area Nord, dottor Francesco Torcetta.
“Una patologia, quella determinata da questo virus respiratorio, che normalmente colpisce in maniera sintomatica i piccoli sotto l’anno di vita anche con quadri importanti, solitamente tra la stagione autunnale e quella invernale. Il virus respiratorio sinciziale è la principale causa di ricovero di lattanti con meno di sei mesi per motivi respiratori. A eccezione del 2020, anno in cui ha fatto la sua comparsa il Covid, l’Rsv rappresenta da sempre uno dei principali problemi con cui si devono confrontare i reparti di pediatria e neonatologia”.
Quest’anno l’epidemia ha fatto la sua comparsa prima del solito: “i primi casi si sono presentati già a partire dalla fine di agosto. Forme di bronchioliti che – spiega il dottor Torcetta – fortunatamente nella maggioranza dei casi si risolvono con terapie di alti flussi d’aria arricchiti con ossigeno. Sono rari infatti i casi, e riguardano generalmente i piccolissimi di uno o due mesi, in cui è necessario ricorrere all’intubazione”.
Il virus si ripresenta ciclicamente dando vita a epidemie più o meno gravi e allargate: “è ancora difficile stabilire come sarà quella in corso. Una cosa è certa: le Pediatrie e le Neonatologie sono preparate ad affrontare queste patologie anche se rappresentano uno sforzo assistenziale notevole e che assorbe molte risorse”.
Jessica Bianchi