Che inverno ci aspetta? Il Covid colpirà ancora duro o possiamo dirci al sicuro?

I numeri della pandemia in provincia di Modena sono in miglioramento e la circolazione virale bassa in tutte le fasce d’età, comprese quelle dei giovanissimi, a prescindere dalla percentuale di vaccinati. D’altronde, spiega il professor Andrea Cossarizza, immunologo di Unimore, “è una questione di matematica, se la quantità di virus circolante crolla, la probabilità di incontrare persone infette diminuisce fortemente. La variabile vaccino ha totalmente cambiato l’equazione”.

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Antonio Brambilla e Andrea Cossarizza

“I soggetti non vaccinati traggono beneficio da quelli vaccinati. A dirlo sono gli indicatori, tutti coerenti e in calo”, commenta Antonio Brambilla, direttore generale dell’Ausl di Modena. I numeri della pandemia in provincia di Modena sono in miglioramento (il tasso di incidenza di nuovi casi è di 20 ogni 100mila abitanti mentre la percentuale di primi tamponi positivi si è abbassata all’1,2%) e la circolazione virale bassa “in tutte le fasce d’età, comprese quelle dei giovanissimi, a prescindere dalla percentuale di vaccinati”, prosegue  Brambilla.

D’altronde, aggiunge il professor Andrea Cossarizza, immunologo di Unimore, “è una questione di matematica, se la quantità di virus circolante crolla, la probabilità di incontrare persone infette diminuisce fortemente. La variabile vaccino ha totalmente cambiato l’equazione”. Nel modenese l’84,6% della popolazione target (oltre i 12 anni) è entrato nel circuito vaccinale e i primi frutti si stanno finalmente raccogliendo.

I numeri (le persone in isolamento domiciliare sono scese a 1.227 di cui 390 sintomatiche, mentre i pazienti ospedalizzati per Covid sono 26, di cui 16 in area medica, 8 in sub intensiva e 2 in terapia intensiva) fanno ben sperare ma, spiega il professor Cossarizza, non è il caso di lasciarsi andare a un eccessivo ottimismo circa la stagione invernale che si attende.

“Non ho la sfera di cristallo e dunque non so se possiamo dirci al sicuro per l’inverno. Quello che spero di vedere è un ulteriore aumento di vaccinati per giungere così a una copertura maggiore e il rispetto da parte di tutti delle misure di sicurezza che ben conosciamo: se sarà così mi dichiaro cautamente tranquillo per i mesi che ci aspettano. Una bassa circolazione virale, non dimentichiamolo, limita anche il rischio di mutazioni e dunque la nascita di ulteriori varianti che potrebbero metterci in difficoltà anche se, – conclude l’immunologo di Unimore – la mia impressione è che la Delta rappresenti il top di gamma per la sua capacità di legarsi alle cellule umane”. 

Insomma, aggiunge il direttore Brambilla, “il vaccino rappresenta, e lo sta dimostrando, lo strumento migliore per riprendere una vita normale”.

Jessica Bianchi