La carica dei 300 per testare il vaccino contro il Coronavirus

L’Emilia Romagna partecipa alla sperimentazione del vaccino Oxford-AstraZeneca contro il Coronavirus, uno studio mondiale che coinvolgerà ben 30mila persone. Lo farà con l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena, uno dei sette centri italiani, l’unico in regione, scelti per testare il vaccino sviluppato dall’Università inglese in collaborazione con l’azienda biofarmaceutica.

0
1037
Cristina Mussini, direttore della Struttura complessa di Malattie Infettive dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena nonché docente dell’Università di Modena e Reggio Emilia

L’Emilia Romagna partecipa alla sperimentazione del vaccino Oxford-AstraZeneca contro il Coronavirus, uno studio mondiale che coinvolgerà ben 30mila persone. Lo farà con l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena, uno dei sette centri italiani, l’unico in regione, scelti per testare il vaccino sviluppato dall’Università inglese in collaborazione con l’azienda biofarmaceutica. Sarà, nello specifico, la Struttura complessa di Malattie Infettive a occuparsi della sperimentazione, arruolando e seguendo per due anni 300 pazienti volontari.

“Si tratta di un’ulteriore dimostrazione di come la forte integrazione tra assistenza e Università sia un valore inestimabile per un’Azienda di elevato livello come la nostra”. Abbiamo davvero la possibilità di fare qualcosa di unico e, ora più che mai, abbiamo bisogno dell’aiuto della cittadinanza”, ha commentato il direttore generale dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena, Claudio Vagnini.

I 300 sceglieranno volontariamente di far parte del trial, ovvero della sperimentazione clinica del vaccino e, chiarisce la dottoressa Cristina Mussini, direttore della Struttura complessa di Malattie Infettive dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena nonché docente dell’Università di Modena e Reggio Emilia, “non percepiranno alcuna somma di denaro poiché nel nostro Paese è proibito pagare qualcuno per sottoporsi a sperimentazioni di questo tipo”.

I volontari, prosegue Mussini, “sono persone maggiorenni sane o con patologie ma non in fase acuta. Per partecipare alla selezione verrà attivato un numero verde per ricevere informazioni e prendere un appuntamento onde evitare assembramenti. L’inoculazione avverrà poi presso una struttura appositamente scelta per tenere separati i percorsi delle persone affette da Covid da quelli di chi invece si viene a vaccinare”.

Dopo la scrematura dei potenziali volontari effettuata dal personale medico sulla base della loro anamnesi, inizieranno, a partire dal 1° dicembre, le vaccinazioni: “il principio è quello del doppio cieco pertanto i pazienti verranno ‘randomizzati’ 2:1. Vale a dire che 2 riceveranno il vaccino e 1 il placebo e faranno due somministrazioni. A coloro che non avranno ricevuto il vaccino, sarà poi offerto gratuitamente una volta concluso lo studio. Partecipare dunque – spiega la dottoressa Mussini – non è solo un modo per esprimere il proprio senso civico ma comporta anche un indubbio vantaggio personale”.

L’esercito dei 300 sarà seguito per due anni per riuscire così a dare risposte cruciali e cercare di capire se “se nel follow up saranno protetti e per quanto tempo. Quanto dura l’immunità? A oggi sono molte più le cose che non sappiamo rispetto a quelle che conosciamo di questa nuova malattia”, aggiunge Mussini.

Sulla sicurezza del vaccino la professoressa è lapidaria: “ha dimostrato di essere sicuro e di avere un’incidenza, in termini di effetti collaterali (febbricola, mal di testa, brividi), simile a quello contro l’influenza. In fase 2, tra migliaia di pazienti, uno solo ha avuto un problema neurologico reversibile”.

Sull’efficacia Mussini è ovviamente cauta: “secondo i primi dati rilevati in Fase 2, il vaccino induce nei soggetti con più di 80 anni una risposta immunitaria ma abbiamo bisogno di terminare la Fase 3 per capire quanto sia immunogenico e se è davvero protettivo”. L’auspicio è che il vaccino possa essere disponibile per la popolazione a partire da aprile 2021. “Abbiamo poco tempo per l’arruolamento ma confido vi sia partecipazione, sarebbe davvero un peccato se non vi fosse un’adeguata risposta da parte dei cittadini”, conclude Cristina Mussini.

La Struttura complessa di Malattie Infettive porterà avanti lo studio in collaborazione con la Patologia Generale dell’Università di Modena e Reggio, avvalendosi della parte assistenziale infermieristica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria. “Come immunologo e ricercatore impegnato fin dal primo giorno nella lotta contro il Covid – precisa Andrea Cossarizza, professore ordinario di Patologia Generale e Immunologia del Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche materno infantili e dell’adulto di UniMoRe – credo che il vaccino sia lo strumento con la più alta possibilità di sconfiggere questo virus, e possa avere grande efficacia e fattibilità. In questo particolare momento storico, questa strada è di primaria importanza e va intrapresa mettendo insieme tutte le nostre competenze scientifiche e le nostre forze organizzative, per arrivare al risultato che tutti attendiamo. Il nostro laboratorio è attrezzato, noi siamo pronti a partire”.

Jessica Bianchi