Restaurare gli oggetti è come guarirli

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Curare gli oggetti antichi, che abbiano un valore artistico ed economico o solo affettivo, significa anche curare se stessi, prendersi cura del proprio passato e di ciò che si è scelto di salvare. E fortunatamente ci sono ancora delle botteghe di antiquariato, delle oasi in cui l’arte e l’artigianato si mescolano e in cui ogni oggetto viene valorizzato.

Sara Malavasi, carpigiana classe 1986, lavora come restauratrice in una di queste, stART 60 a Modena, e per lei “restaurare gli oggetti è come guarirli”. Pertanto lo fa con la massima attenzione e sensibilità. “All’interno di stArt60 – racconta Sara – sono la persona che si occupa delle piccole cose, dei dettagli che rendono speciale il pezzo da restaurare. Ho iniziato a lavorare con Marco e Luca quando, anni fa, il loro papà mi assunse per restaurare dipinti. Dopo varie esperienze e collaborazioni che mi hanno permesso di avere più conoscenze nell’ambito del restauro sono tornata da loro e non li ho più lasciati”.

Come nasce la tua passione per questo mestiere?

“E’ maturata nel tempo, con calma. Da bambina amavo disegnare e dipingere e, grazie ai miei genitori che hanno sempre caldeggiato la mia vena artistica, ho scelto di iscrivermi alla Scuola d’arte conseguendo il diploma di grafica pubblicitaria e fotografia. Poi, ho continuato il mio percorso con un corso triennale di restauro di tele, tavole e sculture lignee, conseguendo il titolo nel 2009. A seguire ho approfondito la mia conoscenza con lezioni specifiche sul restauro del mobile, stage in cantieri di affreschi e lavori presso diversi laboratori dove sono entrata in contatto con i materiali più svariati: stoffe, lampadari, ventagli e ceramiche”.

Qual è stato l’ultimo oggetto a cui hai lavorato?

“Di recente ho terminato il restauro del piano di un pianoforte a coda, con un elegante motivo a intarsi che lascia intravedere le corde che passano sotto. La proprietaria di questo magnifico pianoforte ha un’acetaia e organizza delle serate usando il pianoforte che, pertanto, dev’essere in perfetto stato. Lo strumento, i cui dettagli sono stati realizzati seguendo la venatura naturale del legno, ha ancora un suo speciale utilizzo, e restaurarne le piccole parti lo rende ancora più prestigioso”.

Serve un’abilità innata o la manualità si acquisisce?

“In realtà serve molta sensibilità personale, la delicatezza della mano si affina con l’esperienza, ma la sensibilità deve essere innata per procedere in questi lavori. Un’altra cosa importante del mio lavoro è saper ricostruire la storia di un oggetto di valore, ricondurlo a un determinato periodo storico, riconoscere il materiale utilizzato, e apprezzarlo riservandogli molte cure e attenzioni”.

L’arte del restauro è solo tradizione o anche innovazione?

“Tutti e tre crediamo che sia importante innovarsi nel solco della tradizione. Una cosa che iniziano a chiederci, magari a partire da qualche elemento che già possiedono, è l’arredo completo. Per questo mi sto specializzando anche in questo settore. Armonia è la nostra parola chiave. Essere artigiani ci porta a dare consigli anche sui migliori materiali da utilizzare per coniugare design e funzionalità. Arredare o rinnovare un intero locale è l’evoluzione di quello che sappiamo fare e risponde alle nuove esigenze”.

Chiara Sorrentino

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