Anoressia e bulimia: a Modena 3.500 pazienti

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Sono in aumento, a livello nazionale, i casi di persone che soffrono di disturbi del comportamento alimentare: a Modena si registrano 300 nuovi casi ogni anno, per un totale di circa 3.500 persone colpite. I pazienti, a seconda dei livelli di gravità, vengono assistiti dagli ambulatori periferici oppure all’Ospedale di Baggiovara, dove è presente una Struttura di Medicina Interna Indirizzo Obesità e Disturbi del Comportamento Alimentare “C’è un’emergenza relativa agli ultimi anni – spiega il responsabile dottor Dante Zini – e il problema è importante sia in termini di numeri, ma soprattutto di impegno assistenziale. In provincia di Modena sono circa 3.500 le persone che soffrono di disturbi alimentari in varie fasi della malattia, per il 90% di sesso femminile e con un’incidenza di circa 300 nuovi casi all’anno”.

Cosa fa il sistema sanitario nazionale per questi pazienti?

“A Modena il sistema sanitario nazionale assicura un sistema di cure articolato: esiste un programma per i disturbi del comportamento alimentare ormai attivo da tredici anni, in maniera ufficiale dal 2013, impostato su diversi livelli di cura: il primo è quello dei medici di famiglia e dei pediatri che hanno la responsabilità di individuare i primi segni e valutare i rischi; il secondo livello è quello ambulatoriale nelle tre aree della provincia di Modena; il terzo per i pazienti più impegnativi e più gravi è quello ospedaliero presso l’Ospedale di Baggiovara dove è possibile ricevere accoglienza e assistenza in Day Hospital e in degenza ordinaria cioè in ricovero qualora fosse necessario. Un aspetto importante nel sistema di cura è che viene assicurato da un’equipe multidisciplinare”.

Perché?

“I problemi alimentari sono anoressia nervosa, bulimia nervosa e altre forme: impegnano sia aspetti che hanno a che fare con la psiche cioè problemi psicologici specifici ma anche aspetti di comportamento alimentare, conseguenze fisiche e complicanze molto importanti per cui è necessario che un’equipe assicuri sia l’assistenza medica e nutrizionale sia quella psicologica e psichiatrica. Per questo il programma comprende medici internisti, dietologi, psicologi, psichiatri e neuropsichiatri infantili”.

E’ sufficiente quello che fa il Sistema Sanitario Nazionale?

“Occorre fare di più perché è una terapia molto impegnativa, i numeri sono rilevanti, le terapie durano sei mesi, un anno ma a volte anche di più per cui occorrono maggiori risorse mediche, ma soprattutto psicologiche, dietisti e maggior disponibilità di posti soprattutto in Day Hospital in ospedale”.

A suo avviso che cosa determina l’aumento?

“Occorre fare riferimento ai fattori di rischio che favoriscono queste malattie. Sottolineo subito in premessa che non esistono cause note: è importante perché a volte le famiglie si colpevolizzano, temono di essere la causa di questo problema, ma non è così. Esistono fattori di rischio: la concentrazione di attenzioni su corpo e apparenze, l’ambiente della moda e della danza, i siti Internet, il bullismo, un trauma”.

Qual è il ruolo delle famiglie?

“Ripeto non è dimostrato che le famiglie siano la causa di tali patologie ma, se all’interno delle stesse si vivono situazioni problematiche, queste possono costituire una situazione di rischio”.

Quali sono le cure?

“Le cure devono essere appropriate e le famiglie informate per poterle richiedere: solo così i pazienti possono guarire o comunque ottenere miglioramenti importanti. Cure non appropriate o ritardate possono favorire la cronicizzazione di una malattia capace di provocare conseguenze gravi sia da un punto di vista fisico, fino anche alla morte, che psicologico. E’ fondamentale anche dare un segnale di speranza perché si può guarire”.

Chiara Tassi