“E’ stato l’Estremo Oriente a scegliere me”

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Affascinata sin da piccola dall’Estremo Oriente, la 28enne carpigiana Jessica Lodi ha da poco realizzato un sogno. Laureata in Lingue per la comunicazione nell’impresa e nelle organizzazioni internazionali all’ateneo di Modena, Jessica ha lasciato un lavoro stabile per lanciarsi nel vuoto e intraprendere un’avventura straordinaria in un Paese lontano. Un luogo tanto affascinante quanto carico di contraddizioni: la Corea del Sud.
 

Quando e perché hai deciso di lasciare Carpi?
“A gennaio 2016 ho lasciato il lavoro che svolgevo da quasi quattro anni nel settore bancario perché mi sentivo adagiata e senza alcuna possibilità di crescita. Pur trattandosi di un posto fisso e con una discreta remunerazione sentivo che non era il mio posto ed ero consapevole che se avessi voluto provare a cambiare, avrei dovuto farlo al più presto. E così ho fatto il salto nel vuoto. Dopo qualche mese di lavoretti e preparazione sono partita”.
 

Come mai la tua scelta è ricaduta su un Paese come la Corea del Sud?
“Ho sempre amato l’Estremo Oriente, sin da piccola. Un giorno, aprendo l’armadio di mio cugino, venni letteralmente sommersa dai suoi fumetti giapponesi… ho sempre pensato che sia stato l’Oriente a scegliere me e non viceversa. Ho già visitato il Giappone un paio di volte, ma è stato proprio nel corso del mio ultimo viaggio lì che, quasi per caso, abbiamo pensato di fermarci anche in Corea del Sud e ne sono rimasta affascinata. Volevo tornarvi a tutti i costi per scoprire più a fondo questo Paese così poco conosciuto in Occidente. La Corea del Sud ha subìto una crescita a velocità vertiginosa e il salto generazionale è immenso. In piena metropoli è normale vedere anziani coi vestiti tradizionali trasportare a piedi nudi carretti di legno colmi di mercanzie di fianco a ragazzi ultra tecnologici vestiti rigorosamente da stilisti  italiani e con visi perfetti (la Corea è il paese con il maggior numero di cliniche di chirurgia estetica al mondo). E’ stata un’attrazione forte quanto inspiegabile”.
 

Dove vivi e di cosa ti occupi?
“Attualmente vivo a Busan, la seconda città più grande della Corea del Sud dopo la capitale Seoul. Lavoro come volontaria presso un English Cafè, realtà qui molto diffusa ma da noi sconosciuta. Si tratta di locali in cui, al prezzo di una bevanda, i coreani possono fare conversazione in inglese con degli stranieri, sedendosi insieme a un tavolo come un normale gruppo di amici. I clienti/studenti possono così studiare in maniera molto meno stressante rispetto agli standard scolastici (che qui sono molto elevati, tanto che la Corea detiene il primato di suicidi al mondo) e al tempo stesso incontrare stranieri, dal momento che la Corea non ha un alto tasso di immigrazione. Ho scoperto questa forma di volontariato grazie al Centro per l’Impiego di Carpi, dove ho sentito parlare per la prima volta del mondo del Workaway e ho subito pensato che si trattasse di una bellissima opportunità per vivere un Paese così da vicino”.
 

Quali sono gli aspetti che più ami della tua nuova vita?
“Ogni giorno è una scoperta nuova. Sono una persona estremamente curiosa per natura e le diversità culturali che sto scoprendo in questo Paese mantengono vivo il mio interesse ogni giorno che passa. Adoro poter aiutare i coreani ad aprirsi all’Occidente e amo ancor di più poter portare la cultura italiana in giro per il mondo. I coreani vanno pazzi per la moda italiana, il cibo, le nostre auto… E soprattutto Monica Bellucci, a quanto pare! Gli asiatici amano l’Italia molto più di noi e questo dovrebbe farci riflettere”.
 

Vi arrivano echi di quanto accade in Corea del Nord?
“E’ un argomento tabù. Le informazioni vengono filtrate dal Governo che opera una discreta censura sui media, motivo per cui per tenermi informata devo controllare le news internazionali. Chiedendo ai nativi cosa ne pensano della situazione, molti scrollano le spalle dimostrando poco – o nullo – interesse. La sensazione generale che ne deriva è che i coreani del sud si considerino totalmente distaccati dai cugini del nord e considerino la faccenda chiusa. I coreani sono molto più terrorizzati dalle radiazioni provenienti dal Giappone, ad esempio”.
 

Com’è la cucina della Corea del Sud? Qual è la cosa più strana che hai assaggiato?
“La cucina della Corea del Sud è basata su riso e carne. In particolare, i coreani amano follemente il pollo fritto, tanto che raccontano con una punta di orgoglio che il numero di catene di pollo fritto nel Paese supera quello dei McDonalds negli Stati Uniti! Sono anche ottimi bevitori, oltre alla birra, le due bevande alcoliche nazionali sono il soju, un distillato di riso e il makgeolli, una sorta di vino di riso, dal caratteristico colore bianco latte.  In Corea del Sud la carne di cane è una tradizione derivata dalla Cina e non del tutto passata: sebbene venga consumata solo dagli anziani e sia rinnegata dalle nuove generazioni, assaggiarla non è impossibile. Io me ne tengo alla larga, ma volendo parlare di cibi “particolari” ho assaggiato i tentacoli di polpo allo stile di Busan, ovvero mangiati rigorosamente appena tagliati dell’animale vivo e quindi ancora in movimento. Da provare (una volta sola però, meglio non sfidare troppo il fato)”.
 

Cosa ti manca di Carpi e della vita di provincia?
“Ho vissuto anche altrove in passato e mi piace definirmi cittadina del mondo ma con un cuore italiano. Sono fermamente convinta che gli italiani abbiano una marcia in più e un amore per la vita contagioso. Carpi non mi manca: ovunque sarò porterò sempre con me un po’ di carpigianità”.
 

In un momento storico estremamente instabile tra crisi economica e attacchi terroristici tu consiglieresti comunque ai giovani di intraprendere esperienze di vita e di lavoro all’estero?
“A maggior ragione, sì. E’ proprio in un momento come questo che dobbiamo viaggiare il più possibile e conoscere nuovi popoli. Lo capisco anche guardando la situazione in cui mi trovo: vivo e lavoro con ragazzi che provengono da tutte le parti del mondo, dalla Russia all’Australia, passando per il Cile e il Canada… E’ solo diventando amici con gente di tutto il mondo che possiamo evitare l’odio. Sto trovando molto utile poter parlare di questi argomenti globali anche con gli altri ragazzi e condividere le nostre opinioni, saper ascoltare è il primo passo verso la comprensione e contro la paura”.
 

Dove immagini il tuo futuro?
“Spero in Italia, ma sempre a contatto con l’estero. Nonostante tutti i problemi sociali, economici e politici, trovo che sia un Paese meraviglioso in cui vivere. Magari passando tutta la vita in Italia non se ne ha la giusta percezione perché manca un termine di paragone, ma basta sperimentare un breve periodo all’estero per capire quanto unico e ricco sia il nostro Paese. Vorrei poter trovare un lavoro che mi permetta di far conoscere l’Italia all’estero non solo tramite i soliti stereotipi ma per quei valori aggiunti che ci portiamo dentro innati. Sto inoltre scrivendo una sorta di diario di viaggio su questa esperienza e, una volta terminato, vorrei poterlo condividere con quanta più gente possibile, magari con una piccola pubblicazione. Questo viaggio mi sta regalando parecchie idee interessanti da mettere in valigia. In futuro vorrei mettere a disposizione di chi ci ama per quello che siamo la mia italianità e carpigianità”.

Jessica Bianchi

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