Perché premiare chi se lo merita

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In Italia la strada è ancora lunga e il traguardo lontano: se la meritocrazia e la crescita economica sono direttamente proporzionali e le persone non sono ancora sufficientemente incentivate a ‘mettersi in moto’ ma preferiscono mantenere le proprie posizioni, è anche perché la meritocrazia in Italia esiste solo a parole.

A far discutere in questi giorni è il bonus per gli insegnanti, docenti di ruolo, previsto, per la prima volta,  dalla legge 107, conosciuta come La Buona Scuola: si tratta di un premio che dovrebbe andare in linea di massima dai 200 ai 1.800 euro per i professori meritevoli. Immediate le resistenze nel mondo della scuola dove cresce la protesta partita da Bologna con l’iniziativa del ‘premio allontanato’: gli insegnanti ‘contro’ contestano il sistema di valutazione introdotto dalla legge 107 perché comporta un aumento della competizione individuale e al grido di “a tutti o non lo voglio” hanno destinato i soldi a progetti didattici.

“La legge è legge – chiarisce Alda Barbi, dirigente scolastico del Liceo Fanti di Carpi – e stabilisce che il dirigente scolastico attribuisca il bonus entro il 31 luglio sulla base dei criteri stabiliti dal Comitato di valutazione” che, al Liceo Fanti, è costituito da sette membri: uno studente, un genitore e un insegnante  individuati dal Consiglio d’Istituto, due docenti proposti dal Collegio Docenti, il dirigente scolastico e un esperto esterno, espressione dello Stato.

“Il Comitato di valutazione ha stabilito i criteri che sono strettamente collegati agli obiettivi del Piano Triennale dell’Offerta Formativa (PTOF), primari per la nostra scuola, e sulla base dei quali saranno individuati i docenti meritevoli del bonus. Ho già ricevuto dagli insegnanti le relazioni di fine anno ed entro il 31 luglio, come prevede la legge, comunicherò a chi  è stato assegnato il premio.

Dando per scontato che un docente sia bravo e faccia il suo mestiere con correttezza, il bonus – aggiunge la preside Barbi – riconosce un lavoro in più che è stato fatto  per il raggiungimento degli obiettivi del PTOF. Il lavoro di tutti i giorni è pagato dallo stipendio e io sono molto contenta dei miei docenti. Distribuire a pioggia questi soldi tradirebbe lo spirito della legge e sarà inevitabile che ci siano dei malcontenti, ma mi assumo tutta la responsabilità dirigenziale che mi viene assegnata. Spero di fare bene! Io credo nella giustizia e sono convinta che questa sia un’opportunità per migliorare la scuola. Tra l’altro si tratta di un’iniziativa sperimentale e dopo i primi tre anni il Ministero dell’Istruzione procederà a una verifica per mettere a punto questo  sistema di premialità dei docenti”.

E delle proteste che ne pensa? 

“La legge non prevede la contrattazione sindacale per assegnare il bonus e, in questo caso, creare un clima di opposizione tra docenti e dirigenti è pretestuoso. Non dobbiamo mai dimenticare che al centro della scuola ci sono gli studenti”.

Ha già in mente gli insegnanti a cui assegnerà il bonus?

“A oggi, non ho ancora vagliato tutta la documentazione in mio possesso. Intendo farlo con rigore e serietà”.

Sara Gelli