Educare alla cura: primi in Italia

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Uno studente su tre del Nazareno si occupa in via pressoché esclusiva di un familiare.
Malati, disabili, in situazione di svantaggio, tossicodipendenti… genitori o parenti impossibilitati a prendersi cura dei propri ragazzi i quali, spesso soli, giorno dopo giorno, si fanno carico della famiglia. Questi i dati emersi in seguito a una ricerca svolta lo scorso anno tra le mura del Cfp Nazareno di Carpi: “sappiamo – esordisce Luca Franchini, direttore della struttura – che tra i nostri ragazzi ve ne sono alcuni che vivono situazioni complesse, ma la realtà fotografata dalla ricerca va oltre ogni aspettativa.
Da anni abbiamo attivato dei percorsi formativi di supporto agli studenti sui temi della prevenzione delle dipendenze, dell’educazione all’affettività… ma ora abbiamo cercato, con l’aiuto della Cooperativa Anziani e non solo e il prezioso contributo del Rotary Club di Castelvetro, di dotarci di uno strumento ulteriore per rispondere in modo concreto alle esigenze e ai bisogni psicologici e sociali dei giovani caregiver che popolano il nostro centro di formazione professionale”.
Il progetto Educare alla cura consiste in un percorso formativo che, per alcune settimane, a partire da gennaio, coinvolgerà gli insegnanti e gli educatori del centro, quindi gli studenti per informarli e sensibilizzarli sul tema. “Gli obiettivi che ci proponiamo – prosegue Franchini – sono sostanzialmente due: spiegare ai giovani caregiver l’importanza e il valore della cura e, al contempo, dar loro gli strumenti necessari affinché non si sentano soli e sappiano a chi rivolgersi in caso di necessità”.
Questi ragazzi hanno bisogno di adulti di riferimento capaci di accoglierli, ascoltarli: “perché a farli soffrire è l’indifferenza dei grandi”, conclude il direttore del Nazareno.  
“A 128 allievi è stato chiesto di rispondere a un questionario per misurarne l’impegno di cura domestica – spiega Licia Boccaletti, responsabile progetti di Anziani e non solo – e, fra questi, 31 risultano avere un livello di impegno moderato, 18 un livello elevato e ben 28 (il 21,9%) un livello molto alto di cure prestate.  In Italia le statistiche disponibili non considerano ragazzi con meno di 15 anni (si parla di 170mila caregiver fra i 15 e i 24) ma la realtà comprende anche giovanissimi con responsabilità familiari da adulti e conseguenze significative sul loro vivere quotidiano.
Il progetto Educare alla cura (che si colloca all’interno di un’azione che la nostra cooperativa porta avanti da anni sul tema della cura e del caregiver) si pone l’obiettivo, formando docenti ed educatori, di diventare un patrimonio di conoscenze da trasferire anche in futuro. Lavorare col gruppo classe invece, speriamo possa evitare fenomeni di esclusione sociale, evitamento e bullismo dei giovani caregiver”.
Le ricerche infatti dimostrano che questi ragazzi possano avere problemi d’istruzione, come difficoltà di frequenza, minor tempo per i compiti e conseguente basso rendimento scolastico; poi problemi a socializzare, perché la loro situazione li priva di occasioni rispetto ai coetanei; problemi psico-fisici, per i risvolti emotivi e materiali derivanti dal loro impegno; maggiore esposizione al bullismo, cioè maggiore rischio di esserne vittime.
Il progetto pilota svolto in due classi prime del Nazareno (da Licia Boccaletti, esperta di caregiving familiare, Federica Mazzocchi, educatrice professionale e Giulia Casu, psicologa) è senza precedenti in Italia e, conclude Boccaletti, “ne siamo davvero orgogliosi”.
“A troppi ragazzi è oggi negata un’adolescenza serena. Ogni giorno alle prese con difficoltà enormi, ai giovani caregiver è interdetta la possibilità di condurre la vita serena dei propri compagni. Una realtà tristissima  – ha aggiunto un commosso  Oreste Bertoni, presidente del Rotary Club di Castelvetro – che ci ha spinti a fare il possibile per sostenere questo progetto meritorio, anche grazie al contributo della Rotary Foundation. La nostra speranza è che questa piaga nascosta emerga sempre più e che progetti simili fioriscano su tutto il territorio nazionale”.
Ed è proprio sulla vergogna e la paura a svelarsi dei giovani caregiver che è intervenuta Daniela Depietri, assessore alle Politiche Sociali del Comune di Carpi: “grazie agli sforzi della coop Anziani e non solo, da anni sul nostro territorio, si è fatta luce e chiarezza sulla figura di colui che si prende cura quotidianamente di un famigliare.  Ora l’obiettivo è quello di arrivare, specificatamente, ai caregiver più giovani. In assessorato ne incontro molti: chiedono aiuto ai Servizi Sociali ma faticano a uscire allo scoperto. Si vergognano della loro condizione. Solo riconoscendosi in un gruppo, confrontandosi e condividendo esperienze simili… potranno uscire dall’oscurità nella quale si nascondono”.
A febbraio Carpi ospiterà un convegno internazionale sul tema, ancora assai poco indagato, dei giovani caregiver: un’opportunità preziosa per dare una voce a chi non ce l’ha.
Jessica Bianchi

 

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