Salvata la Dorando Pietri!

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370mila euro. Questa la cifra stimata per riscattare i diritti di superficie della Polisportiva Dorando Pietri. La Giunta corre ai ripari per salvare la struttura e il Consiglio Comunale si spacca. Il Pd avvalla, le Opposizioni insorgono. “Perché non aspettare la naturale scadenza nel 2031? In quel modo la struttura tornerebbe gratuitamente nelle mani dell’Ente pubblico”, obiettano compatti. Di certo, considerata la drammatica e cronica situazione debitoria in cui versa, è difficile immaginare che la Polisportiva possa essere tanto longeva… E’ altresì vero che, sedici anni, sono molti, soprattutto per una città alla quale da troppo tempo manca una visione di lungo respiro.  Tra le polemiche e le minacce di esposti alla Corte dei Conti, l’operazione – costosa – da 2 milioni di euro è tesa a collocare nello stabile di via Nuova Ponente il cosiddetto Polo della creatività, per il quale tramonta così, definitivamente, l’ipotesi del Torrione degli Spagnoli, primo amore dell’assessore alle Politiche economiche Simone Morelli. Negli spazi vuoti della Dorando Pietri, verranno dislocati la sede operativa del Centro di Formazione Professionale sul tessile abbigliamento ForModena, il Centro provinciale per l’istruzione degli adulti (Cpia), la sede di Carpi Fashion System, l’Archivio Documentale sul tessile abbigliamento Labirinto della moda, le attività della Fondazione Democenter di Modena, uno spazio di coworking e un fabbrication laboratory, “al fine di dar vita a un centro sinergico dove la formazione, la ricerca, la creatività e la cultura imprenditoriale si fondano per fare rete e creare innovazione” si legge nel progetto. Allo scopo di reperire le risorse, il Civico Consesso ha deliberato una variazione di Bilancio di previsione e al Piano degli investimenti 2015-17: 800mila euro i fondi messi a Bilancio per il 2015 (400mila arrivano da entrate proprie e il resto dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi) e 1 milione e 200mila euro per il 2016.  In due anni circa, il Polo dovrebbe prendere forma, andando a occupare 2.500 metri quadri, e ridando vita a un “vuoto urbano”, uno spazio dismesso altrimenti destinato a decadere inesorabilmente. Aldilà delle accuse volate in Consiglio Comunale circa il salvataggio della polisportiva, a restare è il dubbio sull’utilità di un’operazione che, probabilmente, arriva fuori tempo massimo: servirà il polo a salvare il tessile dalla crisi nella quale versa da anni? Getterà un salvagente a giovani in cerca di occupazione? Rispondere ci pare retorico.
Jessica Bianchi