L’archivio ritrovato di V.P.

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Dal 14 dicembre Palazzo Pio torna a essere, per il quinto anno consecutivo, sede di un’importante rassegna dedicata all’opera di artisti che hanno fatto la storia della fotografia contemporanea, dopo le mostre Beppe Lopetrone: moda e celebrità, Olivo Barbieri: opere scelte 1978-2010, Mario Cresci: dentro le cose e Franco Vaccari: in palmo di mano, con la curatela di Luca Panaro. Gli spazi del palazzo carpigiano aprono quest’anno le porte a un altro artista di fama internazionale, noto per le sue fotografie in bilico fra realtà e finzione: il milanese Paolo Ventura. La mostra è promossa come ogni anno da Comune di Carpi, Gruppo Fotografico Grandangolo BFI e  Nuovagrafica, che continuano nel lavoro di  promozione dell’opera di grandi autori italiani. L’idea degli organizzatori si fonda sull’intento di elaborare progetti di ricerca fotografica che indaghino la contemporaneità, in grado di coniugarsi con un’attenzione particolare per la

valorizzazione del territorio e delle eccellenze storico-artistiche della città di Carpi. Ventura è stato invitato a elaborare una sua visione della città, nella convinzione che l’arte contemporanea contribuisca a instaurare un indispensabile dialogo con la storia e la cultura del passato, importante tassello per il raggiungimento di significati originali e per la risoluzione di problematiche che, normalmente, sono riservate alla sola scienza storiografica e alle tecniche museologiche che ne derivano. Il mondo che la macchina fotografica di questo abile artista cattura e reintepreta, è un mondo dai confini non perfettamente delineati che ci fornisce una serie di riflessioni sul sottile e impalpabile limite che divide il reale dall’immaginario. Ventura mette in scena il ritrovamento di una camera segreta all’interno di Palazzo Pio, nella quale sono custoditi oggetti di varia natura, in prevalenza lastre fotografiche della seconda metà dell’Ottocento. Questo materiale viene esposto con rigore, ricostruendo la storia di una persona, forse lo stesso fotografo, di cui si conoscono le iniziali: V.P. Gli abiti, i libri, la macchina fotografica, le immagini sono stati accuratamente catalogati da autorevoli storici, divenendo tasselli e indizi che ci aiutano a ricostruire frammenti di vita di un personaggio la cui esistenza resta misteriosa. Certo è che i dagherrotipi ritrovati sembrano essere le più antiche immagini fotografiche di una Carpi sconosciuta. E il mistero di cui è avvolta la vita e la morte di quest’artista ante litteram coinvolge lo spettatore che dovrà interrogarsi sui confini, sempre più labili, tra storia e finzione, realtà e sogno: è davvero esistito V.P. o è solo finzione? E se così fosse, dove inizia il confine tra vero e falso storico? E, infine, davvero ci interessa, in ambito artistico, parlare di vero e falso? L’esposizione è accompagnata, come ogni anno, da un prestigioso libro bilingue edito da APM Edizioni, composto da un ricco repertorio d’immagini corredate dai saggi di Marco Antonetto e Luca Panaro.

 

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