“La burocrazia non dovrà ostacolarci”

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“Vogliamo ripartire in tempi rapidi e in condizioni di sicurezza, ma le istituzioni devono aiutarci, e soprattutto fare chiarezza sulle misure che dobbiamo adottare per la messa a norma antisismica dei capannoni” è la voce unanime che si è levata lo scorso 13 giugno in occasione del convegno tecnico organizzato da Lapam Carpi presso la sede di via Zappiano. E sempre il 13 giugno, il presidente della regione Vasco Errani, in qualità di commissario delegato alla ricostruzione, ha emanato una circolare applicativa che di fatto esclude le attività commerciali di vicinato da una serie di vincoli burocratici che rischiavano di allungare oltre misura i tempi della ripresa. “Nel nuovo documento – ha spiegato Maurizio Lusvardi, presidente di Lapam Carpi – si specifica che le attività produttive a cui fanno riferimento i commi 7 e 8 del decreto sono quelle svolte all’interno di strutture caratterizzate dalla mancanza di continuità strutturale e da grandi luci, tipicamente monopiano, quali i capannoni industriali in elementi prefabbricati in cemento armato o in cemento armato precompresso e con coperture in materiali diversi da quelli delle strutture verticali”. Pertanto le strutture diverse dai capannoni industriali (bar, ristoranti, negozi, uffici…) per poter proseguire o riprendere la normale attività devono ottenere il rilascio di un certificato di agibilità provvisorio, basato sull’accertamento da parte di un professionista abilitato che svolge la verifica. Per quanto riguarda i capannoni invece, la questione è molto più complessa come ha evidenziato l’ingegner Roberto Ferrari. “I titolari delle attività produttive colpite dal sisma devono incaricare un professionista abilitato ad effettuare una verifica di sicurezza delle strutture per acquisire la certificazione di agibilità sismica, e disporre di tale verifica entro l’8 dicembre 2012. Il livello di sicurezza dovrà essere definito in misura pari almeno al 60% della sicurezza richiesta a un edificio nuovo e per eseguire gli interventi eventualmente richiesti per il conseguimento del miglioramento sismico, ci saranno ulteriori 18 mesi di tempo”. Nel frattempo però dovrà essere rilasciato un certificato di agibilità provvisoria, che garantisca che l’edificio non sia stato danneggiato dal terremoto e non abbia le carenze strutturali indicate dal comma 8: “mancanza di collegamenti tra elementi strutturali verticali e elementi strutturali orizzontali e tra questi ultimi; presenza di elementi di tamponatura prefabbricati non adeguatamente ancorati alle strutture principali; presenza di scaffalature non controventate portanti materiali pesanti che possano, nel loro collasso, coinvolgere la struttura principale causandone il danneggiamento e il collasso”. In caso sussistano una o più di queste debolezze è necessario intervenire entro il 30 settembre 2012.
Ma gli imprenditori presenti all’incontro replicano: “il tempo a disposizione per l’adeguamento ai criteri antisismici è troppo poco e inoltre servono molti soldi. Lo Stato ci darà dei finanziamenti per sostenere le spese per gli adeguamenti strutturali o li darà solo a chi deve ricostruire? Gli Istituti di Credito che finanziamenti sono disposti a coprire da subito? E se facciamo nel più breve tempo possibile tutti gli adeguamenti richiesti, ma poi ci diranno che ne devono essere fatti anche altri?”.
I vertici di Lapam hanno promesso che solleciteranno la Regione affinchè vengano chiarite definitivamente sia le linee guida che gli ingegneri dovranno adottare per l’avvio delle modifiche antisismiche, sia se lo Stato coprirà almeno una percentuale delle ingenti spese necessarie. Per quanto riguarda gli aspetti tributari, il responsabile fiscale di Lapam, Enzo Fanì, ha spiegato che “è in vigore dall’8 giugno il decreto n.74 che sospende fino al 30 settembre 2012 i versamenti dei contributi previdenziali e assistenziali e dei premi assicurativi qualora vi sia condizione certificata di inagibilità. Tuttavia i tempi per ottenere la certificazione di agibilità non sono certo brevi, e pertanto faremo pressioni affinchè venga prorogata almeno di qualche settimana la data fissata. Inoltre i fabbricati crollati od oggetto di ordinanze sindacali di sgombero in quanto inagibili totalmente o parzialmente non saranno sottoposti alle imposte sul reddito fino alla fine del 2013, e saranno anche esenti dall’IMU fino alla definitiva ricostruzione e agibilità dei fabbricati stessi e, comunque, non oltre il 31 dicembre 2014”. Ma i dubbi sono ancora tanti e il rischio della delocalizzazione parziale o totale delle imprese è alto, e tra gli imprenditori c’è già chi pensa di spostarsi: “avevo pensato di allestire una tensostruttura in cortile con pavimento e riscaldamento in vista dell’inverno, ma i costi che comporterebbe, a cui si aggiunge la necessità di pagare una guardia giurata che controlli i macchinari e i computer di notte, mi stanno convincendo che sia meglio trasferire, almeno temporaneamente, la mia impresa a Forlì”. La delocalizzazione delle attività in strutture situate in prossimità delle aziende danneggiate è autorizzata previa certificazione, ma Fanì sottolinea l’importanza di definire meglio il criterio di prossimità che non dovrebbe corrispondere a un’eccessiva distanza, per scongiurare il pericolo, già incombente, di una delocalizzazione generalizzata delle imprese, con conseguenti danni per l’economia e per il lavoro delle persone che in molti casi si troverebbero costrette a scegliere tra seguire l’occupazione lavorativa a scapito della famiglia, o perdere il posto in un periodo che non lascia adito a molte speranze di trovarne un altro.
Chiara Sorrentino

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