Senza donazioni il Ramazzini morirebbe

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E’ ormai assodato: senza la generosità della comunità carpigiana, l’ospedale Ramazzini sarebbe destinato a morire. Di una morte lenta, ma decisamente certa. Che l’ospedale di Carpi sia profondamente malato è sotto gli occhi di tutti così come la noncuranza della dirigenza dell’Azienda Usl. Segni tangibili di tale indifferenza sono il Pronto Soccorso e le tre sale operatorie chiuse del nosocomio, in attesa di lavori di adeguamento e ristrutturazione che, però, continuano a essere rimandati.

Un ritardo doloroso e ingiustificato che non solo mette gli operatori in seria difficoltà, ma che comporta una non trascurabile ricaduta sul numero di prestazioni erogate e, di conseguenza, sulla salute della cittadinanza. E mentre il nuovo Polo radioterapico ha finalmente raggiunto l’obiettivo iniziale, quello di effettuare 25 trattamenti giornalieri e si trova ora di fronte una nuova sfida da vincere, ovvero quella di gestire le richieste di cittadini delle province vicine, altre unità operative dovendo fare i conti con un numero risicato di ore di sala operatoria (ne funzionano infatti solo 3 su 6) sono costrette a lavorare ben al di sotto delle proprie potenzialità.

Una vergogna, considerata la professionalità dei nostri medici e la tecnologia sempre più avanzata che anche il nostro piccolo policlinico può oggi vantare, grazie alla generosità dei carpigiani, imprenditori e associazioni di volontariato in primis. “Il piano di intervento sulle sale operatorie – ha commentato Maria Teresa Pesi, direttore dell’ospedale – prevede l’adeguamento iniziale delle attrezzature delle tre sale chiuse, che dovrebbe concludersi entro l’estate, per cercare così di reggere i tempi necessari per la costruzione del nuovo blocco operatorio, negli spazi sopra al Pronto Soccorso”.

Naturalmente, a causa del silenzio dell’azienda, quando inizierà il cantiere non è dato sapersi, così come è ancora incerto l’inizio dei lavori al Pronto Soccorso, struttura ormai al collasso per mancanza di spazi e su cui la Fondazione Crc ha cautamente “congelato” i 900mila euro stanziati. Siamo ormai alla barzelletta. Tanto grottesca quanto reale. “Siamo direttori sanitari – commenta Claudio Vagnini, direttore del Distretto di Carpi – eppure non facciano altro che tamponare falle, mettere delle pezze per mantenere lo stato delle cose.

E’ frustrante, perchè l’Area Nord merita mantenere il livello di qualità dei servizi che ha raggiunto nel corso degli anni. Fortunatamente, a fronte di problemi economici seri e di un costante calo di finanziamenti pubblici, la comunità carpigiana interviene, perchè vuol bene al suo ospedale”. Ed è proprio l’affezione al Ramazzini la spinta che ha mosso quattro carpigiani a fare l’ennesima donazione. La terza dall’inizio dell’anno: dopo il nuovo ecogastroscopio donato da Anna Molinari al Servizio di Endoscopia Digestiva e Gastroenterologia e il fibrobroncoscopio di ultima generazione donato all’Unità Operativa di Rianimazione e Terapia Intensiva da fratelli Marchi di Liu Jo, Benito Benetti, Attilio Bedocchi, Anna Molinari e Marta Palmieri si sono fatti carico dell’acquisto di una colonna laparoscopica da destinare all’Unità operativa di Ostetricia e Ginecologia.

Senza i preziosi e ormai indispensabili “slanci di generosità della comunità civile”, ha aggiunto il sindaco Enrico Campedelli, la situazione sarebbe davvero allarmante.

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