Ristori solo per un terzo delle aziende e non compenseranno le reali perdite

Per esempio, una parrucchiera passata da 93mila euro di fatturato a 56mila euro porterà a casa 1.850 euro ma un bar passato da 95mila euro a 67mila euro con un calo del 29% non percepirà nulla. A dirlo sono i dati elaborati dall’Ufficio Studi della Lapam sulla base del campione di 5.248 imprese associate esaminate.

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E’ una minoranza delle imprese quella che avrà accesso ai contributi del decreto Sostegni: solo il 30% delle aziende (la percentuale sale al 43,6% per cento delle imprese della moda) riuscirà ad avere i ristori avendo superato il 30% delle perdite. A dirlo sono i dati elaborati dall’Ufficio Studi della Lapam sulla base del campione di 5.248 imprese associate esaminate tra Modena e Reggio Emilia: sono stati confrontati i bilanci del 2020 con quelli dell’anno precedente per verificare le effettive perdite e avere il polso reale della situazione.

Carlo Alberto Rossi segretario generale Lapam

Lapam ha documentato che queste 5.248 imprese hanno emesso fatture per complessivi 908 milioni di euro nel 2020. Considerando che nel 2019 la cifra raggiungeva 1 miliardo e 83 milioni, si tratta di una perdita media del 16,1% del fatturato. “Ci sono state anche aziende che con la crisi hanno visto crescere il fatturato –  precisa Carlo Alberto Rossi segretario generale Lapam – anche del 29%, per esempio nel settore biomedicale”.

Calcolando i ristori sui ricavi effettivi le cifre non sono particolarmente significative e Rossi porta alcuni esempi concreti. Per esempio, “una parrucchiera passata da 93mila euro di fatturato a 56mila euro porterà a casa 1.850 euro; nel settore della ristorazione, un self service passato da 683mila euro a 414 mila euro, a fronte di un meno 39% di ricavi, percepirà 9mila euro; un bar passato da 95mila euro a 67mila euro con un calo del 29% non percepirà nulla. E’ stato superato il discorso dei codici Ateco ma le cifre che vengono rimborsate restano non significative rispetto alle perdite che ci sono state”.

E’ la dimostrazione – per Lapam – che c’è chi ha potuto lavorare e crescere e chi è stato costretto a chiudere dalle restrizioni anti-contagio subendo forti contrazioni di fatturato. E resta l’ingiustizia nei confronti di chi, pur avendo subito ingenti perdite, oltre il 20% del fatturato comunque non avrà nulla.

“Quello che chiediamo è di poter lavorare in sicurezza perché i ristori non vanno a coprire quelle che sono effettivamente le perditeù” conclude Rossi.

S.G.

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