“Chi comanda tiri fuori le mani della tasche e faccia qualcosa”

La nuova stretta su bar e ristoranti introdotta dal Governo? “Una mezza misura che non serve a nulla. A queste condizioni si lavora poco e male. Se esiste l’intenzione di dare il via a un altro lockdown che lo si faccia ora. Procrastinare questa decisione potrebbe seriamente mettere in ginocchio anche chi, con fatica, finora è riuscito a campare: nessuno può permettersi di non lavorare a dicembre”, commenta Tiziano Vignaroli, titolare insieme alla moglie Luana del ristorante La stazione del gusto.

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Tiziano e Luana

La nuova stretta su bar e ristoranti introdotta dal Governo? “Una mezza misura che non serve a nulla. Anziché prolungare l’agonia, sarebbe meglio una serrata totale ora. Non c’è tempo da perdere, i numeri dei contagi crescono, così come quelli delle ospedalizzazioni… cosa stiamo aspettando?”. A parlare è Tiziano Vignaroli, titolare insieme alla moglie Luana del ristorante La stazione del gusto.

“Sembrerò impopolare – prosegue – ma meglio chiudere ora che tra alcune settimane. Nessuno di noi può permettersi di non lavorare nel mese di dicembre, il periodo d’oro dell’anno, ma se andiamo avanti di questo passo il rischio è esattamente questo. Qual è l’utilità di prepararci per gradi a un nuovo lockdown? Non siamo stupidi, lo sappiamo che alla fine arriva il suppostone”.

Le misure introdotte, dalle limitazioni di orario a quelle relative ai numeri di commensali consentiti allo stesso tavolo, hanno già avuto pesanti ripercussioni: “sabato avevo 75 posti prenotati, hanno disdetto in 49. Noi ce la mettiamo tutta per rispettare le regole e cercare di rendere la permanenza dei nostri clienti piacevole ma lavorare è diventato davvero difficile. Quello spirito leggero, conviviale e goliardico che ha sempre caratterizzato il nostro locale oggi non c’è più. Molti venivano qui per trascorrere una serata allegra con gli amici, un po’ caciarona per dirla alla romana, ma con l’aria che tira e l’impossibilità di fare grandi tavolate preferiscono restare a casa. Come dar loro torto…”. Tiziano e Luana si ritengono comunque fortunati perchè anche se “si lavora male, comunque si lavora. Per molti colleghi, soprattutto quelli specializzati in banchetti per cerimonie, non è così”. Il vero nervo scoperto resta il mancato rispetto delle norme, “mica me le dimentico le immagini di certi locali, in Riviera ma anche qui, nel modenese, di locali assiepati di gente dove mascherina e distanziamento erano un optional. Il problema è che affidarsi al buon senso della gente non è sufficiente e il rischio è che questa pandemia diventi la storia infinita. E allora che venga imposta la chiusura: è l’unico modo”.

Sulle contromisure del Governo di fronte all’avanzata del virus, Vignaroli è duro: “anziché comprare i banchi con le rotelle o incentivare l’acquisto di monopattini, non si poteva potenziare il parco mezzi del trasporto pubblico urbano? Se l’Italia si fermerà ancora saranno un’altra volta le partite Iva a pagare lo scotto più caro ma il mio cruccio maggiore è vedere i miei figli, i nostri figli, perdersi i momenti più belli della loro infanzia e della loro adolescenza. Quelli condivisi con gli amici. Tutto si aggiusta, facendo sacrifici tutto si ripaga, ma stiamo togliendo la spensieratezza a una intera generazione. Che ripercussioni psicologiche avrà tutto questo? Non possiamo permetterci di ricominciare tutto daccapo. I numeri di queste settimane impongono misure urgenti. Tempestive. Serve coraggio”.

Nel caso il Governo annunciasse nuove limitazioni alle aperture, Tiziano non ha dubbi: “se imporranno ai locali di chiudere alle 22, io non aprirò. Già ora la gente disdice le prenotazioni, vittima del terrorismo mediatico quotidiano, non oso pensare in che condizioni mi ritroverei. Io credo che questo sia il momento giusto per far chiudere tutti i luoghi di ritrovo e così, forse, a dicembre le cose andranno meglio e tutti potremo ricominciare a lavorare in vista delle festività natalizie. Restare aperti ora, sostenendo le innumerevoli spese che questo comporta, per pochi clienti che senso ha? Per un ristoratore essere chiuso a dicembre significherebbe invece compromettere il bilancio di un anno intero”.

Insomma conclude Tiziano Vignaroli, “a queste condizioni si lavora poco e male. Se esiste l’intenzione di dare il via a un altro lockdown che lo si faccia ora. Non si deve più perdere tempo, procrastinare questa decisione potrebbe seriamente mettere in ginocchio anche chi, con fatica, finora è riuscito a campare. Io non ci sto, non si può lavorare solo per pagare le bollette… La situazione è già drammatica, chi comanda tiri fuori le mani della tasche e faccia qualcosa, ma per davvero”.

Jessica Bianchi