Bike sharing, un servizio da ripensare

Tra circa un mese a Carpi arriverà il nuovo Mobility Manager, tra i suoi compiti, anche quello di rifare il look al bike sharing cittadino e far sì che le risorse pubbliche impiegate (15mila euro l’anno) vengano investite in un servizio efficiente e funzionante onde evitare inutili sprechi di denaro.

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Il servizio di bike sharing, C’entro in bici, nato in città nel 2008, non decolla e necessita di un ripensamento complessivo. Per capirne le lacune basta osservare da vicino le 24 biciclette assicurate alle rastrelliere poste nei pressi della stazione ferroviaria. Non solo non ne manca nemmeno una all’appello, nonostante quello sia il punto d’interscambio modale per antonomasia, ma le condizioni in cui versano non sono certo delle migliori: i mezzi, pesantissimi e ormai obsoleti, sono infatti arrugginiti e sporchi.

In città il parco mezzi è composto da 44 biciclette (in 11 rastrelliere collocate nei punti strategici della città) e a chi sottoscrive l’abbonamento al servizio (gratuito) viene consegnata una chiave numerata con cui può ritirare una due ruote qualsiasi tra quelle disponibili a Carpi e nelle città aderenti al sistema, come la vicina Modena. All’utente si chiede solo il pagamento di una cauzione rimborsabile in caso di restituzione della chiave.

Il Consorzio di Solidarietà Sociale di Modena, convenzionato con l’Amministrazione locale, ha affidato il servizio di iscrizione alla coop sociale Il Mantello, mentre quello di controllo e manutenzione alla cooperativa Riparte. Secondo i dati dello scorso anno, gli utenti iscritti sono 454 mentre ammontano a 20mila le ore di utilizzo delle biciclette nel 2019. Il numero di utenti però non corrisponde a quello degli utilizzatori effettivi in quanto molte persone, non essendoci vincoli per la restituzione, conservano le chiavi a distanza di anni dalla prima iscrizione. Ergo è impossibile quantificare il numero reale di fruitori del servizio. “I dati di utilizzo – spiega l’assessore all’Ambiente, Riccardo Righi – non crescono e non sono significativi (a gennaio 2019 gli iscritti erano 438, 412 a gennaio 2018, 407 a gennaio 2017, 380 a gennaio 2016), a dimostrazione di come oggi il servizio non risponda più alle esigenze dell’utenza e pertanto stiamo discutendo della necessità di rinnovarlo completamente. Carpi non è una città interessata da un turismo forte e dunque occorre ritarare il bike sharing puntando su un utilizzo differente. Dobbiamo riuscire a renderlo accattivante per gli spostamenti casa – lavoro e non solo per i carpigiani ma anche per tutti coloro che qui lavorano ma non vivono. L’auspicio è quello di poter rinnovare e svecchiare il parco mezzi, magari inserendo qualche bicicletta elettrica, ma la cosa fondamentale è ripensare in toto il servizio, legandolo anche a eventuali incentivi sulla base dei chilometri percorsi e delle emissioni di Co2 risparmiate.

Una sorta di buoni mobilità già previsti dal progetto Bike to work attivo a Carpi e volto a favorire modalità di spostamento casa – lavoro sostenibili e a impatto zero”. Tra circa un mese a Carpi arriverà il nuovo Mobility Manager, tra i suoi compiti, anche quello di rifare il look al bike sharing cittadino e far sì che le risorse pubbliche impiegate (15mila euro l’anno) vengano investite in un servizio efficiente e funzionante onde evitare inutili sprechi di denaro.

Jessica Bianchi

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