Costruire le condizioni per una ripartenza graduale e sicura

“Va bene la sospensione fino al 3 maggio per proseguire comportamenti virtuosi di responsabilità però contemporaneamente dobbiamo aprire alcuni tavoli anche sperimentali per ricostruire le condizioni di una ripartenza. È questo il tema che abbiamo posto al governo. Possiamo anche stare fermi tre settimane ma intanto lavoriamo perché poi si decolli”. Lo ha detto il sottosegretario alla Giunta regionale in diretta facebook con il sindaco di Carpi Bellelli.

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Come si affronterà la crisi economica che si sta palesando? Come si ragionerà con le imposte al livello attuale, Imu, Tari, Tasi, Irap? Restare chiuse altri quindici giorni per alcune imprese equivale al suicidio. Il tessile è in ginocchio. Come si muoverà la Regione? Queste le domande poste dalla redazione del settimanale Tempo al sottosegretario alla Giunta regionale Davide Baruffi, presente accanto al sindaco Alberto Bellelli in diretta facebook sabato 11 aprile.

“Siamo qui a discutere di come organizzare la fase 2, quella della ripartenza – afferma Baruffi – nonostante tutte le difficoltà che ancora abbiamo. Per prima cosa abbiamo capito che la sanità è un pezzo fondamentale della tenuta del nostro tessuto economico. Prima dell’emergenza abbiamo ragionato più volte sulla necessità di realizzare il nuovo ospedale in questa parte della provincia, integrato con il resto della rete ospedaliera: oggi c’è una ragione di più per guardare a quella prospettiva. Non è un parlar d’altro: sono le infrastrutture che permettono all’economia e alla società di reggere. Nell’agenda della ripartenza dobbiamo mettere la conferma e il rafforzamento di quella scelta che abbiamo fatto” afferma Baruffi.

La seconda riflessione riguarda la ripartenza per i settori più esposti alla competizione internazionale. “Il tessile è uno di questi e chi vi lavora sa che rischia di perdere delle quote di mercato; il sistema della subfornitura è più esposto rispetto ad altre attività economiche.

Va bene la sospensione fino al 3 maggio per proseguire comportamenti virtuosi di responsabilità però contemporaneamente dobbiamo aprire alcuni tavoli anche sperimentali per ricostruire le condizioni di una partenza graduale e sicura che metta le persone nella condizione di poter riaprire i capannoni evitando contatti diretti, in modo protetto, testando una strategia di sicurezza sanitaria: al governo chiediamo di impostare una nuova politica industriale.

Vale per il tessile di Carpi come per la ceramica di Sassuolo e la meccanica di Modena: siamo una terra di distretti che guarda alle esportazioni e alle quote di mercato a livello globale.  Oggi abbiamo bisogno di qualche leva specifica che ci consenta di reggere dal punto di vista della liquidità: quello che non ha girato dal punto di vista del fatturato deve poter girare nell’accesso al credito. Bisogna che il nuovo decreto messo in campo dal governo disponga immediatamente liquidità dopodiché, visto che poi gli ordini vanno trovati e le stagioni non vanno saltate, abbiamo bisogno di costruire alcuni elementi di ripartenza, prima che in altri territori, ragionando insieme qui, non a Roma, con le imprese, i sindacati, l’Inail e l’Ausl”.

Infine, sul fronte delle imposte “non c’è dubbio – afferma Baruffi – che in questo momento occorra posticipare le scadenze e, visto che le imposte elencate sono soprattutto locali, bisogna mettere i comuni in una condizione di tenuta. Per me questo è un elemento importante. I comuni soffrono le maggiori difficoltà in questo momento perché sono impegnati a garantire i servizi senza risorse. Rischiano di andare subito in difficoltà di cassa e di non avere domani i soldi per chiudere i loro bilanci. Questa è una questione aperta sul tavolo nazionale dove sono stati messi a disposizione circa 5 miliardi di euro: se non assicuriamo ai comuni le risorse per funzionare, non riescono a discutere di cosa poter fare con le imposte”.

A sollevare il tema degli insoluti è il sindaco Alberto Bellelli che si rivolge a Baruffi esprimendo la sua preoccupazione in relazione alla possibilità che non vengano pagate le ricevute delle merci già vendute, nel tessile quanto nell’edilizia. “Inoltre – aggiunge Bellelli – il decreto oggi non ci consente di intervenire su strade e scuole perché sono possibili solo interventi di somma urgenza però alla ripartenza occorrerà modificare il codice degli appalti perché quello attuale “non mette certo il turbo al Paese”.

Baruffi concorda, “si rischia un nuovo crash sulla liquidità se si interrompe la catena dei pagamenti.  È un film che abbiamo già visto e questa volta in modo ancor più drammatico. Per evitare che salti tutto bisogna accelerare al massimo i pagamenti a partire da quelli della pubblica amministrazione. La Regione per prima è al lavoro per liberare tutte le risorse che ha in pancia con modalità semplificate. In secondo luogo si deve lavorare sugli investimenti perché quando si riducono le esportazioni sui mercati internazionali, l’unica cosa che può tenere in piedi l’economia è lavorare sul fronte degli investimenti. Vi anticipo che stiamo facendo una ricognizione come Regione Emilia Romagna per ribaltare il bilancio rispetto a come era stato immaginato qualche mese fa: proveremo a trasformarlo in voci di investimento da fare non direttamente come regione ma attraverso i comuni”.

Poi c’è il tema delle grandi opere. “Se non ora quando?” si chiede Baruffi. Per quel che riguarda il tema del codice degli appalti “abbiamo sperimentato il modello Genova e va ripetuto. Infine c’è il tema delle concessioni autostradali. O queste opere riescono a partire nel giro di pochi mesi oppure non sono un contributo alla ripresa di questo Paese. È questo il tema che abbiamo posto al governo. Possiamo anche stare fermi tre settimane ma intanto lavoriamo perché tutto questo decolli e creiamo condizioni per la ripartenza”.

Sara Gelli

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