Il Made in Carpi è in ginocchio

A distanza di pochi giorni dalla lettera inviata da un imprenditore carpigiano alla redazione del settimanale Tempo e pubblicata sul numero scorso, è il titolare di un altro marchio Made in Carpi a voler testimoniare cosa sta accadendo alle piccole e medie imprese del nostro distretto.

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“La situazione è disastrosa, di questo passo non arriviamo all’estate e c’è da mettersi le mani nei capelli guardando oltre”. E’ un appello disperato quello che arriva dalle piccole e medie imprese del tessile – abbigliamento, che ancora oggi costituiscono l’ossatura del distretto carpigiano. Ridimensionato da crisi economica e globalizzazione, il settore della moda continua a rivestire la sua importanza e a garantire fatturato e occupazione ma il coronavirus come un macigno sta producendo effetti devastanti e perdite incalcolabili.
In gioco c’è la stessa sopravvivenza delle aziende che già non vivevano un momento d’oro e puntavano sulla spinta di Moda Makers, la fiera carpigiana in programma a maggio, per l’allestimento della quale oggi c’è un grande punto interrogativo.
A distanza di pochi giorni dalla lettera inviata da un imprenditore carpigiano alla redazione del settimanale Tempo e pubblicata sul numero scorso, è il titolare di un altro marchio made in Carpi a voler testimoniare cosa sta accadendo alle piccole e medie imprese del nostro distretto.
Fino a qualche settimana fa, qualche speranza c’era: “avevamo chiuso il primo bimestre dell’anno con un +15% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e mi definivo timidamente contento”. Oggi è cambiato tutto.
“Anche se riuscissimo a superare questo momento drammatico – spiega – a rischio è la sopravvivenza dell’indotto che ruota intorno alle aziende: stiro-ripasso-imbusto, ricamifici, stamperie, i contoterzisti che contribuiscono a realizzare l’abbigliamento Made in Carpi, stanno tutti chiudendo”.
Per una piccola e media azienda del tessile abbigliamento carpigiano è impensabile il trasferimento della produzione all’estero, non solo perché non ha sufficienti forze per traslocare in Cina ma perché ha sempre creduto nel prodotto Made in Carpi valorizzandolo nel mondo.
Come se ne verrà fuori nessuno per ora lo sa e regna un generale pessimismo anche perché di tutele per le aziende del distretto della moda per ora non ce ne sono.
“La collezione P/E 2020 è stata consegnata parzialmente e non stiamo ricevendo i pagamenti, addirittura la Spagna li ha posticipati a 120 giorni. Oggi dovremmo essere nel pieno della campagna vendite A/I 2020-21 che per la maglieria è la più importante e invece siamo fermi, al palo”.
Gli ammortizzatori sociali possono garantire continuità di reddito ai lavoratori ma non risolvono i problemi di liquidità delle aziende che, se non incassano, non sono in grado di pagare. I fondi di garanzia rappresentare una boccata d’ossigeno per le imprese ma “anche se fossero a tasso zero chi è quell’imprenditore che oggi si va a indebitare per centinaia di migliaia di euro senza una prospettiva concreta di poter rientrare?”
Non stiamo parlando di alcuni mesi di fatturato ma di un danno che si ripercuoterà sulle prossime stagioni perché i negozi che sono rimasti chiusi hanno ancora la merce da vendere mentre le aziende hanno ancora una montagna di merce da spedire.
Sara Gelli

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