Centauri alla scoperta del Marocco

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E’ dopo aver viaggiato due giorni in nave che toccano la terra africana: hanno deciso di esplorare il Marocco in moto e sono pronti a tutto pur di vivere l’avventura. Sono in diciassette, carpigiani e non, tutti in sella a una due ruote: Ktm, Transalp, Africa Twin, Suzuki, Dominetor, Bmw, modelli che posso reggere la fatica dei fuoripista e le incognite del deserto.

Enrico Contini, Enrico Sabbadini, Mauro Pini, Tiziano Losi, Tiziano Losi, Dorindo Ferrari, Gianni Arnoffi, Walter Lugli, Daniele Tadeo, Loris Giberti, Mauro Pioli, Federico Cilia, Guido Gadda, Giorgio Giliberti, Stefano Artioli insieme ai tre messicani José Luis Ortega, Daniele e José Luis Sixtos, dopo aver sbrigato le lunghe operazioni doganali, iniziano il viaggio: prima tappa Chefchaouen. Lungo la strada incontrano persone piegate nei campi, gente che saluta e guarda curiosa. Dall’albergo in cima alla città si sente il richiamo del Muezzin: col calar della sera la gente si riversa nelle vie strette della cittadina.

Da Chefchaouen, le moto risalgono la dorsale montuosa del Rif attraversando la più grande zona di produzione di marijuana d’Europa, per arrivare alla città imperiale di Fes. E’ da qui che il percorso si fa duro: il sentiero che attraversa la Valle dei Cedri è un pericoloso fuoristrada e il freddo si fa sentire. “Ci sono le prime cadute di Gianni e Triodo, per fortuna non gravi” racconta Mauro Pini indicando sulle foto stradine che sembrano cascate di pietre.

Proseguendo lungo la valle dello Ziz punteggiata di palme, i centauri raggiungono Midelt e poi, per strada normale, Merzouga. E’ il primo assaggio di deserto. Gianni e Triodo lasciano, non se la sentono di attraversare il deserto e decidono per il percorso alternativo che li porterà direttamente attraverso la Valle del Dades.

Il Sahara mette alla prova: sono 90 chilometri di sabbia, un percorso difficile attraverso dune alte anche 200 metri. “Abbiamo perso il conto delle cadute. Titti e Dodo hanno dovuto caricare le moto su un pik up per rientrare a Riad Nomad, un forte incastonato nel deserto e destinato all’accoglienza per sfuggire ai 50 gradi di temperatura”.

Nonostante le difficoltà, il deserto resta un’esperienza unica: per i colori, i silenzi e i misteri. “Sembra che non ci sia nessuno ma se ti fermi compare subito qualcuno. Insomma, non sei mai solo”, racconta Mauro.

Il percorso per raggiungere Zagora corrisponde a un pezzo della Parigi – Dakar. “Ci siamo imbattuti in una tempesta di sabbia che ci ha costretti a procedere ai 10 all’ora. Non si vedeva niente. A un certo punto, ci siamo fermati e abbiamo messo le moto a cerchio per ripararci e aspettare che passasse. Due moto hanno cotto le frizioni, ma per fortuna, come dicevo, c’è sempre qualcuno pronto a soccorrerti nel deserto. Siamo arrivati a Zagora stremati e c’è chi ha deciso di raggiungere direttamente Marrakesh per riposare. Il gruppo si è diviso e in cinque abbiamo fatto tutta la Valle del Dades, attraversando il passo sotto una pioggia di ghiaccio”.
A Marrakesh il gruppo di motociclisti si trasforma in gruppo di turisti così come a Casablanca. Da Rabat si imbarcano per affrontare l’ultima fatica: due giorni e mezzo di viaggio in traghetto per rientrare in Italia dopo 15 giorni su suolo africano.

*b*E’ nato il Motoclub ‘Al Ghèff’+b+

Un nuovo motoclub prende vita a Carpi: il Motoclub Al Ghèff (Il Gheppio) la cui sede verrà inaugurata presso l’aeroporto di Fossoli di Carpi. La prima apparizione pubblica avverrà il 19 maggio in occasione della Notte Bianca quando le moto del Motoclub Al Ghèff saranno ospitate in Piazza Martiri e su un grande schermo verranno proiettate le foto delle ultime avventure.