Cara Protezione Civile ti scrivo…

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Cara Protezione Civile Nazionale, dove eravate nei giorni del terrore? Quelli interminabili. Senza fine. Quelli che, a seguito delle grandi scosse del 29 maggio, hanno fatto ripiombare la nostra città nel panico? Chi siete voi, oggi, per dire alla gente di rientrare nelle proprie case? Chi siete voi per obbligare gli sfollati – oltre 2mila – di una città ferita a lasciare il proprio lavoro per andare a vivere nel ravennate o sull’Appennino o in un campo arroventato dal sole come quello del piazzale delle piscine? Chi siete voi per costringere chi ha perduto l’investimento di una vita intera, frutto del proprio sudore e delle proprie lacrime, a rinunciare anche all’amorevole aiuto di chi, a differenza vostra, è corso in loro aiuto dai primi istanti? E parlo dei volontari, quelli veri, non retribuiti, che hanno strappato dalla loro professione ore e ore, per preparare campi autonomamente gestiti, per offrire riparo, con tende e materassini e un piatto caldo, a chi, all’improvviso, si è ritrovato senza più nulla. Reti di persone che affrontano questa tragedia insieme. All’ombra dei parchi. Condividendo ansie e timori. Facendosi forza. Dove eravate voi quando Carpi gridava aiuto e nessuno ascoltava? La Bassa è in ginocchio. Le immagini dei crolli e dei morti ammazzati dalla malaedilizia sono ormai scolpite nei nostri occhi. Nei nostri cuori. Ma dopo le lacrime, quando voi ve ne sarete tornati alle vostre case, verrà il tempo della rabbia e allora, quando la nostra terra sarà di nuovo bella e sicura, noi saremo più forti. L’Emilia produce. La nostra terra martoriata fa pedalare questo farraginoso e vecchio Paese. Noi abbiamo bisogno di aiuto. Quello di tutti. Mai avrei pensato di invocare l’aiuto dell’Esercito. Mai avrei voluto veder passeggiare militari per le vie della mia città. Oggi le cose sono cambiate. Cara Protezione Civile non ce la fai da sola. Noi vogliamo gli Alpini, il Genio Guastatori… forze che con le loro ruspe possano venire qui a demolire le macerie e a portarle via. Gratis. Non c’è euro da perdere. Come può una famiglia spendere 100mila euro per smantellare una villetta di due piani? Chi presterà oggi il denaro necessario? Quando, nelle nostre mani, arriveranno i risarcimenti dello Stato? Non vogliamo un’altra Aquila. Spettrali quartieri dormitorio. Gli edifici inagibili continuano ad aumentare, che fine faranno gli immobili troppo costosi per essere rimessi in sicurezza? Dopo tre anni, all’Aquila, palazzoni pericolanti, come balene spiaggiate, sono lasciati lì a morire. Del tutto. L’Aquila non esiste più. Ci avete detto “tranquilli, l’Esercito arriverà”. E un contingente militare, infatti, è in arrivo, per aumentare il presidio però, ai fini della pubblica sicurezza, in particolare nelle zone rosse dei centri abitati colpiti, come richiesto dagli stessi sindaci di Finale Emilia, Cavezzo, Mirandola… a Carpi no (noi abbiamo 57 vigili urbani da Milano e non solo…). Presidiare non basta. Per gestire il campo tenda – l’unico in città – da 500 posti (di cui 360 occupati) ci sono 40 uomini della Protezione Civile della Basilicata, più altri 40 della Croce Rossa. A dar loro man forte, nei giorni scorsi, sono arrivati altri 70 operatori sempre dalla Basilicata! Cara Protezione Civile, perdonerai l’ardire, ma a noi paiono un po’ troppi… soprattutto quando li vedi bivaccare qua e là senza far nulla. Con le mani in mano. Sai com’è, in fondo li paghiamo pure noi e, nonostante la proverbiale generosità emiliana, oggi è decisamente tempo di risparmiare. “Si riposano”, risponderai tu. Forse, ma vederli occupare i locali della Polisportiva Dorando Pietri, con le loro brandine, è fonte di un certo prurito… Le tende non sono forse di loro gradimento? In effetti non piacciono nemmeno a noi. Il caldo, i moscerini, le formiche… ma si sa, quando la casa non ce l’hai più e non puoi permetterti un affitto – seppure con un contributo pro capite di 100 euro – allora non resta che una tenda. Sotto un tiglio però, che con la sua ombra e il suo profumo ci lascia ancora sperare che nulla è perduto e che qualcosa di bello tra tutte queste macerie, forse, può nascere ancora.
Jessica Bianchi

In foto la vignetta della settimana.

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